Paesaggio, doppia sfida di cavatori e comitati

CORRIERE FIORENTINO Pagina: 13

Paesaggio, doppia sfida di cavatori e comitati

Contro il piano un’assemblea a Pielrasanla e un corteo a Firenze: «Blocca lo sviluppo», «No, è un regalo alle lobby»

«Agli ambientalisti vogliamo ricordare che noi siamo la storia». «Il territorio e il paesaggio sono beni di tutti». Sul Piano paesaggistico sono ore di confronto febbrile in Consiglio regionale. Ma la sfida a distanza di ieri, nell’attesa del voto in aula previsto per martedì, è stata quella tra cavatori e ambientalisti: gli uni riuniti a Pietrasanta, gli altri in corteo a Firenze.
Ieri mattina, è stato il coordinamento delle imprese lapidee apuo versiliesi a portare in assemblea al Mo.Ma una settantina tra imprenditori e lavoratori delle cave. All’incontro, i rappresentanti del coordinamento hanno sfidato la Regione: «Le prescrizioni, le direttive e gli indirizzi ratificati giovedì scor so in Regione hanno detto non sono una soluzione equilibrata e non tutelano lo sviluppo, le imprese e il lavoro. Si tratta dell’ennesimo rimpasto dell’ultimo minuto che stravolge completamente i testi finora discussi. Evero che qualche passo in avanti rispetto al piano iniziale è stato fatto hanno aggiunto ma ancora non basta. Oggi mancano certezze normative e senza quelle nessun imprenditore vorrà assumersi investimenti onerosi».
Nel pomeriggio, a Firenze, nel corteo che si è sviluppato tra piazza del Duomo e via Cavour, 33 associazioni ambientaliste hanno portato in piazza trecento persone: «Salviamo le Apuane» recitava il lungo striscione; «Rossi a casa», il coro gridato sotto la sede del Consiglio. Sotto accusa, le modifiche al «lodo Rossi» che «sbilanciano il compromesso fin qui raggiunto, a tutto vantaggio dei cavatori», dice l’ambientalista Eros Tetti. «In commissione, il Pd sta cercando di fare una manovra così vergognosa ha aggiunto Mauro Chessa (rete dei comitati per la difesa del territorio) che ieri (venerdì, ndr) perfino due tecnici della Regione sono usciti sbattendo la porta». Sotto accusa, le nor me che riaprirebbero la possibilità di scavo sopra i 1.200 metri e le percentuali di ampliamento senza necessità di autorizzazione paesaggistica. A tutto danno della conservazione delle Apuane e della salubrità delle sorgenti, sostengono.
Da parte dei cavatori, la principale critica alla Regione non è il compromesso raggiunto, ma quello mancato. Troppo vaghe, a loro avviso, le regole stabilite dal Piano; parlano di un «clima di totale incertezza» e incalzano: «Ad oggi non sappiamo se il paesaggio di cava sia uno dei paesaggi contemplati dal Piano hanno spiegato dal coordinamento dall’espropriazione delle competenze delle amministrazioni locali, agli articoli che contrastano gli uni con gli altri; dall’introduzione di una commissione di cui nessuno sa nulla, all’accelerazione forzata che vede un Consiglio regionale voler approvare a tutti i costi norme ed emendamenti, si intravede soltanto un risultato: una serie di leggi frutto di un numero infinito di modifiche e rifacimenti. E una normativa illeggibile e faticosamente inter pretabile».
E mentre al corteo ambientalista, si è ricordato che gran parte del marmo scavato non viene più lavorato in Italia, ma viene subito esportato sotto forma di carbonato di calcio, i cavatori riuniti lanciano un messaggio al governatore: «Siamo i primi a volere il rispetto delle regole, ma non accetteremo mai di essere colonizzati».
Se a Pietrasanta c’erano la consigliera regionale di Fratelli d’Italia, Marina Staccioli, e il direttore di Confindustria Toscana, Sandro Bonaceto, in piazza del Duomo a Firenze si sono visti Ornella De Zordo, Pancho Pardi, le senatrici (Sel) Alessia Petraglia e Marisa Nicchi, il candidato governatore dei 5 Stelle, Giacomo Giannarelli, il consigliere comunale Tommaso Grassi (Sel) e i consiglieri regionali Mauro Romanelli (Sel) e Monica Sgherri (Prc).
Ed è stata proprio Monica Sgherri ad aprire ai piccoli cavatori: «Per forza protestano ha detto la possibilità di riaprire le cave dismesse e ampliarle del 3o%, aggiunta ai limiti di escavazioni previsti dai piani di bacino, produrrà una sola conseguenza: i grandi cavatori, che hanno le risorse per farlo, presenteranno subito richiesta di ampliamento; i piccoli resteranno tutti a bocca asciutta. Gli emendamenti sono un regalo alle grandi lobby».

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