Occupato Palazzo Pilo Boyl all’alba

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Occupato questa mattina all’alba Palazzo Pilo Boyl, dagli attivisti del Municipio dei Beni Comuni che hanno annunciato: “Una finestra si apre e la bellezza diventa finalmente di tutti e tutte”.
Il Palazzo sul Lungarno Mediceo, già noto come Palazzo Grassi, era stato liberato a settembre dalle impalcature che per sei anni ne hanno coperto la facciata. Di proprietà dei discendenti degli Agostini Venerosi fino al 2008, quando poi è diventato proprietà della la Tognozzi group, la sua storia si intreccia con quella di Emidio Petrilli, imprenditore di origine aquilana molto attivo a Firenze che negli anni ’80 ha acquisito l’impresa Tognozzi, accusato dalla procura di Firenze di corruzione.

La richiesta per iniziare i lavori di ristrutturazione di palazzo Pilo Boyl risale a giungo del 2008, ma i lavori non sono mai partititi sebbene per sei anni le impalcature siano rimaste a coprire il palazzo. Impalcature – come sollevato dal nostro giornale – per cui la Tognozzi non ha mai pagato portando l’impresa ad avere un debito tributario nei confronti del Comune di Pisa piuttosto elevato.
Su Palazzo Pilo Boyl, stimato sui 7 milioni di euro, pesa un’ipoteca in mano a un grosso gruppo bancario, e sono molte altre le proprietà dell’impresa nella stessa condizione.
“A quanto ammonta il debito tributario della Tognozzi spa nei confronti del Comune di Pisa? E cosa sta facendo quest’ultimo per recuperalo?” chiede il Municipio dei beni Comuni.
“Perché – proseguono – un Comune tanto solerte a pretendere puntualità dai cosiddetti ‘morosi’, cittadini e cittadine in difficoltà economica, non sembra tentare nessuna accelerazione nei confronti di una ex potenza come la Tognozzi spa? Come mai, ancor prima del fallimento dell’azienda, non ci si è mostrati forti con i forti?”
“Al di là della palese ingiustizia condotta prima di tutto contro le cittadine e i cittadini pisani – accusano gli attivisti – è stato scavalcato il dovere di recuperare e tutelare i bene culturali presenti in città. E questo accade nell’ossessiva insistenza del ricordare come Pisa abbia una vocazione turistica, come Pisa si candidi a diventare una città vetrina delle bellezze toscane e nazionali, di come ogni scelta della presente amministrazione sia volta a tutelare questo scopo, salvo poi ammettere lo scempio di un palazzo storico sui Lungarni”.
“Lo diciamo a chiare lettere – aggiungono – questa volta sarà inutile ricorrere alla retorica delle ‘mani legate’, non ci crediamo. Da cittadine e cittadini siamo convinti che, al di là degli strumenti tecnici a disposizione di chi amministra, l’espressione di una volontà politica sia il più importante dei segnali: e nessuna voce si è levata contro lo scempio di Palazzo Boyl, e contro il clamoroso ammanco che è venuto a pesare nelle tasche delle pisane e dei pisani tutti. L’ombra di una verità che non si dovrebbe dire, si allunga sempre più. Nessuno mai rivedrà quel denaro, e il palazzo langue nelle maglie di una liquidazione che si annuncia lunga, complessa, suscettibile delle migliaia di variabili che interessano un bene culturale quando diventa mero strumento di rendita.
“Tutto questo scempio non è sconnesso dal nostro tempo. Anzi, è la premessa maggiore degli scenari venturi. I quattro vertici della ‘rosa dei venti’ di Matteo Renzi (Sblocca Italia, Jobs Act, Piano Scuola e Piano Casa) segnano ciascuno una rotta chiara e senza appello: profitto, profitto, profitto. E là dove manca l’orizzonte del profitto, non vi è buon senso che tenga, non vi è tutela, ma solo amministrazione dello status quo. La proprietà privata – anche quando è oggetto di un’indagine giudiziaria – è sacra e intoccabile, e nella proposizione crudele del suo nome si può lasciare in malora anche un palazzo storico del Lungarno pisano, contraddicendo anni e anni di melensa propaganda su quanto Pisa sia bella, quanto sia ricca di tesori.
“La riapertura di Palazzo Boyl – conclude il Municipio dei Beni Comuni – serve a lanciare un nuovo allarme, per ricondurre l’attenzione su di un ‘caso’, ma anche su di un ‘metodo’, che noi riteniamo letali per la democrazia. La storia di Palazzo Boyl segni il passo per rilanciare le vertenze dell’ex Colorificio toscano e del Distretto 42″.

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