Ore 9, lezione di antifascismo nella masseria dei fratelli Cervi

martedì
24 aprile 2018
Testata:
REPUBBLICA
Pagina:
32

La storia Alla vigilia del 25 aprile, viaggio nel museo intitolato alla famiglia simbolo della lotta contro l’oppressione. Tra bambini curiosi e insegnanti decisi a trasmettere loro una certa idea di libertà. Quella che vale la pena difendere.

I bambini di quarta e quinta elementare guardano il mappamondo fissato sul trattore Balilla. «Nel 1939 Alcide Cervi e i suoi figli furono fra i primi a comprare questa macchina, che sostituiva i buoi nel lavoro dei campi. In omaggio potevano scegliere una poltrona o un mappamondo. Scelsero quello, perché già c’era la paura della guerra e loro volevano sapere dove fossero la Germania, il Giappone, l’Inghilterra, gli Stati Uniti…». I bambini guardano il mappamondo per loro un oggetto ormai strano e chiedono: «Ma non potevano informarsi su internet?». Sono stati
gli alunni e gli studenti delle superiori che hanno visitato il museo Cervi, nella casa dei sette fratelli uccisi dalla Guardia nazionale repubblicana il 28 dicembre del 1943.

«Partiamo dal mappamondo racconta Albertina Soliani, insegnante e direttrice didattica, già senatrice dell’Ulivo e del Pd, da tre anni presidente dell’Istituto Alcide Cervi perché ci permette di affrontare i temi della conoscenza, dei confini, degli spazi. Ci dà la visione del mondo, ci racconta l’universalità dei valori, delle tradizioni, dei popoli… Sì, io credo che questa casa emiliana possa essere chiamata una scuola di antifascismo e di democrazia».

Ci sono ancora un filare di viti, salici e altri alberi piantati dai Cervi. «Per spiegare la parola “libertà” partiamo dalla campagna. Alcide Cervi arrivò qui nel 1934, passando da mezzadro ad affittuario, libero quindi di livellare il terreno, irrigarlo e decidere cosa seminare nei campi e allevare nella stalla. Ma c’è un’altra “libertà” da conquistare, sotto il fascismo. Il breve viaggio nel museo insegna a conoscere cosa vuol dire amare tanto questa libertà, tanto da pagarla con la vita. I ragazzi guardano le foto di papà Cervi con i suoi nove figli (due le donne) e si chiedono subito come fosse possibile vivere in tanti e discutere e decidere tutti assieme. E anche questo è un insegnamento, per tanti ragazzi abituati a parlare solo con il loro cellulare».

Si rimette indietro l’orologio della storia, per fare capire che oggi si vive liberi perché un’altra generazione, sotto una dittatura, è riuscita a immaginare la libertà. «Poche frasi raccontano tante cose. “Siamo tutti uguali, tutti abbiamo la stessa dignità”. “Cambiare la storia, quando non va bene”. Antifascismo e Resistenza diventano così non solo una cronaca ma una dimensione del vivere. Questo è importante perché parliamo di alunni delle elementari per quattro anni studiano i dinosauri e solo in terza media sapranno qualcosa del ‘900. Arrivano qui portati da maestre che sanno quanto sia importante insegnare la democrazia, anche se non è nei programmi scolastici. Anche i partigiani che combatterono da ragazzi sono ormai scomparsi.
Per fortuna hanno lasciato qui le loro testimonianze». Sul libro dei visitatori, una frase lasciata dal nuovo questore di Reggio Emilia, Antonio Sbordone. «Un’emozione struggente, ma si lascia questo luogo con la speranza nel cuore».

A ogni visita si rimette indietro l’orologio e si rende vivo il passato, attraverso frasi come “siamo tutti uguali” o “tutti abbiamo la stessa dignità”
“I bambini arrivano qui portati da maestre che sanno quanto sia importante insegnare la democrazia, anche se nei programmi scolastici non c’è”
«La nostra volontà dice Albertina Soliani, che è stata sottosegretaria all’Istruzione nel governo di Romano Prodi nel 1996 è far capire ai ragazzi che il mondo può essere bello se dici “mi preme, mi importa” e “non me ne frego”. Guardare al presente e al futuro con gli occhi del Cervi è importante, perché anche oggi è necessario fare scelte decisive. Potremmo di nuovo smarrire la direzione di una convivenza democratica e pacifica.

Ci sono paure forti, tentazioni di scontri. Non dimentichiamo che sono sempre i popoli a decidere. Votarono Benito Mussolini e Adolf Hitler e ora votano Viktor Orbán in Ungheria. Mi fermo qui.
Ma teniamo gli occhi aperti». Il “Cervi Educational” con le “proposte di formazione per la scuola e la cittadinanza” l’anno scorso ha coinvolto 29.888 persone. Ci sono laboratori tematici di approfondimento e la biblioteca archivio Emilio Sereni, con una Summer School e una Scuola di governo del territorio, in collegamento stretto con Istoreco (l’istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea) ed Università.

Nel Consiglio nazionale che dirige l’istituto (700mila curo il bilancio annuale) ci sono la Regione, i Comuni (nuovo ingresso la Torino dei Cinque stelle), Cgil, Cisl e Uil, Libera, l’Arci… «Prima di ricevere una classe delle superiori racconta Morena Vannini, responsabile scuola e formazione dei docenti leggiamo i giornali. Se sono successi fatti importanti, partiamo da quelli. Terrorismo islamico, emigrazione, Siria… Che ne pensate, ragazzi? La globalizzazione? Quando questa parola non si usava nemmeno, i Cervi nascosero nella loro casa prigionieri russi, inglesi, americani sfuggiti ai fascisti e ai nazisti. E parlavano di come costruire una società più giusta. Nella stalla,
con una candela accesa davanti al mappamondo».

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