Paola Bora: donna intellettuale femminista

Giovedì scorso la Casa della donna ha salutato Paola Bora, che ne è stata a lungo la presidente, permettendo a chi lo desiderava di stringersi intorno al suo ricordo, di salutarla come meritava.
Sono state lette e dette molte belle parole; la vita di Paola è stata ripercorsa quasi per intero, da quando era studentessa e giovane militante comunista fino alla malattia e alla morte.
Chi era la persona che abbiamo evocato, per sentirla ancora fra noi, perché averla conosciuta e frequentata ha fatto nascere quel legame per cui ora, che non c’è fisicamente più, ci manca?
Fra le parole ricorrenti: bella, sorriso, accogliente, brillante, intellettualmente dotata, allegra, gioviale, golosa…
Paola aveva in sé ed esprimeva molte delle caratteristiche associate all’essere umano donna: bellezza, sensibilità, dolcezza, capacità di relazione, fragilità; allo stesso tempo però era dotata anche di qualità che di norma si attribuiscono agli uomini: autorevolezza, capacità di pensiero speculativo e attitudine alla ricerca (assai superiori a quelle di molti dei suoi più affermati colleghi). Era difficile resistere al fascino incrociato di un corpo e di una mente così potenti. Per quante e quanti di noi erano poi particolarmente sensibili ai segni di un percorso di vita venuto a contatto con la sofferenza l’attrazione verso di lei era ancora più forte, perché ti capiva e ti invitava ad andare oltre, solo con uno sguardo.
Paola aveva scelto il femminismo come pratica di libertà e manifestazione di coraggio. Essere femminista non paga nelle carriere e neppure nei rapporti personali. È una fatica quotidiana nella relazione con i maschi (anche con quelli che si amano), con le figlie, con i figli, è una diversità spesso stigmatizzata nelle relazioni sociali come negli ambienti di lavoro. Bisogna avere una forte motivazione personale, politica e civica oggi per portare avanti battaglie femministe, che sono poi battaglie per legittimare le diversità contro l’omologazione funzionale al potere; per affermare la pacifica convivenza fra le diversità come futuro dell’umanità.
È molto più facile vivere plasmandosi sui ruoli stabiliti dal potere, soddisfare i propri desideri e le proprie aspirazioni omologandosi alla mentalità e ai desideri maschili. Paola rappresentava sia le possibilità che i costi personali di un pensiero critico, divergente, dissacrante. Non poteva essere racchiusa in un modello, ed è per questo che ha lasciato un segno.

la lista di cittadinanza ‘una città in comune’

Condividi questo articolo

Lascia un commento