Nei comuni la Lega vola, M5S al palo

lunedì
11 giugno 2018
Testata:
REPUBBLICA
Pagina:
8

Le elezioni amministrative

In Veneto e in Toscana avanza il Carroccio. A Brescia a sorpresa il pd Del Bono prova a tenere la città al primo turno. Ma i dem arretrano nel resto d’Italia. A Roma crollo dei grillini nei municipi. Affluenza in calo al 61%

GIOVANNA VITALE, ROMA

Nella lunga notte delle comunali, a scrutini ancora in corso, due dati sembrano emergere con chiarezza. Primo: l’affluenza cala al 61 per cento, sei punti meno della precedente tornata, quando però si votava in due giorni; segno, anche, di una progressiva disaffezione al voto, più accentuata nelle competizioni locali. Secondo: l’alleanza giallo-verde sembra far male al principale azionista del governo Conte (il M5S), molto bene al socio di minoranza (la Lega), riuscendo a portare qualche beneficio persino agli sconfitti del 4 marzo (Pd e FI).
Risultato? Il Carroccio, in coalizione con il centrodestra, sfonda a Nord-Est, si consolida al Centro, ma cede Brescia al centrosinistra vittorioso al primo turno con Emilio Del Bono. Centrosinistra che, governando quasi la metà delle amministrazioni uscenti, naturalmente arretra, puntando però a recuperare qualcosa ai ballottaggi fra due settimane. Il M5S invece arranca, come da sempre tuttavia gli accade alle amministrative salvo clamorosi exploit (vedi Roma e Torino nel 2016).
Con quasi sette milioni di italiani alle urne, un sesto del totale, 761 comuni interessati fra cui 20 capoluoghi e un silenzio elettorale mai così violato (dopo Di Maio pro-5S, ieri è stato Salvini a incitare sui social a votare per la Lega, scatenando il Pd contro «la gravità di un ministro dell’Interno che anziché vigilare sulle elezioni fa uno spot per il suo partito») si segnala innanzitutto il colpaccio della Lega, che potrebbe riprendersi Treviso addirittura al primo turno: il candidato Mario Conte, sostenuto dall’intero centrodestra, risulta avanti con il 51% dei voti. Idem il candidato di Vicenza Rucco, dove il M5S non corre e gli elettori grillini potrebbero convergere sul rappresentante del Carroccio. Nelle tre principali città toscane – Siena, Pisa e Massa Carrara – si profila invece un ballottaggio tra il centrodestra a forte trazione leghista e il centrosinistra. Escluso il M5S, che perde parecchio terreno rispetto alle politiche. Mentre a Imola, provincia di Bologna, la prospettiva al secondo turno è una sfida Pd-5S.
Ad Ancona, unico capoluogo di regione al voto, al ballotaggio andranno Pd e centrodestra. Ma il centrosinistra vince a sorpresa al primo turno a Trapani; risulta in vantaggio ad Avellino, dove il M5S anche qui appare in calo, e a Ragusa, retta dai 5S. Fortissimo va invece il centrodestra a Messina, dove il Movimento non ha il candidato.
Il dato più eclatante è però quello emerso nei due municipi di Roma, il III e l’VIII, commissariati dopo la caduta delle giunte grilline. I candidati presidenti del M5S sono fuori da entrambe le partite, con il candidato del centrosinistra a Garbatella che potrebbe vincere già al primo turno, mentre quello del Nomentano-Salario andrebbe al ballottaggio con il centrodestra. Un autentico flop per la maggioranza che governa Roma. E già il Pd parla di “effetto-Raggi”.

Treviso Il Carroccio torna davanti a tutti

ENRICO FERRO, TREVISO
La Legaprova a strappare la città di Treviso al centrosinistra per riprendersi una delle sue roccaforti in Veneto. A Vicenza, invece, ci sarà bisogno del ballottaggio per una sfida all’ultimo voto tra Otello Dalla Rosa, sostenuto dal centrosinistra e Francesco Rucco, sceso in campo per il centrodestra a trazione classica con FI-Lega-FdI.
A Treviso sembra non ci sia partita per Giovanni Manildo, sindaco uscente e renziano della prima ora, nonostante i suoi sforzi in campagna elettorale di attestarsi come candidato “civico” slegato dalle dinamiche nazionali.
Il trentottenne Mario Conte, uomo del centrodestra unito, ha ricevuto la benedizione e il sostegno di due alfieri del Carroccio del calibro del governatore del Veneto Luca Zaia e dell’ex sindaco sceriffo Giancarlo Gentilini. Nomi che pesano, da queste parti. La città ha risposto e fin dallo spoglio delle prime sezioni il divario tra i due è stato evidente.
Anche a Vicenza, dove il centrosinistra governava ormai da dieci anni con Achille Variati, la Lega galoppa e Francesco Rucco è decisamente in vantaggio sul candidato dem Otello Dalla Rosa.
In città pesa l’incognita del terzo polo, quello dei grillini, dopo che Luigi Di Maio ha negato il simbolo al candidato Francesco Di Bartolo, per via della sua vicinanza ai movimenti antagonisti No Tav, No Pedemontana e No dal Molin.

Ivrea Grillini fuori dai giochi nella città di Casaleggio
Nella città della famiglia Casaleggio il candidato M5S è fuori dal ballottaggio. Nonostante l’aiuto in prima persona di Davide Casaleggio, che a Ivrea ha un centro sportivo e vive nei weekend, il portabandiere pentastellato Massimo Luigi Fresc, albergatore, è fuori dai giochi. Il 24 giugno sarà uno scontro tra il centrosinistra, capitanato dal Dem Maurizio Permetti, e il centrodestra, guidato dal “civico” Stefano Sertoli. A scrutinio in corso Permetti ha il 37,5 per cento, Sertoli il 28,4, mentre Fresc ha il 14,1 e rischia di arrivare quarto dopo il candidato civico Francesco Comotto che ha il 17,3 per cento. – d.Ion.

Avellino A duello dem e 5Stelle
I vecchi popolari si riprendono Avellino, mai cinque stelle brindano all’obiettivo raggiunto, il ballottaggio. Quello irpino era l’unico capoluogo di provincia per il quale si è votato ieri in Campania, ed era un test duro per i grillini, essendo da sempre il regno di Ciriaco De Mita e Nicola Mancino. I due stavolta avevano anche trovato un accordo su un candidato, Nello Pizza, che stando ai primi exit-poll locali è in vantaggio, con un dato oscillante intorno al 40 per cento. Ma il candidato pentastellato, Vincenzo Ciampi, viaggia tranquillamente verso il ballottaggio, essedo accreditato di un 23-25 per cento, e soprattutto di un netto vantaggio sul candidato del centrodestra, Sabino Morano, fermo intorno al 10.
La vecchia guardia dc dunque tiene, e fa tirare un sospiro di sollievo al centrosinistra. Cinque anni fa il blocco era spaccato, coni centristi, compresa l’Udc demitiana, che appoggiava un altro candidato. Vinse quello del Pd, Paolo Foti, oggi ritiratosi, e la somma dei due arrivava al 48 per cento. Qualche punto percentuale è andato perso, ma è pur sempre una ripresa dopo il tonfo del 4 marzo, col centrosinistra al 25 per cento e i cinque stelle al 39,5. Questi ultimi, dopo la visita di Luigi Di Maio per il comizio finale di venerdì scorso, arretrano di circa 15 punti, ma hanno davanti a sè la prospettiva del ballottaggio, nel quale potrebbero attrarre le simpatie di un quarto candidato anti-Pd, Luca Cipriano, male che vada viaggiano verso la leader ship dell’opposizione.

MASSIMO VANNI, SIENA
La Lega spinge in alto il centrodestra. Il Pd invece arretra ovunque. E adesso rischia il collo in tutti e tre capoluoghi al voto, Massa, Pisa e Siena, dove il sindaco verrà deciso a questo punto nel ballottaggio del prossimo 24 giugno. Mentre per i 5 Stelle la Toscana si conferma una terra difficile da dissodare. La Toscana resta sospesa, dopo il primo turno di voto: solo tra quindici giorni si saprà se il Pd frana o riesce ad attestarsi. Ma lo sfidante ufficiale del partito di governo. nella ex Toscana rossa, si conferma il centrodestra.
A Siena, dove i 5 Stelle nemmeno si sono presentati, i primi dati dicono che il sindaco uscente Bruno Valentini è avanti, con una percentuale intorno al 27%. E ad un passo l’avvocato Luigi De Mossi, sostenuto dal centrodestra. Probabilmente fuori dal ballottaggio l’ex sindaco
A Pisa il sindaco o uscente Marco Filippeschi invece non è in gioco: ha concluso i due mandati. E con 10 candidati in corsa, il suo assessore Andrea Serfogli, sostenuto dal solo Pd, dovrà ora misurarsi al ballottaggio: i primi dati danno un testa a testa tra lui e il centrodestra di Michele Conti. Mentre i 5 Stelle sono fuori dalla contesa e perdono in un sol colpo più di 10 punti percentuali rispetto al 4 marzo scorso. Il segno che l’aggregazione giallo-verde che il Pd temeva al ballottaggio è già scattata al primo turno: una parte di chi aveva votato 5 Stelle alle politiche ha ritenuto adesso di votare centrodestra al Comune. Pure a Massa si è rimesso in corsa il sindaco uscente Alessandro Volpi. E stato ricandidato nonostante i mille dubbi di una parte del Pd. Dietro di lui però c’è il centrosinistra, anche se non al completo visto che una parte degli Arancioni si è staccata. Nel 2013 Volpi fu eletto di botto col 54,1%. Adesso le previsioni che rimbalzano dai seggi parlano di ballottaggio. Anche qui col centrodestra dell’avvocato Francesco Persiani. 15 Stelle secondo i primi dati dimezzano i consensi delle politiche: la candidata Luana Mencarelli era data ieri notte intorno al 16% contro il 30% del 4 marzo.

Catania Il candidato di Forza Italia sorpassa Bianco
ANTONIO FRASCHILLA, PALERMO
A Catania si rivede il centrodestra. Il candidato forzista Salvo Pogliese è avanti rispetto al sindaco uscente Enzo Bianco che non ha voluto nelle sue liste simboli di partito. Nella città etnea Forza Italia e Lega sono alleate e dopo cinque anni di amministrazione dem potrebbero tornare alla guida della città già al primo turno. Centrodestra avanti, anche se qui la Lega è andata da sola, pure a Siracusa che è arrivata al voto, come Catania, dopo cinque anni di amministrazione targata Pd. Qui i dem si sono divisi con il sindaco uscente, il renziano Giancarlo Garozzo che non si è candidato ma ha deciso di sostenere non l’esponente del Pd, ma il suo vicesindaco Francesco Italia che potrebbe andare al ballottaggio: fino a ieri notte era testa a testa con la candidata dei 5 stelle per il secondo posto.
Altra città che vede i dem fuori dai giochi è Messina: qui il sindaco uscente Renato Accorinti, che a sorpresa vinse le elezioni cinque anni fa, è fuori dal ballottaggio: tra due settimane si sfideranno il candidato del centrodestra, ma non della Lega, Dino Bramante contro l’autonomo Cateno De Luca, che comunque arriva sempre dalle file del centrodestra. Delusione nella città dello Stretto per il Movimento 5 stelle, che qui ha eletto il capogruppo alla Camera Francecso D’Uva. Il candidato del Movimento Gaetano Sciacca non raggiunge nemmeno al ballottaggio nonostante l’arrivo domenica scorsa di Luigi Di Miao per sostenerlo.
Sul fronte 5 stelle il vero test era però Ragusa, il primo capoluogo di provincia conquistato cinque anni fa dal Movimento: pur non candidando il sindaco uscente, e nonostante le tensioni interne, i 5 stelle arrivano al ballottaggio con Antonio Tringali, che tra due settimane affronterà un candidato civico, Giuseppe Cassì. Male qui sia i dem sia il centrodestra che si presentava unito.
I dem possono sorridere solo a Trapani, dove il loro candidato, Giacomo Tranchida, vince al primo turno e a governare la città fino ieri era stato il centrodestra. Ma è una magra consolazione.

Imperia Scajola va verso il derby nel centrodestra
MATTEO PUCCIARELLI
Volevano fare la festa a Claudio Scajola, alla fine il quattro volte ministro e fondatore di Forza Italia rischia di fare la festa al resto del centrodestra. O meglio, al cosiddetto “modello Toti”, cioè il potente presidente di Regione che passo dopo passo dal 2015 ad oggi si è conquistato la leadership della coalizione in Liguria conquistando Savona, Genova e La Spezia. Non (ancora) Imperia però. Infatti Scajola aveva deciso di correre senza l’appoggio di alcun partito di centrodestra, sostenuto da quattro liste civiche. Ed ha conquistato il ballottaggio – è in vantaggio con oltre il 30 per cento – con molta probabilità contro il candidato “ufficiale” di Lega, Fi e Fratelli d’Italia, Luca Lanteri, staccato di 3-4 punti (secondo le proiezioni il pd Guido Abbo a sua volta segue ad altri 5-6 punti percentuali di distanza). Così, nel comune che cinque anni fa era stato conquistato dal Pd, tra due settimane andrà in scena la seconda parte di questo derby. Il vecchio leone democristiano aveva lanciato la sua campagna elettorale facendo suonare dal palco uno dei più famosi pezzi di Bruce Springsteen, Born to run. Come a dire, ho 70 anni ma rimango “nato per correre”, non mi faccio da parte. Scajola ha dalla sua parte una fittissima rete di rapporti personali coltivati nel corso dei decenni di attività politica; e anche mesi di campagna elettorale capillare sul territorio, dalle case di cura agli aperitivi con gli under 30. « È come una volta con Silvio Berlusconi: la gente vota Scajola ma non lo dice…», era la battuta che girava in città nelle ultime settimane.
Lanteri invece – un passato da moderato nel centrosinistra finora ha beneficiato dell’arrivo in città dei big nazionali, da Matteo Salvini a Giorgia Meloni passando per il viavai di Giovanni Toti e assessori regionali. Tra i quali c’è anche Marco Scajola, nipote di Claudio, coordinatore locale di Fi (e il partito ha la sede nello stesso ufficio di Scajola senior, sono separati da una porta blindata). Al comitato elettorale di Scajola si pregusta la soddisfazione del supremo dispetto a Toti: «Ma è tutto il Ponente ligure ad essersi ribellato», aggiungono i suoi. RIPRODUZIONE R iS ER VA TA

Imola La sinistra tiene, ma ora teme l’asse gialloverde
SILVIA BIGNAMI, BOLOGNA
Assediato, accerchiato e spaventato, il Pd tiene e combatte nella notte, a Imola, ma s’avvia al primo ballottaggio della sua storia. La roccaforte rossa governata da settant’anni dalla stirpe Pci-Pds-Ds-Pd prova comunque a reggere all’onda gialloverde, con grande sorpresa degli stessi dirigenti dem,che temevano la frana definitiva. E invece, mentre lo scrutinio ufficiale procede lentissimo nella notte dalle prime sezioni e dai rappresentanti di seggio arrivano dati incoraggianti, con la candidata civica del centrosinistra Carmen Cappello – sostenuta da una coalizione larghissima con Pd, Mdp e civici – stabilmente sopra il 40%. Dati che riaccendono la speranza per il centrosinistra, anche se la speranza di acchiappare la vittoria al primo turno svanisce in fretta. In ripresa pure il Pd, che alle politiche del 4 marzo era precipitato a Imola al 29,6%, dal 41,3% del 2013, e che sempre nei primissimi dati, risalirebbe la china di diversi punti. S’aggirerebbero invece attorno al 30%, sempre secondo dati ufficiosi, sia il Movimento 5 Stelle, che a Imola presentava l’ex consigliera comunale Manuela Sangiorgi, sia il centrodestra, con la Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia che sostenevano il civico Giuseppe Palazzolo. Imola resta cos! in bilico, ma il centrosinistra prova a cercare una riscossa. Ci spera l’ex premier Paolo Gentiloni, unico big che la scorsa settimana in piazza Granisci la per la chiusura della campagna elettorale nel Comune sulle rive del Santerno. «Imola ha costruito una coalizione larga e civica, e può essere il modello per la coalizione a livello nazionale» aveva detto l’ex presidente del consiglio sottolineando il buon segnale della pace siglata nel Comune tra Pd e Mdp, in vista del voto. Al fianco del centrosinistra in città nelle ultime settimane è arrivato infatti anche Pierluigi Bersani, mentre Vasco Errani ha spinto per la candidata dem Cappello: «Io non credo che gli imolesi vogliono ribaltoni». Non tutto è ancora detto. Mentre ancora si combatte una battaglia all’ultimo voto, il patto tra M5S e Lega per sommare i voti al ballottaggio e battere il Pd è già in cantiere.

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