Ordine del giorno: Vendita dei beni confiscati: cancellare le “leggi sicurezza”

Il seguente ordine del giorno è stato presentato al consiglio comunale di Pisa dal consigliere Francesco Auletta (Diritti in comune: Una città in comune – Rifondazione Comunista – Pisa Possibile)


Ordine del giorno: Vendita dei beni confiscati: cancellare le “leggi sicurezza”

Tenuto conto

che il Decreto legge num. 113 del 4 ottobre 2018, convertito in legge num. 132 il 27 novembre 2018 – “Disposizioni urgenti in materia di protezione internazionale e immigrazione, sicurezza pubblica, nonché misure per la funzionalità del Ministero dell’interno e l’organizzazione e il funzionamento dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata” prevede la semplificazione della vendita dei beni confiscati , mettendo in atto un sistema d’incentivi che favoriscono l’ipotesi, finora marginale, della dismissione degli immobili da parte dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata.

Tenuto conto

che la vendita effettuata al miglior offerente prevista nelle suddette norme rischia di frantumare l’idea alla base della legge 109/96 sul riutilizzo pubblico e sociale dei beni sequestrati e confiscati alle mafie, in quanto la possibilità di vendita dei beni confiscati era prefigurata ma come misura di extrema ratio.

Tenuto conto

che la suddetta normativa modifica quindi il codice antimafia mettendo al centro la vendita dei beni e per di più prevedendo che la vendita sia effettuata al miglior offerente come previsto all’articolo all’art.36 comma 5 lettera d): La vendita è effettuata per un corrispettivo non inferiore a quello determinato dalla stima formulata ai sensi dell’articolo 47. Qualora, entro novanta giorni dalla data di pubblicazione dell’avviso di vendita, non pervengano proposte di acquisto per il corrispettivo indicato al precedente periodo, il prezzo minimo della vendita non può, comunque, essere determinato in misura inferiore all’80 per cento del valore della suddetta stima. Fatto salvo il disposto dei commi 6 e 7 del presente articolo, la vendita è effettuata al miglior offerente […]

Tenuto conto

che numerosi associazioni quali Libera, l’Arci, le Acli, Legambiente e organizzazioni sindacali dalla Cgil alla Uil hanno a più riprese hanno espresso la propria critica a questo provvedimento esprimendo “preoccupazione che i beni messi all’asta non solo siano venduti a prezzi svalutati ma, altresì, che il loro acquisto possa essere realizzato da componenti di quella “area grigia”, composta da professionisti, imprenditori, faccendieri, che agisce formalmente nella legalità, ma in realtà opera per la riuscita di operazioni commerciali e finanziarie capaci di riciclare il danaro sporco e di provenienza illecita (es. evasione fiscale, truffe, frodi). Il rischio che si aggirino i paletti previsti per garantire una vendita controllata sono concreti. Tra l’altro non si tiene conto che già oggi non sono destinati i beni immobili con maggiori problematiche, perciò è prevedibile che scarse saranno le vendite a buon fine”.

Tenuto conto

del protocollo d’intesa firmato lo scorso dicembre tra il direttore dell’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (Anbsc), Bruno Frattasi, e il procuratore Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, Federico Cafiero de Raho, con cui tra le altre cose si riconferma che la vendita dei beni immobili confiscati rappresenta comunque una tipologia residuale di destinazione, essendo subordinata all’impossibilità oggettiva di destinare il bene alle finalità prioritarie sociali o istituzionali previste dal codice Antimafia.

Tenuto conto

del recente studio fatto da quattro ricercatori del Dipartimento di Economia dell’Università di Catania ( Livio Ferrante, Francesco Reito, Salvatore Spagano e Gianpiero Torrisi) – ricerca, presentata lo scorso dicembre nel corso della quindicesima conferenza della Società italiana di Diritto ed Economia, con il titolo “ Shall we follow the money? Anti-mafia policies and electoral competition“ – emergono con chiarezza dei dati in aperta contrasto con le norme contenute nelle leggi sicurezza dell’ex-Ministro Salvini in quanto si evidenzia che c’è il rischio che i beni confiscati se messi in vendita “finiscano nuovamente nelle mani della criminalità”.

IL CONSIGLIO COMUNALE DI PISA

  • ribadisce che i beni confiscati sono uno straordinario strumento, proprio lì dove le disuguaglianze sono più forti, per costruire percorsi di autonomia e giustizia sociale;

  • condivide le preoccupazioni espresse in merito a quanto previsto dalle leggi sicurezza sulla vendita dei beni confiscati alla criminalità organizzata in quanto il meccanismo della vendita diventa a tutti gli effetti non più uno strumento a limite del percorso di riuso sociale, ma il modo per semplificare e risolvere il “problema” della gestione di un sempre più cospicuo numero di beni presenti sul territorio nazionale; nonchè sui rischi che questi beni possano così ritornare nelle mani della stesse organizzazioni criminali;

  • chiede quindi al Governo e al Parlamento di cancellare le cosiddette leggi sicurezza anche alla luce delle pesanti criticità e rischi in esse contenute per quanto concerne i beni confiscati alla criminalità organizzata.

 

Francesco Auletta – Diritti in comune (Una città in comune, Rifondazione Comunista, Pisa Possibile)

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