Ordine del giorno: Azioni del Comune di Pisa per una reale garanzia dei diritti dei detenuti e delle detenute del carcere “Don Bosco”

Il seguente ordine del giorno è stato presentato al Consiglio Comunale di Pisa dal consigliere Francesco Auletta (Diritti in comune: Una città in comune – Rifondazione Comunista – Pisa Possibile)


Ordine del giorno: Azioni del Comune di Pisa per una reale garanzia dei diritti dei detenuti e delle detenute del carcere “Don Bosco”

Visto che in applicazione dell’articolo 27 della Costituzione secondo il quale “le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”, è comune obiettivo, degli organi territoriali e delle istituzioni, il recupero delle persone in esecuzione di pena considerate nella loro individualità e della finalità di prevenzione primaria e secondaria , che può essere determinante per il contenimento del fenomeno della
criminalità;

Vista la legge 26 luglio 1975, n. 354, recante norme sull’ordinamento penitenziario e sull’esecuzione delle misure privative della libertà, ed in particolare l’articolo 1 (Il trattamento penitenziario deve essere conforme ad umanità e deve assicurare il rispetto della dignità della persona. (..) Nei confronti dei condannati e degli internati deve essere attuato un trattamento rieducativo che tenda, anche attraverso i contatti con l’ambiente esterno, al reinserimento sociale degli stessi. Il trattamento é attuato secondo un criterio di individualizzazione in rapporto alle specifiche condizioni dei soggetti.);

Visto il decreto del Presidente della Repubblica 30 giugno 2000, n. 230, “Regolamento recante norme sull’ordinamento penitenziario e sulle misure privative e limitative della libertà” che all’art 1 comma 2 dispone che ” Il trattamento rieducativo dei condannati e degli internati è diretto, inoltre, a promuovere un processo di modificazione delle condizioni e degli atteggiamenti personali, nonché delle relazioni familiari e sociali che sono di ostacolo a una costruttiva partecipazione sociale”;

Visti gli Art. 34-36 del Testo Unico sull’immigrazione 25 luglio 1998, n. 286, Titolo V – Disposizioni in materia sanitaria, nonché distruzione, alloggio, partecipazione alla vita pubblica e integrazione sociale, in cui in particolare all’Art.35 si legge: “Ai cittadini stranieri presenti sul territorio nazionale, non in regola con le norme relative all’ingresso ed al soggiorno, sono assicurate, nei presìdi pubblici ed accreditati, le cure ambulatoriali ed ospedaliere urgenti o comunque essenziali, ancorché continuative, per malattia ed infortunio e sono estesi i programmi di medicina preventiva a salvaguardia della salute individuale e collettiva.”;

Visto Il PSSR della Regione Toscana e relativo al triennio 2017-2020 in cui si afferma che in Toscana la percentuale di detenuti stranieri (48,4%) è sensibilmente superiore alla media nazionale, dove rappresentano il 34% del totale;

Visti, nello stesso Atto, i seguenti dati relativi alla popolazione carceraria:

  • il 70% detenuti che fumano almeno 20 sigarette al giorno;

  • il 58% detenuti è affetto da almeno una patologia;

  • il 38,5% soffre di disturbi psichiatrici;

  • il 16,2% presenta malattie infettive prevalenza disturbi del sistema circolatorio (15,5%) e diabete (12,1%);

  • il 30% detenuti ha problemi di tossico-alcol dipendenza.

Visto sempre il PSSR 2017-2020 della Regione Toscana che, a fronte di questi numeri, “nell’ambito dell’ampio cambiamento della sanità penitenziaria, occorre rafforzare l’approccio di salute d’ iniziativa, assicurando non soltanto accessibilità alle prestazioni sanitarie ma lavorando attivamente per ridurre l’impatto degli stili di vita insalubri, così diffusi tra detenuti, e riconoscendo quelle condizioni di rischio di malattia che possono trovare anche nel carcere adeguate cure, come ad esempio la condizione degli HCV positivi”. “Si procederà pertanto a rafforzare la collaborazione e l’integrazione tra Aziende USL, Comuni e Amministrazione Penitenziaria, con l’Ufficio Esecuzione Penale Esterna, e gli Enti del Terzo settore, per sostenere misure alternative alla detenzione, favorire e implementare i percorsi
formativi per i detenuti e implementare i percorsi di inserimento socio-lavorativo. Particolare attenzione sarà data poi al completamento e rafforzamento della rete regionale di servizi, che coinvolgendo soprattutto i Dipartimenti di Salute mentale, siano finalizzati alla presa in carico in percorsi terapeutico-riabilitativi dei pazienti psichiatrici autori di reato, assicurando il collegamento tra i Dipartimenti di Salute mentale, le strutture residenziali territoriali e la REMS e favorendo il coinvolgimento e la sinergia con i competenti Organi dell’Autorità Giudiziaria. ”

Considerato il Resoconto del Garante dei Diritti dei Detenuti relativo all’anno 2020 che evidenzia criticità relative a

  • l’obsolescenza della struttura, con particolare riferimento alle pessime condizioni delle  camere di pernottamento e ai servizi sanitari che richiedono interventi urgenti ma che allo stato attuale non hanno risorse economiche dedicate;

  • l’attuale inagibilità di strutture sportive, sule quali erano state fatte opere recenti di manutenzione;

  • le difficoltà di accesso alle cure delle persone detenute straniere con problemi di dipendenza, a partire dalla valutazione e dalla attestazione di tossicodipendenza;

  • l’inadeguatezza dei locali destinati agli incontri con i familiari e i minori;

  • il permanere della criticità relative all’accoglienza delle famiglie in attesa di colloqui, nonostante la reiterata richiesta di realizzazione di uno spazio esterno di accoglienza;

  • il permanere della criticità relativa al rapporto tra le istituzioni penitenziarie e il servizio sociale della Asl Toscana Nordovest soprattutto in relazione ai procedimenti di tutela minorile;

  • l’assenza di interventi di formazione professionale e di attività lavorative professionalizzanti.

Considerando l’altissimo tasso di disagio sociale che caratterizza la popolazione carceraria pisana, situazione che rende indispensabile il potenziamento delle opportunità di inserimento sociale anche al fine di contenere il tasso di recidiva;

Vista la Mozione avente per oggetto ” inserimento lavorativo a favore dei detenuti ” approvata dal Consiglio Comunale in data 25/09/2014 ma non applicata in nessuna delle sue parti;

Vista l’approvazione dell’ Ordine del giorno n. 1 – Presentato in aula dal Consigliere F. Auletta (Una città in comune – PRC) ad oggetto: “Azioni del Comune di Pisa per una reale garanzia dei diritti dei detenuti e delle detenute del carcere “Don Bosco” approvato dal Consiglio Comunale in data 16 Marzo 2017 ma non
applicato in molte delle sue parti;

Considerata pertanto gravemente insufficiente la risposta del Comune di Pisa nella definizione di un sistema di opportunità di inserimento per le persone in esecuzione di pena, in particolare per quanto riguarda:

  • le politiche attive per l’occupazione dei soggetti a rischio di esclusione sociale;

  • la presa in carico dei servizi territoriali e delle dipendenze;

  • la realizzazione di opere e interventi manutentivi di propria competenza.

Visto il Protocollo Operativo sottoscritto da Comune di Pisa , Ufficio Distrettuale per l’Esecuzione Penale Esterna di Pisa e le associazioni Apab Aleteia per l’inserimento di persone sottoposte a provvedimenti dell’Autorità Giudiziaria in programmi di svolgimento del Lavoro di Pubblica Utilità a favore della
collettività.

Il Consiglio comunale impegna IL SINDACO E LA GIUNTA

  • Ad avviare, nell’ambito delle competenze della Società della Salute, una verifica circa l’accesso alle cure delle persone straniere dipendenti, che hanno diritto alle cure mediche e all’assistenza necessaria all’interno degli istituti carcerari a scopo di riabilitazione.

  • A potenziare l’accesso dell’equipe del SerD e gli interventi di presa in carico della popolazione dipendente anche al fine di un maggiore accesso alle misure di esecuzione penale esterna.

  • Ad avviare un processo di formalizzazione delle relazioni e delle procedure con il servizio sociale territoriale al fine di garantire il pieno esercizio delle responsabilità genitoriali e la piena applicazione della tutela dei minori.

  • A formalizzare intese territoriali per la realizzazione di una struttura destinata all’accoglienza delle persone in semilibertà, le quali attualmente sono alloggiate in una sezione della Casa Circondariale in condizioni igieniche e strutturali fortemente precarie.

  • A realizzare e promuovere azioni orientate al reinserimento delle persone in esecuzione penale nel tessuto sociale ed economico-produttivo della realtà esterna utilizzando le risorse disponibili nei limiti della normativa vigente, quali:

    – Programma di sensibilizzazione del tessuto produttivo locale volto ad informare le imprese locali, le associazioni di categoria ed il privato sociale circa le agevolazioni previste dalla normativa vigente sull’assunzione delle persone detenute.

    – Istituzione di un Tavolo per il lavoro di intesa con il Centro per l’Impiego, le istituzioni cittadine, il privato sociale e il mondo produttivo privato, finalizzate al potenziamento dei percorsi di inserimento delle persone svantaggiate.

    – Individuazione delle procedure amministrative volte a garantire, nei servizi esternalizzati, l’inserimento di persone in esecuzione di pena e di soggetti svantaggiati attraverso la previsione di clausole sociali come già avvenuto in altri enti locali.

  • A promuovere l’attivazione delle risorse delle istituzioni al fine di risolvere le gravissime carenze strutturali della Casa Circondariale riscontrate e descritte in premessa.

  • A provvedere alla realizzazione di interventi che garantiscano un’accoglienza dignitosa alle famiglie in attesa di colloquio con i detenuti, anche facendo ricorso a semplici strutture prefabbricate posizionate nel parco antistante l’istituto.

  • A garantire interventi stabili di mediazione sociale, linguistica e culturale, con una particolare attenzione alle aree linguistiche arabe e slave.

  • A garantire l’equità nell’accesso ai procedimenti amministrativi di competenza comunale per le persone detenute, con particolare riferimento ai servizi per l’anagrafe, anche attraverso la previsione di trasferte periodiche presso l’istituto degli operatori dei servizi dell’ente locale.

  • A garantire i percorsi assistenziali di accesso ai servizi residenziali sanitari territoriali per i detenuti dichiarati incompatibili con il regime carcerario, anche promuovendo intese con i comuni di residenza.

  • A farsi promotore del potenziamento della relazione tra Casa Circondariale e città, con particolare riferimento alla promozione di una maggiore apertura del carcere al mondo del volontariato, pur in una fase tanto complessa.

  • A implementare il Protocollo relativo allo svolgimento del Lavoro di Pubblica Utilità valorizzando i progetti già attivi del volontariato e utilizzando le persone sottoposte a provvedimenti dell’Autorità Giudiziaria in progetti mirati al benessere della comunità, e in attività aggiuntive e non sostitutive delle mansioni del personale comunale.

Francesco Auletta – Diritti in comune: Una città in comune – Rifondazione Comunista – Pisa Possibile

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