Piano del paesaggio si torna al “lodo Rossi” per convincere il ministro

REPUBBLICA FIRENZE Pagina: I-IV

Piano del paesaggio si torna al “lodo Rossi” per convincere il ministro

Piano del paesaggio ritorno al “lodo Rossi” per il sì di Franceschini
Nuove modifiche dopo la riunione di maggioranza stamani l’incontro con il ministro: stop ovia libera

VIGILIA ad alta tensione nel Pd toscano per il voto definitivo previsto oggi in consiglio regionale al Piano del paesaggio. «Tutta l’Italia ci guarda», ha detto il governatore Enrico Rossi ai suoi convocati ieri mattina nella riunione di maggioranza. Con lui anche l’assessore all’Urbanistica Anna Marson, che ha ribadito la sua posizione: nessuna concessione a chi vuole costruire sulle aree tutelate, nessun compromesso sulle cave di marmo in alta quota. L’assessore si è presentata all’incontro, ha voluto chiarire, «in veste di testimone» ma ha promesso che in aula farà sentire la sua voce «forte e chiara». Rossi è stato categorico: «Ho lavorato personalmente alle modifiche del testo e voglio che il Piano che andrà in aula non si discosti da quello», ha detto Rossi prima di andarsene insieme a Marson alla seduta della giunta. Nella stanza a lambiccarsi il cervello con articoli, commi, aggettivi e predicati verbali sono rimasti il capogruppo del Pd Ivan Ferrucci, la sua vice Lucia De Robertis e i consiglieri Ardelio Pellegrinotti e Matteo Tortolini, tutti membri della commissione Ambiente che ha approvato gli emendamenti al Piano. Stamattina Rossi e Marson incontreranno a Roma il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini, a cui spetta il verdetto finale sulla legge toscana. Solo lui può davero dire se il Piano sia o meno compatibile col Codice del paesaggio, solo lui può fermarlo.
Domenica un gruppo di intellettuali tra cui Salvatore Settis, Vezio De Lucia, Fulco Pratesi, Tomaso Montanari, Carlo Ginzburg, Asor Rosa e Vittorio Emiliani hanno firmato un appello perché “non si uccida il paesaggio” e la campagna ambientalista sta facendo molto rumore. Dal ministero fanno sapere che Franceschini sarebbe favorevole a un documento che, pur con qualche mediazione, sia aderente alla versione originale di Marson e che si augurerebbe che una soluzione fosse trovata in tempo utile. Per questo ieri i consiglieri Democratici hanno limato le modifiche, eliminando le differenze più macroscopiche come la possibilità di riaprire cave dismesse sopra i 1.200 metri di altitudine, di non estendere quelle esistenti oltre il 30 per cento della superficie già occupata, di non intaccare vette e crinali. Riguardo alla difesa delle coste resta il limite invalicabile dei 300 metri dal mare per consentire ampliamenti alle strutture alberghiere che chiedano di fare lavori. Oltre a Green Italia, a sostegno del Piano Marson ieri anche la Cgil ha preso posizione: «Siamo di fronte al fondato rischio che gli interessi corporativi rompano tale equilibrio, non a favore del lavoro a fronte dell’ambiente sia chiaro. Non si possono più abbattere le vette cimali sopra i 1200 metri. Sotto i 1200 metri non si deve poter aprire una nuova cava senza il parere della commissione regionale. Si deve lavorare una quota significativa del marmo estratto entro tempi certi in loco, valorizzando l’intera filiera. E salvaguardare il profilo delle nostre coste e delle aree di rilevante pregio ambientale».

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