Palazzo Boyl in (s)vendita: 1,5 milioni

giovedì
10 maggio 2018
Testata:
TIRRENO PISA
Pagina:
VII

giovedì
10 maggio 2018
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TIRRENO PISA
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I
Palazzo Boyl in (s)vendita: 1,5 milioni

L’OCCASIONE

Prezzo ridotto di un quinto  rispetto al valore iniziale

Pareti e soffitti affrescati (s)vendita. e la possibilità di realizzare 1,5 milioni appartamenti

di Pietro Barghigiani

PISA

Per chi ragiona in milioni di euro e tratta affari a sei zeri bastano davvero degli “spiccioli”. Serve una firma su un assegno dopo aver scritto una cifra: un milione e 550mila euro. Un numero e un autografo e si diventa proprietari di Palazzo Boyl. Anche l’ultima asta è andata deserta e il prezzo è stato ribassato di un ulteriore 20 per cento. E dire che con i primi incanti l’immobile sul lungarno Mediceo veniva proposto a 7 milioni di euro. Ora siamo a poco più del quinto del suo valore originario. Una cifra, quei 7 milioni, che aveva tenuto lontani quanti avrebbero potuto avvicinarsi a un edificio che fa parte della storia pisana e che ha conosciuto un destino inglorioso. Finito nel fallimento della “Giovanni Tognozzi Spa” di Firenze, Palazzo Boyl dal 2014 ad oggi è stato messo all’asta più volte senza suscitare l’interesse concreto di aspiranti compratori.

Alla porta del curatore fallimentare della Spa, il commercialista empolese Alessandro Torcini, hanno bussato in parecchi. Per informarsi, capire costi e ipotizzare ristrutturazioni, valutare pro e contro di un investimento che vede l’acquisto solo come spesa iniziale. È il destino di immobili antichi lasciati a sé stessi quello di andare incontro a un degrado che ne rende più oneroso l’eventuale futuro recupero.

Succede anche a Palazzo Boyl, un gioiello architettonico la cui proprietà, in passato, lo aveva ceduto a un’impresa di costruzione poi fallita e protagonista anche di risvolti giudiziari per vicende di corruzione. L’edificio, incolpevole pedina di una geografia immobiliare andata sgretolandosi, viene offerto a un importo che in altri tempi avrebbe fatto la fortuna di quegli sviluppatori, come si chiamano ora gli immobiliaristi che comprano, ristrutturano e vendono, con le tasche gonfie di denaro contante. O con una banca pronta a coprire le spalle.

Vengono chiesti 1,5 milioni di euro per un bene esteso su cinque piani per di 3.000 metri quadrati di superficie con vista sull’Arno con spazi commerciali e residenziali di grande pregio. Una volumetria ricca di affreschi, pareti e soffitti che ospitano una sequenza di opere d’arte (una per tutte il grande affresco dell'”Olimpo” attribuito ad Annibale Marianini, ndr) abbandonate da decenni.

Le strade che il curatore si appresta a percorrere sono due: nuova asta tra fine luglio e settembre o la valutazione di un’offerta. Il commercialista a quel punto bandirebbe una vendita comparativa mettendo come base la cifra presentata dall’aspirante acquirente. Non ci può essere una vendita diretta. Serve sempre un incanto pubblico.

Quelle cubature avrebbero dovuto essere trasformate in appartamenti. Un frazionamento tipico di interventi che hanno come obiettivo quello di puntare su immobili di pregio per moltiplicarne il valore con una destinazione residenziale di lusso.

«Ai fini della eventuale futura ristrutturazione, frazionamento, restauro e riorganizzazione funzionale interna ed esterna – si legge nella perizia consegnata al Tribunale – è stato presentato un piano di recupero in data 31 ottobre/2007 per il quale sono stati ottenuti i relativi nulla osta dai vari enti preposti al quale non ha mai fatto seguito la relativa pratica edilizia da presentare al Comune di Pisa per l’esecuzione dei lavori».

I permessi, quindi, sulla carta di sarebbero. Manca chi deve avere titoli per chiederle e ritirarli. Una proprietà capace di far tornare a vivere la maestosità di un palazzo sempre più segnato dall’incuria del tempo e dalle disavventura finanziarie di chilo aveva acquistato.

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