No alla Ginnastica Dinamica Militare nelle palestre delle scuole Fucini

Il 19 Settembre un’associazione sportiva privata svolgerà a Pisa la sua prima lezione di prova, in una palestra scolastica dell’Istituto comprensivo Fucini. L’evento, pubblicizzato ampiamente sui social, provoca una certa curiosità a causa dello strano nome dell’associazione e della disciplina sportiva praticata: “Ginnastica Dinamica Militare Italiana”

Girando sui siti web e sui gruppi social, guardando i loro materiali video, si ha immediatamente chiaro il motivo del nome: un’estetica fortemente grigioverde su sfondo nero e una filosofia di allenamento che si basa su “Utilizzo di spirito e corpo delle dinamiche di appartenenza militare”, “un metodo atto a forzare con la dovuta aggressività le barriere resistenti psico-culturali” (che portano alla sedentarietà) e “un impegno che serve a creare coesione come nelle caserme militari”.

Si maschera da attività sportiva qualcosa che invece riproduce esclusivamente l’addestramento e la formazione dei marines. Un’attività ben lontana dai principi di De Coubertin in cui viene piuttosto esaltata la forza, il muscolo, il corpo. Un addestratore (si chiama proprio così come chiamiamo quelli per gli animali) che utilizza metodologie e comandi puramente militari ed ha l’obiettivo, prima che la pratica fisica, della cancellazione delle personalità degli addestrati e soprattutto dei tempi di rispetto delle loro individualità.

Il risultato sono decine di persone, vestite rigorosamente allo stesso modo, che si muovono all’unisono, rispondendo a comandi (volutamente urlati e violenti) come qualche esercito nel secolo scorso al passo dell’oca o, per restare a pratiche a noi più familiari, a quanto veniva imposto ai preadolescenti per tutta la giornata del sabato nelle scuole italiane.

L’obiettivo, neanche troppo nascosto è evidentemente una militarizzazione del sistema prima educativo e poi scolastico italiano. Allenando all’obbedienza più che ai principi sportivi.

La lezione di prova del 19 settembre, oltre ad essere un’imposizione caduta dall’alto sull’Istituto è in spregio evidente all’art.94 del Testo Unico delle Disposizioni legislative in materia di Istruzione (D.L. 297/1994) che prevede che gli edifici e le attrezzature scolastiche “siano utilizzate, al di fuori dell’orario del servizio scolastico, solo per attività che realizzino la funzione della istituzione scolastica di centro di promozione culturale, sociale, sportiva e civile”.

Imparare le dinamiche di appartenenza militare è, per fortuna, lontanissimo anche dalla pratica quotidiana del lavoro di moltissimi docenti, e certamente dai valori scolastici della scuola repubblicana.

Se poi si considera che l’utilizzo delle palestre scolastiche permette di solito di pubblicizzare le proprie attività presso gli allievi (speriamo bene che in questo caso la cosa non accada), sarebbe compito del Comune incentivare piuttosto una sinergia fra le associazioni sportive che utilizzano le attrezzature scolastiche e l’utenza della scuola per offrire alle famiglie un’offerta sportiva quanto più inclusiva possibile, di prossimità e a costi contenuti. E in questo caso la cosa non è evidentemente né possibile né auspicabile.

Per questo abbiamo chiesto tutti gli atti inerenti alla convenzione con cui è stata assegnata la palestra alla GDM e riteniamo che anche all’interno del mondo della scuola occorra aprire una seria riflessione su simili iniziative e sul messaggio didattico e culturale che si vuole trasmettere ai giovani attraverso le istituzioni scolastiche.

Una città in comune

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