«Non sono certo gli sgomberi a favorire l’integrazione». CASO ROM: L’APPELLO DI 160 GENITORI

TIRRENO PISA Pagina: III

«Non sono certo gli sgomberi a favorire l’integrazione». CASO ROM: L’APPELLO DI 160 GENITORI

«Chiediamo al Comune di cessare questa politica di sgomberi, peraltro illegali secondo le linee guida delle Nazioni Unite sugli sgomberi forzati e la Carta Sociale Europea».
È l’appello sottoscritto da 160 genitori di bambini e bambine che frequentano le scuole di Putignano e Sant’Ermete.
Lo hanno inviato a tre indirizzi: al consiglio territoriale di partecipazione 3, al sindaco Marco Filippeschi e all’assessore alle Politiche Sociali, San dra Capuzzi.
«I nostri figli e le nostre figlie hanno molti compagni e compagne che parlano altre lingue o i cui genitori sono nati in altri paesi – si legge nel documento -. Molti di essi sono Rom. Altri sono albanesi, tedeschi, filippini, marocchini, americani o di tante altre nazionalità e culture. I nostri figli sono loro amici. Giocano insieme, lavorano insieme, spesso litigano e poi fanno pace. Ai nostri figli non interessa se i propri amici sono Rom oppure no. Per loro sono bambini e basta. Noi pensiamo che maggiore sia la diversitànella scuola, più i nostri figli impareranno a confrontarsi con tutti, a trovare accordi, a diventare cittadini consapevoli. E allora ben vengano tutte le nazionalità e tutte le culture, anche perché così sono le cose e negarle è inutile e controproducente».
I firmatari spiegano che «dei banibini Rom delle nostre classi abbiamo finito per conoscere anche i genitori e abbiamo avuto conferma che sono esseri umani come noi. Certo, spesso sono persone in difficoltà economiche o sociali. Spesso vivono in condizioni molto difficili. Ecco, noi pensiamo che sia proprio su questo tema che il Comune dovrebbe intervenire. Infatti, più il disagio sociale è alto, più aumentano i conflitti tra le persone. Più le persone si sentono escluse ed ernarginate più hanno comportamenti difficili da accettare. Nessuno di noi ha la bacchetta magica che crea posti di lavoro. Magari l’avessimo. In tempo di crisi sarebbe molto utile».
Nel documento sottoposto all’attenzione degli amministratori si sostiene che «non è creando un clima di allarmismo, che va ad aumentare l’ignoranza e la diffidenza preconcetta, che questa realtà si modificherà. Non è sbattendo le persone per la strada, togliendo loro il terreno e la casa, condannandole al freddo e alla miseria che si risolvono i problemi! Per cambiare la situazione attuale sono necessari progetti di seria inclusione a partire dal diritto allo studio e politiche di più ampia visione per le generazioni future, che possano garantire a tutti una vita dignitosa e contribuiscano a mitigare i conflitti di vicinato nel quartiere».

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