Pisa, Livorno e il patto del cacciucco (indigesto)

Di Tiziana Nadalutti

(da perunaltracitta.org)

Che Livorno e Pisa siano due Comuni confinanti lo sanno benissimo sia i livornesi sia i pisani. Ma sembrerebbe che se lo ricordino quasi sempre e solo per ragioni campanilistiche. Quando a Pisa si parla dei comuni dell’area ci si riferisce esclusivamente a quelli “pisani”, che appartengono cioè alla Provincia di Pisa. Mai, per lo meno negli ultimi trent’anni, ci sono stati tentativi di sviluppare sinergie tra le due città. Eppure hanno davvero molto in comune, a partire da una storia di secoli, per finire col sistema delle acque marine e in parte con quello delle acque dolci e di transizione, con tutto quello che questo significa sul piano ambientale.

Esemplare di quanto la distinzione tra le due città si sia approfondita e consolidata nel tempo è la presenza del porto con il polo industriale chimico da una parte mentre dall’altra, separata solo dallo scolmatore dell’Arno, c’è un litorale con un turismo rilevante, che si basa su un patrimonio ambientale ricco e in gran parte anche protetto, tanto importante che il Parco Naturale di Migliarino – San Rossore – Massaciuccoli ha chiesto e ottenuto un riconoscimento UNESCO che coinvolge anche Collesalvetti, comune “alle spalle” di Livorno nell’entroterra ( https://www.unesco.it/it/RiserveBiosfera/Detail/90 ); senza contare le Secche della Meloria, proprio davanti alla città labronica, anch’esse protette e gestite dallo stesso Parco ( https://www.ampsecchedellameloria.it/ ).

Da un punto territoriale, marino e ambientale la continuità è più che evidente, mentre da un punto di vista economico emerge un abisso. Non è quantomeno strano che il sistema delle acque e del territorio in condivisione sia di fatto in gran parte protetto, tranne praticamente nel caso di Livorno e in particolare della sua area portuale e industriale? Non sembra incredibile che due comuni confinanti abbiano uno sviluppo socioeconomico così diverso e che non si parlino? La risposta a queste domande è sì in entrambi i casi e purtroppo, per chi si occupa di territorio, è anche una risposta abbastanza scontata, perché i confini amministrativi permettono facilmente agli attori che agiscono da una delle due parti di ignorare quanto avviene dall’altra.

La cittadinanza però vive sulla propria pelle le contraddizioni di questo modo di governare il territorio e non può più accettare che si continui così. Oggi, quelli che nessuno anche solo 10 anni pensava potessero essere dei nodi, vengono al pettine: le maleodoranze causate dall’area industriale di Livorno non sono semplicemente cattivi odori ma sono spia di un inquinamento che può avere molto evidentemente un impatto sulla vita delle persone che vi sono soggette e questo impatto non si attiene ai confini amministrativi. Cittadine e cittadini dei comuni dell’area hanno lo stesso interesse ad uscire da una condizione in cui il loro diritto alla salute, perché è di questo che si deve parlare innanzitutto, venga tutelato.

Allo stato attuale però ancora non sono disponibili dati sufficienti per una seria valutazione di quanto accade: a Pisa la coalizione Diritti in comune denuncia da tempo questo come un fatto grave, perché avere a disposizione un quadro conoscitivo completo è essenziale per capire come affrontare il problema, come è stato sottolineato con forza anche da ARPAT, chiamata a intervenire in commissione consiliare proprio da Diritti in comune.

Nella stessa sede l’Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana ha chiarito esplicitamente servono risorse per condurre adeguate campagne di monitoraggio e che le amministrazioni comunali devono attivarsi nei confronti dei soggetti che hanno competenza sulla questione: è necessaria un’azione nei confronti della Regione, del Ministero dell’Ambiente e della capitaneria del porto di Livorno. I sindaci, in quanto responsabili della salute nei loro Comuni, dovrebbero agire di concerto per massimizzarne l’efficacia.

Senza contare che le loro azioni dovrebbero essere portate avanti anche nei confronti delle imprese che operano a Stagno; imprese che, come ancora una volta evidenziato da ARPAT, in certi casi non hanno un atteggiamento collaborativo. A maggior ragione serve un’azione politica forte: i comuni di Collesalvetti e Livorno hanno lavorato di comune accordo e in sinergia con l’Agenzia per coinvolgere le aziende nelle azioni di valutazione dell’inquinamento prodotto dalle loro attività, ma anche su questo a Pisa l’amministrazione non ha dato risposte chiare né complete.

Diritti in comune ha continuato ad incalzare l’amministrazione dando sponda alle voci dei cittadini e delle cittadine. A settembre ha presentato una mozione in Consiglio comunale che – se approvata – impegna il Sindaco e la Giunta ad attivare i contatti con i Comuni di Collesalvetti e Livorno per cominciare ad agire in sinergia al fine di superare le criticità, ad operare affinché venga aperto ufficialmente un confronto con tutti gli enti interessati e le realtà potenzialmente responsabili delle maleodoranze, a promuovere una discussione pubblica approfondita e trasparente con la cittadinanza nei tre comuni, ad agire perché siano trovate le risorse perché vengano realizzate adeguate campagne di monitoraggio in tutte le aree interessate dalle emissioni. Non solo: nella mozione si chiede che venga organizzata una riunione congiunta delle commissioni competenti dei tre comuni per discutere lo stato dell’arte e le azioni da intraprendere per superare le criticità e tutelare l’ambiente, la qualità della vita e la salute delle persone interessate dall’impatto delle maleodoranze.

Questa mozione è stata presentata anche a Livorno e a Collesalvetti con gli stessi identici contenuti attraverso un lavoro, questo sì sinergico, delle opposizioni ai centrosinistra e al centrodestra che governano i tre comuni. Per Buongiorno Livorno, La sinistra di Collesalvetti, Potere al Popolo Livorno, Rifondazione Comunista di Livorno e Pisa e per Una città in comune (Pisa) la strada da percorrere è chiara e la scelta di muoversi insieme è anche una scelta di metodo. Ad oggi, il Consiglio comunale di Collesalvetti ha approvato all’unanimità la mozione, a Livorno e a Pisa deve ancora essere discussa. A Pisa abbiamo avuto anche un incontro con la Prefetta, cui abbiamo presentato un dossier e a cui abbiamo illustrato la situazione; ancora non sappiamo se un identico incontro richiesto alla Prefetta di Livorno si terrà.

Una cosa è chiara: per tutti noi l’economia di un territorio non può andare contro i diritti della sua cittadinanza né a detrimento di altri territori. Non è più accettabile che le nostre amministrazioni non si coordinino e non si decidano a dare una svolta a questa situazione: noi sosteniamo le cittadine e i cittadini che in questi anni si sono mossi per difendere la loro salute e qualità della vita e faremo ogni atto necessario a costruire un’azione comune tra i nostri territori per dare loro voce e per rendere nuovamente l’aria davvero respirabile.

A fronte del lavoro che stiamo facendo noi opposizioni, i sindaci di Firenze, Lucca, Pisa e Livorno portano avanti un cosiddetto Patto del cacciucco in cui si sono messi d’accordo per realizzare grandi opere più dannose che inutili, evitando di pestarsi i piedi tra loro. Così è stato possibile per il sindaco di Pisa ritirare l’opposizione alla Darsena Europa e accettare, a compensazione, il ripascimento del litorale che subirà erosione a causa di quest’opera con i fanghi che saranno escavati nel porto di Livorno. Una politica dal respiro cortissimo, che ci è stata gabellata come cooperazione e che a Pisa e Livorno ha già dimostrato tutti i suoi limiti: infatti i fanghi, una volta analizzati, non sono risultati idonei all’uso per ripascere le spiagge.

Il fatto è che la sinergia per centrodestra e centrosinistra passa dalla speculazione e che le compensazioni sono per entrambi un ottimo mezzo per non affrontare le contraddizioni del loro modello di governo ed economico.

Occorre invece ribaltare i paradigmi, perché i limiti alle forme di sviluppo che abbiamo avuto sinora sono già stati ampiamente superati. Lavorare per i territori significa lavorare per garantire la conservazione e la riproduzione delle risorse naturali, delle specie e degli ecosistemi, del paesaggio. Significa mettere al centro i diritti delle persone che vivono ora e che vivranno in futuro.
Significa che i territori devono cooperare.

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