Piazza dei Miracoli: a rischio lo skyline della piazza del Duomo a Pisa

Incredibile a dirsi, ma Piazza dei Miracoli a Pisa potrebbe trasformarsi di colpo, grazie alla richiesta di una società immobiliare, la Società Esedra Immobiliare srl, ed a quanto deciderà martedì 16 febbraio il Consiglio comunale. Si tratta dell’innalzamento di un polo didattico che si trova in Via Galli Tassi, che andrebbe ad alterare il valore estetico percettivo attuale, trasformando l’immagine consolidata e lo skyline del centro storico. Vale a dire: chi da via Roma o da via Santa Maria procederà verso la piazza, non vedrà più spuntare le cupole della Cattedrale di Busketo, ma le forme nuovissime della Scuola Superiore per Mediatori Linguistici di Pisa.

Proprio riconoscendo l’interesse pubblico di tale scuola privata, la maggioranza ha già dato il via libera in Commissione. Tutto questo nonostante la relazione tecnica degli uffici comunali allegata alla delibera rilevi “l’intervento risulta in contrasto con il Piano strutturale Intercomunale, in particolare con l’articolo 28 e l’articolo 52 della disciplina di piano, in quanto l’intervento interferisce con l’asse visuale del Duomo”. Lo ha fatto nonostante le clamorose incongruenze, a cominciare dalla differenza formale e sostanziale tra il proponente dell’istanza, la Società Esedra Immobiliare Srl, e il beneficiario della medesima, che ha chiesto ed ottenuto il riconoscimento dell’interesse pubblico della scuola per mediatori linguistici. E poi il nullaosta della Soprintendenza non è ancora arrivato, dunque il progetto non potrebbe nemmeno essere preso in considerazione. Invece si approva, in disprezzo di leggi e normative, evidenziando cioè che “la richiesta di permesso a costruire risulta non conforme alla restante disciplina edilizio urbanistica non derogabile con particolare riferimento alla L. n.122/89”.

Sono gli stessi amministratori che amano richiamarsi alla tradizione e all’arte medievale pisana, senza minimamente conoscerla: per loro il mattone è l’unica cosa degna d’interesse. Poco contano le leggi, il Codice dei Beni Culturali, il regolamento dell’Unesco che per i propri siti prevede una buffer-zone da tutelare: la piazza e l’area di rispetto devono essere considerate come un patrimonio culturale di eccezionale valore universale. Sembrano (e sono) cose banali e scontate. Era il 1519 quando papa Leone X nominò Raffaello “prefetto di tutti i marmi e le lapidi”: se non fosse morto anzitempo, il divin pittore avrebbe dovuto redigere una mappa della città antica e dei suoi monumenti, basata su una precisa misurazione e classificazione delle rovine, che sarebbe stata a sua volta la base per una ricostruzione filologica di quanto andato perduto. Appena nominato Raffaello, forse per mano di Baldassar Castiglione, scriveva che la città era ridotta a “ossa del corpo senza carne” e accusava coloro che la avevan fin lì amministrata: “Quelli li quali come padri e tutori dovevano difendere queste povere reliquie di Roma, essi medesimi hanno lungamente atteso a distruggerla”. Diversa la città, diversi i tutori, ma l’incuria rimane la stessa.

Una città in comune

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