Navicelli spa, una lettera anonima ai Cobas: “Collaboratori obbligati alle otto ore al giorno”

PisaToday

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Un ‘collaboratore anonimo’ ha lasciato una missiva al sindacato per chiedere di rendere pubblica la situazione del personale nella società interamente a partecipazione pubblica: “Lavoratori con false partite iva e co.co.pro reiterati nel tempo”

Una lettera anonima recapitata in un giorno festivo di inizio anno nella cassetta della posta dei Cobas a Pisa, in via San Lorenzo, e ora messa, dallo stesso sindacato, all’attenzione del Consiglio Comunale. Nella missiva di un ‘collaboratore anonimo’, così si firma, un preciso atto di accusa nei confronti della Navicelli spa.
Al centro della denuncia le irregolarità nella gestione del personale all’interno della società partecipata da Comune, Provincia e Camera di Commercio di Pisa, e dunque a interamente a capitale pubblico. In pratica, così afferma l’anonimo, da anni la spa farebbe lavorare 5-6 persone con false partite iva, obbligando i collaboratori a rimanere otto ore al giorno per cinque giorni alla settimana nel proprio ufficio. “Queste persone che lavorano con una falsa partita iva – si legge nella lettera – hanno ricevuto negli anni un regolare stipendio di circa 1.000,00 euro mensili mediante l’emissione di fatture mensili. Inoltre, oltre ad avere una propria postazione fissa di lavoro, hanno propri biglietti da visita della Società e email personali sempre della Società. Ovviamente questo personale svolge regolarmente lavoro ordinario di ufficio oltre alle proprie attività di competenza e come facile riscontrare sono tutti monomandatari”.
Ma non sarebbe finita qui. L’elenco delle irregolarità prosegue: “Oltre alle false partite iva vi sono almeno 3 co.co.pro che svolgono normale lavoro di ufficio, reiterati nel tempo per più di 36 mesi e anch’essi soggetti all’obbligo di rispettare l’orario delle otto ore al giorno per cinque giorni settimanali senza la possibilità di avviare altre collaborazioni con soggetti diversi”.
“Negli anni è stato mantenuto da parte del dirigente un atteggiamento minatorio, apparentemente velato, in quanto non ha mai minacciato esplicitamente il personale di eventuali ritorsioni se non si fosse adeguato alle sue direttive – aggiunge l’anonimo – ma ha creato di fatto un clima per il quale nessuno ha mai osato opporsi all’obbligo degli orari, all’obbligo di mantenere un solo datore di lavoro cioè la SPA Navicelli e di svolgere le mansioni più variegate”.
Il collaboratore anonimo afferma che i lavoratori hanno paura a coinvolgere i sindacati perchè temono ritorsioni da parte dell’azienda come la cessazione del rapporto lavorativo.
Ai Cobas nella lettera viene avanzata una richiesta ben precisa: “Rendere pubblica tale situazione in modo che per il futuro vengano limitate il più possibile questo tipo di situazioni specialmente in società e enti pubblici”. Inoltre a preoccupare ancora di più i lavoratori aleggia la delibera di Giunta Comunale n° 146/2014 che, nell’ambito di un quadro di direttive nella gestione del personale nelle varie società partecipate del Comune, spinge la Navicelli spa a proseguire nella politica di contenimento delle spese del personale e a non dare luogo ad assunzioni a tempo indeterminato, portando dunque i lavoratori a temere per il proprio posto di lavoro.
Di fronte alla lettera i Cobas Pubblico Impiego si sono mossi scrivendo ai consiglieri comunali e chiedendo loro di verificare la veridicità del contenuto. “Crediamo doveroso che i consiglieri comunali vigilino sulle attività delle aziende partecipate e del Comune stesso – affermano i Cobas – lo facciano non in termini formali ma andando a verificare i contratti, i conti economici, i servizi erogati, le azioni dei dirigenti. Da tempo chiediamo un incontro con il sindaco e la Giunta sulle partecipate, sulla gestione del personale delle stesse, sulla stabilizzazione dei troppi precari che al loro interno operano, per conoscere nel dettaglio quanto personale opera al loro interno, con quale contratto e contratto di riferimento. Ma dopo mesi attendiamo risposta e vista la situazione a qualche lavoratore non resta che affidarsi ad anonime missive che la dicono lunga sulla natura subalterna dei sindacati principali verso i poteri politici ed economici locali”.

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