Ordine del giorno: Accoglienza profughi

Premesso che

– La chiusura dell’operazione «Mare Nostrum», e la sua sostituzione con l’operazione detta «Triton», hanno suscitato gravi preoccupazioni nelle agenzie internazionali di protezione dei richiedenti asilo e rifugiati;
– In particolare, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) ha autorevolmente dichiarato che «l’operazione Triton non fornisce in modo adeguato la capacità di ricerca e soccorso» dei migranti, e che «se le operazioni di ricerca e soccorso non verranno condotte in modo idoneo, ci si dovranno aspettare altre tragedie» [si veda comunicato UNHCR del 10 Febbraio scorso in http://rs.gs/zDY]
– Diversamente da quanto dichiarato da numerose forze politiche italiane, l’operazione Mare Nostrum, finalizzata al salvataggio di vite in mare, non rappresentava un «incentivo» alla migrazione. La chiusura di Mare Nostrum, infatti, non ha prodotto una diminuzione degli sbarchi: nel solo mese di Gennaio 2015 sono stati registrati 3.528 arrivi solamente in Italia, rispetto ai 2.171 rilevati nel Gennaio del 2014. In compenso, si sono registrati 50 morti rispetto ai 12 nello stesso periodo dell’anno scorso [dati UNHCR in http://rs.gs/zDY]
– Appare evidente la necessità di un cambiamento radicale delle politiche italiane e comunitarie sull’accoglienza dei richiedenti asilo e rifugiati;
– Siamo di fronte a un fenomeno strutturale, che richiede di essere affrontato con idonei strumenti e con una filosofia non emergenziale;

Considerato che:
– Il sistema di accoglienza predisposto sul nostro territorio ha dimostrato lacune e inefficienze, che richiedono un’attenta considerazione;
– In particolare, appare quanto mai problematica la scelta di collocare i migranti in strutture di accoglienza isolate, quali quella di “Piaggerta” nel Parco di San Rossore e quella di Via Livornese a S. Piero a Grado;
– Tali strutture si trovano in luoghi lontani dalla città, dove non arriva il trasporto pubblico. Ciò rischia di configurare una situazione di vero e proprio isolamento, laddove gli standard di accoglienza previsti per i rifugiati (di cui al Manuale Operativo SPRAR) prevedono invece «percorsi di inserimento sociale, abitativo e lavorativo», e raccomandano ai servizi di accoglienza di «favorire i beneficiari nella (ri)acquisizione della propria autonomia», intesa come «capacità di interazione con il territorio» [citato da Servizio Centrale SPRAR, Manuale operativo per l’attivazione e la gestione di servizi di accoglienza e integrazione per richiedenti e titolari di protezione internazionale, Roma 2013, pag. 27, http://www.serviziocentrale.it/file/pdf/manuale.pdf].
– Il 17 Giugno scorso, gli ospiti delle due strutture di S. Rossore e di S. Piero a Grado hanno inviato alle istituzioni cittadine una lettera, in cui si denunciavano le condizioni di isolamento e di degrado dei centri di accoglienza presenti sul territorio; i profughi lamentavano in particolare la «distanza dalla città», che rendeva «molto difficile l’integrazione e la conoscenza di persone italiane». Tali considerazioni sono pienamente coerenti con le indicazioni del Manuale Operativo SPRAR, che tra l’altro raccomanda di collocare le strutture di accoglienza «in luoghi abitati, facilmente raggiungibili da servizi di trasporto pubblico, per non ostacolare la partecipazione alla vita sociale e l’accesso ai servizi del territorio da parte dei beneficiari» (cit., pag. 14);
– Nella medesima lettera, si denunciavano condizioni igienico-sanitarie inadeguate («l’ambiente nel quale viviamo non è adatto», si leggeva, «e per questo abbiamo sempre problemi di salute») e si lamentavano difficoltà nell’accesso ai servizi sanitari («abbiamo bisogno del diritto di avere il nostro dottore e di andare in Ospedale»).

Ricordato che:
– La Direttiva europea 2013/33/UE, all’art. 17, obbliga gli Stati Membri a provvedere affinché «le condizioni materiali di accoglienza assicurino un’adeguata qualità di vita che garantisca il sostentamento dei richiedenti e ne tuteli la salute fisica e mentale»
– La Direttiva 2003/9/CE del 27 gennaio 2003 prevede (art. 13) che le condizioni materiali di accoglienza «garantiscano una qualità di vita adeguata per la salute ed il sostentamento dei richiedenti asilo»;
– Il Manuale Operativo SPRAR già citato prevede standard minimi sia sotto il profilo edilizio che su quello igienico-sanitario (cfr. per es. pag. 14), e raccomanda di «stringere o a creare rapporti con i servizi socio-sanitari del territorio» (pag. 22).
– Con la creazione del sistema SPRAR, l’Italia ha conferito agli enti locali il compito di accogliere i richiedenti asilo e i rifugiati, e di provvedere a un loro inserimento nel tessuto sociale;

Visto che
– La Prefettura di Pisa – Ufficio Territoriale di Governo ha emesso il «bando di gara per servizio accoglienza a cittadini stranieri» con scadenza 13 marzo 2015, 201, valido fino al 31/12/2015 w rinnovabile anche per l’anno 2016, nel quale vengono delineati i requisiti di partecipazione al bando, i requisiti del personale adoperato nelle strutture di accoglienza e i servizi che devono essere offerti;
– il punto 5 del suddetto bando prevede che è “ammesso l’utilizzo di appartamenti in presenza di forme di accoglienza caratterizzate da diffusione sul territorio, finalizzate al perseguimento di obiettivi di integrazione dei migranti e di attivazione delle rete dei servizi esistenti in città”.
– l’erogazione del servizio è prevista per tutto l’anno 2015 con l’impegno a proseguire per il 2016 in caso di ingenti afflussi, e che il fenomeno non è certamente in una fase emergenziale ma che si sta sempre più strutturando nei numeri e nel target dando così la possibilità di programmazione agli enti pubblici e privati coinvolti.

Considerato che dal primo di aprile ci sarà il passaggio di competenze in materia di immigrazione dalla Provincia di Pisa al Comune di Pisa e che il Comune di Pisa ha delegato su queste materia la Società della Salute.

Tutto ciò ricordato, premesso e considerato

Il Consiglio Comunale di Pisa impegna il Sindaco e la Giunta:
– a individuare da subito strutture di accoglienza adeguate e/o appartamenti di proprietà e/o privata, conformi agli standard previsti nelle direttive comunitarie e nel Manuale Operativo SPRAR;
– a mettere e disposizione ed utilizzare la struttura di accoglienza di via Garibaldi 190, attualmente chiusa, per la prima accoglienza dei richiedenti protezione internazionale
– ad avviare un confronto urgente con l’Università degli Studi di Pisa, e con altri enti pubblici, al fine di siglare una intesa per l’utilizzo di appartamenti dismessi di loro proprietà;
– a individuare nuovi spazi permanenti per l’accoglienza, anche tenendo conto della proposta, lanciata nell’aprile 2014 dalle associazioni del Municipio dei Beni Comuni, di utilizzare parte dello spazio dell’ex caserma di Via Giordano Bruno, ora Distretto 42;
– a costruire, tramite gli strumenti precedentemente indicati, un sistema di accoglienza che possa fronteggiare, nel futuro, altre problematiche connesse al bisogno sociale (emergenza freddo, sfratti, ecc.), in modo che l’accoglienza non sia solo una risposta emergenziale ma un elemento strutturale di pianificazione della città;
– A predisporre, coerentemente con quanto previsto nel bando emanato dalla Prefettura, idonei sistemi di monitoraggio e verifica da parte del Comune di Pisa, tramite la Società della Salute, sui servizi/attività di accoglienza, che prevedano anche l’attiva partecipazione delle associazioni del territorio

Condividi questo articolo

Lascia un commento