Non vendiamo gli arenili comunali

Apprendiamo dalla stampa della decisione dell’attuale Amministrazione di Pisa di procedere verso la vendita del diritto di superficie delle aree retrostanti alle spiagge, per aggirare la Direttiva Bolkestein: non condividiamo questa decisione.

L’occasione offerta dalla direttiva in materia di concessioni demaniali, infatti, potrebbe essere utilizzata per rivedere l’intero assetto degli arenili e degli stabilimenti balneari, cercando nuovi equilibri tra le diverse esigenze: fruibilità pubblica, tutela ambientale, interessi economici e lavorativi. Negli anni, infatti, le spiagge libere sono diminuite di numero e dimensione, e ormai andare al mare senza pagare diventa davvero difficile. In un momento di crisi come questo ci sembra ancor più importante garantire questo diritto a chi non può permettersi le vacanze altrove.

La messa a gara delle concessioni demaniali, infatti, rappresenta un momento ideale per rivedere le proporzioni tra stabilimenti balneari e spiagge libere, e, soprattutto, per introdurre elementi di qualità nella gestione. Qualità che parli di ambiente, del rispetto e del ripristino delle dune danneggiate in questi anni, della gestione idrica e energetica degli stabilimenti, della raccolta dei rifiuti e di mobilità: sono tutti argomenti che, siamo sicuri, interesserebbero per primi anche gli stessi gestori degli stabilimenti che, per attrarre i turisti, dovranno fare sempre più attenzione alle questioni ambientali.

Ma una qualità che parli anche di lavoro, inserendo clausole sociali negli appalti e facendo emergere tutto il lavoro che ruota attorno a queste attività. Non crediamo sia un bene per la collettività difendere la situazione attuale di privatizzazione di fatto degli arenili.

Condividiamo la preoccupazione dell’arrivo dei grandi gruppi del turismo, ma anche su questo molto può essere fatto tramite le condizioni fissate nei bandi di assegnazione, in modo che si possa valorizzare l’esperienza e il lavoro di chi in questi anni ha gestito gli stabilimenti, ma anche permettendo a qualcuno, se più bravo, di subentrare. La gestione del patrimonio pubblico infatti deve essere improntata alla qualità, e alle pari condizioni per tutti, evitando qualsiasi privilegio: in fondo è la situazione in cui si trovano (o dovrebbero trovarsi) tutte le aziende concessionarie di servizi per un ente pubblico.

Aggiungiamo inoltre che appare scorretto prendere impegni e creare aspettative di questo genere a meno di due settimane dal voto: andrebbe considerata la possibilità di un cambio di maggioranza.

Marco Ricci
una città in comune

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