Per più di metà dei toscani gli immigrati sono un peso “Ma l’invasione è un mito”

sabato
14 aprile 2018
Testata:
REPUBBLICA FIRENZE
Pagina:
III

Nuovi dati discussi all’Istituto universitario europeo. Geddes:”Si teme meno chi viene dall’Est”

Gli italiani hanno un atteggiamento in generale più negativo nei confronti dell’immigrazione di quello dei cittadini di altri paesi dell’Europa occidentale. E quanto alla Toscana, nonostante alle politiche del 4 marzo sia apparsa più refrattaria di altre regioni italiane a derive xenofobe, anche qui qualcosa sta cambiando. A dirlo sono i dati di cui si è discusso ieri all’Istituto Universitario Europeo di Fiesole, dove il Migration Policy Centre dello Schuman Centre ha organizzato un seminario per fare il punto sullo stato di fatto e sulle dinamiche della migrazione in Italia, con esperti e rappresentanti politici europei e italiani. E da cui è emerso un quadro che spinge anche questa regione a tenere alta la guardia per non fare la fine politica del nord e del sud Italia proprio a causa delle politiche migratorie. «Il mito dell’invasione dei migranti extra Ue, soprattutto africani, è da sfatare», ha ricordato ancora una volta il direttore del Migration Policy Centre (Mpc) Andrew Geddes, sottolineando in ogni caso la «preoccupazione diffusa, in Europa, sia per la situazione della Libia», non risolta dalle politiche antisbarchi del governo italiano, che «per i

rischi che correrebbe l’Italia se il governo finisse a Salvini, legato ai paesi dell’est europeo più anti-immigrazione». Il tutto mentre la cosiddetta “percezione” del fenomeno vive, anche in Italia, di vita propria. E , osserva Geddes, se è vero che «si teme molto meno di un tempo la presenza degli immigrati dell’est europeo, quelli extra Ue sono avvertiti sempre più come un problema». Il che spiega perché alla domanda dei ricercatori su quali fossero le loro principali timori, alla fine del 2017 il 33% degli italiani abbia messo l’immigrazione al secondo posto dopo la disoccupazione (42%) e prima della crisi economica (22%), mentre nel 2013 l’immigrazione era al terzo posto (4% di preoccupati) dopo disoccupazione (58%) e crisi economica (42%).

Dati che, insieme ad altri, gettano una luce sinistra anche sulla nostra regione: «I toscani» ha spiegato ieri il ricercatore del Mpc James Dennison, «sembrano leggermente meno anti immigrati di altri europei». E tuttavia, alla domanda se fossero d’accordo sul fatto che gli immigrati «non siano più una risorsa, ma stiano diventando un peso per il paese», il campione toscano di intervistati ha risposto di essere “molto d’accordo” nel 44,31% dei casi (percentuale a cui si potrebbe aggiungere il 15,27% che si è detto

“abbastanza d’accordo”). Una prestazione che pone la Toscana al quinto posto di una classifica nazionale delle regioni di anti-immigrati, guidata dalla Calabria (52,76% di molto d’accordo), con subito dietro la Sardegna (52,49%), quindi Marche (48,49%) e Lazio (44,62%). Il che costringe a dire, osserva Dennison, «che per quanto riguarda la percezione dell’immigrazione non sembra esserci una così chiara differenza fra nord, centro e sud Italia». Ben più ottimista, in compenso, l’ex presidente della commissione di inchiesta parlamentare sul sistema di accoglienza dei migranti, il toscano Federico Gelli: «La Toscana», ha ricordato, «ha dimostrato più di ogni regione di saper far funzionare un sistema di accoglienza diffusa, centrato sui Cas e sullo Sprar, preso ad esempio dagli altri paesi europei, mostrandosi non a caso un argine politico della destra populista, aiutata proprio dalla cattiva gestione dell’immigrazione». Quanto ai Cpr (i Centri permanenti per il rimpatrio, dove i migranti dovrebbero sostare non più di 48 ore prima di tornare nei loro paesi), Gelli concorda con il sindaco di Firenze Nardella (contrario, invece, il governatore toscano Enrico Rossi): «Sono indispensabili». – m.c.c.

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