Ora Filippeschi è appeso a un filo. TRATTATIVA. ALL’ESPONENTE CIVATIANO SAREBBE STATO OFFERTO ANCHE UN ASSESSORATO

NAZIONE PISA Pagina:n. 4

Ora Filippeschi è appeso a un filo

TRATTATIVA. ALL’ESPONENTE CIVATIANO SAREBBE STATO OFFERTO ANCHE UN ASSESSORATO

PERDE PEZZI il Partito democratico e la maggioranza in consiglio comunale ne esce ancora più azzoppata dietro l’onda d’urto lasciata dal benservito di Sel. Un’uscita che continua a far rumore, a Palazzo Gambacorti, nell’addio, con dolore, di Stefano Landucci che, come aveva anticipato nei giorni scorsi «La Nazione», lascia il Partito democratico. Ieri l’ufficialità e l’avvio delle procedure per entrare nel Gruppo Misto – dove già siedono Simonetta Ghezzani e Armando Paolicchi, consiglieri di Sel – che ora s’infoltisce con un altro ex componente della maggioranza.
L’OFFERTA di un assessorato e le fortissime pressioni dai vertici regionali su Stefano Landucci non hanno avuto l’effetto sperato. Il dado era tratto da tempo e il consigliere di area civatiana non è il solo a sentirsi ormai straniero in patria nel Partito Democratico. Sono molte altre le defezioni in atto in un centrosinistra diventato irriconoscibile anche per molti attivisti con ruoli di spicco. Landucci motiva così il suo addio: «Il Pd era il mio sogno da bambino. Per me significava un unico contenitore che, nell’intreccio di storie e culture diverse, portava avanti una politica per le persone più deboli. Interrompere ora il mio rapporto con il partito è una grande sconfitta per me, perché non sono riuscito a tenere insieme certe istanze e a far sì che ve ne fosse espressione ai livelli amministrativi». Secondo Landucci, il Pd è rimasto sordo e immobile alle diverse voci che vi si agitano e che chiedono confronti e dibattiti mai o raramente accolti. Landucci cerca più sinistra nel centro sinistra e vive male il divorzio da Sel : «Così si torna indietro e la coalizione in consiglio comunale si sposta verso un’area moderata che non mi rappresenta». Nel Gruppo Misto assicurerà «continuità col programma di mandato per cui sono stato eletto – spiega -, ma sulle questioni a me care, come ambiente e sociale seguirò la mia coscienza e il mio credo». Non la sola defezione di Landucci indebolisce il Pd in Consiglio, perché impensieriscono le recenti astensioni da voti importanti dei colleghi Veronica Fichi, Sandro Gallo e Lisa Cioncolini, i più critici con l’amministrazione, tutti di area civatiana. Proprio Gallo potrebbe essere la chiave di volta per uscire dalla crisi, perché se il sindaco decidesse di affidargli un assessorato ricomporrebbe molte cesure. Sandro Gallo appartiene alla scuderia di Fabrizio Cerri scalzata, a sorpresa nel 2013, dall’assessorato all’urbanistica per collocarvi Ylenia Zambito. Una mossa che i cerriani non hanno mai perdonato a Filippeschi e di cui ora presentano il conto assieme ai renziani dell’area Mazzeo, anch’essi scottati dalla promessa mancata di un assessorato. All’ingresso di Gallo in Giunta seguirebbe il ripescaggio in Consiglio di Antonietta Scognamiglio, prima dei non eletti Pd e di area civatiana, cambiando però gli equilibri interni alla maggioranza che vedrebbe quattro civatiani da un lato, i fontanelliani Mazziotti, Ferrante e Dell’Omodarme dall’altro, i renziani Bongiovanni e Pierotti (area Gelli) e De Negri (area Mazzeo) e infine i «battitori liberi» Del Corso, De Neri e Basta. Il sindaco Filippeschi è appeso a un filo, costretto a navigare a vista: entro giovedì dovrà sciogliere almeno il nodo-assessore. E mentre le opposizioni stanno quiete a guardare le acque agitate, gli alleati (Riformisti e Lista Ghezzi) vedono le proprie scialuppe di salvataggio acquistare peso.

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