Nuovo bando per la Mattonaia: Bene vincolato, super svenduto e non autorizzato

La Giunta Conti prova letteralmente a svendere la Mattonaia.
È di questi giorni, infatti, la pubblicazione dell’ennesimo bando per alienare l’immobile comunale, composto da fondi commerciali, abitazioni e una splendida piazza nel cuore della città, al prezzo di 2 milioni e 100 euro, con un abbassamento del valore rispetto al 2016, anno in cui la precedente amministrazione fece l’ultimo bando per alienarlo, di ben 800 mila euro. Una nuova stima, commissionata dal Comune nel 2019, costruita per garantire scientificamente profitto ai soggetti privati nel breve periodo.

Si tratta di una scelta inaccettabile ancor più in un momento di emergenza sociale ed economica come è quello che stiamo vivendo, un momento in cui i beni comunali dovrebbero essere rigenerati e riutilizzati, non svenduti come si prova a fare con questa operazione che non ha neppure alcun vantaggio economico. Non solo. Si fa un bando senza neanche avere le autorizzazioni necessarie per la vendita. Infatti, come specificato nel bando stesso: “il Mibact non ha ancora rilasciato l’autorizzazione alla vendita; nel caso in cui non venga rilasciato l’autorizzazione il contraente provvisorio decadrà dall’acquisto”. Ricordiamo, infatti, che il Ministero aveva dichiarato negli scorsi anni di interesse archeologico il sito e sottoposto a vincolo una porzione consistente dell’edificio. A questo si aggiunge che nel giugno di quest’anno lo stesso Ministero ha rafforzato ed ampliato il vincolo come bene culturale, rendendo di fatto la stima 2,1 non coerente con il valore storico-artistico dell’immobile.

Da sempre siamo contrari alla alienazione.
La Mattonaia oggi può essere parte di una risposta a bisogni sociali crescenti utilizzando le abitazioni come alloggi sociali e destinando i locali a piano terra per fini commerciali e/o associativi e/o per spazi di coworking, attraverso un progetto partecipato dai cittadini e dalle cittadine per definire gli usi migliori, nel pieno rispetto della conservazione e valorizzazione del patrimonio storico artistico che oggi l’immobile rappresenta. A tutto questo si aggiunge la necessità di riapertura e fruizione pubblica della piazza retrostante la Chiesa di San Michele in Borgo.

Il vincolo a cui è sottoposto parte dell’immobile, il fatto che comunque i proventi della eventuale vendita sarebbero vincolati alla edilizia sociale e non a fare cassa come vorrebbe la giunta, la mancata autorizzazione ad oggi da parte della Direzione Regionale per i beni culturali e Paesaggistici della Toscana alla alienazione costituiscono l’ennesima occasione per fermare una svendita di un patrimonio comune.

Diritti in comune: Una città in comune – Rifondazione Comunista – Pisa Possibile

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