Pisa, sottrarre le caserme alla speculazione. Due giorni di mobilitazione e confronto sui Beni Comuni

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Pisa, sottrarre le caserme alla speculazione. Due giorni di mobilitazione e confronto sui Beni Comuni.

Mirano dritto ai cancelli del Distretto 42 i militanti del Municipio dei Beni Comuni, che nel pieno delle trattative in corso per la gestione delle caserme in città, con gli americani di Camp Darby (Pisa) che liberano pezzi di litorale e tutto il sistema delle permute delle ex strutture militari in città che giocoforza finirà per modificarsi, lanciano una due giorni di mobilitazione (31 gennaio e primo febbraio) per ribadire le loro posizioni fra impegno per la smilitarizzazione e recupero dei beni pubblici.
«Negli ultimi due mesi sono state molte e contraddittorie le voci emerse intorno al futuro del Progetto Caserme. Ma al di là delle strumentali contraddizioni messe in campo dai nostri amministratori, che un giorno dicono di voler rivedere il progetto e il giorno successivo ne confermano la vecchia versione come se nulla fosse, l’evidenza non richiede troppi interpreti: il Progetto Caserme, così come era stato concepito, è defunto – scrivono dal Municipio. – La immediata conseguenza di ciò è una: il Distretto 42 deve essere riaperto, a breve, senza eccezioni».
Il riferimento, chiaro, è alle notizie che si vanno rincorrendo in questi ultimi giorni, secondo le quali prossimamente vi sarebbe in programma l’inizio della liberazione progressiva di 6 (ma alcuni carte alla mano dicono addirittura oltre 30) ettari della base americana, situati nella parte adiacente al litorale. Un passaggio di consegne, dagli statunitensi al demanio, che rimetterebbe tutte le carte in gioco per l’organizzazione degli spazi militari in città. Il Comune sta infatti cercando di capire se i nuovi spazi, una volta in disponibilità del Demanio, saranno potenzialmente utilizzabili dal Ministero come destinazione per i militari, potendo così ottenere la disponibilità delle 3 caserme urbane da tempo richieste.
Proprio il sindaco Filippeschi, dopo le notizie circa il ridimensionamento della base di Tirrenia, ha annunciato alla stampa l’intenzione di prendere i contatti col Ministero «per capire cosa significa quello che sta avvenendo o avverrà nella base americana e fare un punto per mettere in chiaro l’intera situazione». L’aggancio è anche probabilmente al Progetto Caserme, ovvero la maxi-permuta in discussione da anni che prevede la costruzione di una nuova caserma a Ospedaletto con passaggio al Comune delle proprietà delle tre strutture cittadine: la Bechi Luserna sull’Aurelia, l’Artale di via Roma e l’ex distretto militare Curtatone e Montanara. Tutto questo mentre una parte della città, in testa Rebeldia e Legambiente, chiede a gran voce una riconversione del tutto a spiaggia libera spazio ad usi civili.
In tutto questo rientra quindi anche il progetto del “Distretto 42” nella ex caserma di Curtatone e Montanara, luogo che per circa un mese, fra marzo ed aprile del 2014, è stato sede del Municipio dei Beni Comuni ed oggi rischia di finire nelle mire della speculazione per la costruzione di nuovi alloggi in centro. Un’occupazione (o liberazione, come preferiscono definirla i ragazzi del Progetto Rebeldia) che aveva visto la restituzione alla città della caserma nonché del grande parco verde che la circonda, rinominato Parco Andrea Gallo, rappresentante una delle ultimi aree verdi nel cuore della città e proprio per il suo posizionamento strategico finito fra gli obbiettivi della speculazione.
Le progettualità messe in campo in vista di un simile passaggio sono molteplici come spiega il Municipio: «A partire da oggi lanciamo una campagna di partecipazione, ascolto, progettazione collettiva per la riapertura del Distretto 42 con uno slogan semplice: DìxDì=42. Moltiplica lo spazio comune. Un nuovo esperimento sociale che nella sua anomalia provi a essere concreta applicazione dei principi costituzionali a partire dall’articolo 42, e che dia corpo alle campagne condotte in questi anni di recupero, riqualificazione e riutilizzo del patrimonio comune. Una campagna che abbia un obiettivo chiaro, una pratica condivisa da tutte e tutti: riaprire e restituire alla città le aree della ex caserma ‘Curtatone Montanara’ attraverso una progettualità partecipata”».
Al centro della due giorni, prevista per il 31 gennaio e 1 febbraio, anche un coinvolgimento attivo del quartiere attraverso la somministrazione di un questionario e l’apertura di tavoli di lavoro aperti a tutti. «Cercheremo intanto ristabilire da subito un contatto vivo, di vicinanza effettiva, con il quartiere San Martino che fu ed è ancora il primo sostenitore dell’esperienza del Distretto 42, e i cui bisogni reali (suoi e della città), i desideri, i sogni, saranno ‘fotografati’ da un questionario che i volontari del Municipio dei Beni Comuni sottoporranno agli abitanti – scrivono gli attivisti. – La nostra presenza cercherà di essere capillare, visibile nei luoghi di aggregazione che fanno del quartiere San Martino uno spazio tra i più vivi in città. Informare, consultare, discutere, parlare, comprendere lo stato di cose di una realtà che muta e che muta bisogni. Una consultazione permanente, insomma, la sottoscrizione collettiva di un protocollo di partecipazione autogestito, il cui culmine sarà rappresentato dai tavoli di lavoro del 31 gennaio e del primo febbraio. Durante queste due giornate, infatti, è previsto un incontro diffuso in alcuni spazi chiave del quartiere San Martino: il cinema Arsenale, il Cantiere San Bernardo, Il Circolo Imago, il circolo Agorà, il distretto di Economia Solidale, la sede di Libera. Realtà che ringraziamo per la loro entusiastica partecipazione, e per il loro fondamentale contributo alla riapertura del Distretto 42. Sei tavoli aperti (economia solidale, ambiente, attività ludiche e associative, campagne cittadine e nazionali, migranti, città dei bambini), sei punti di vista contigui, a partire dai quali proporre, vagliare, riflettere insieme un futuro comune per uno spazio comune».

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