Pisa, strappo nella città dei cervelli: dalle Università un candidato su 611

mercoledì
16 maggio 2018
Testata:
CORRIERE FIORENTINO
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PISA Seicento e più candidati in Consiglio comunale e un solo ricercatore (una ricercatrice) in corsa, nella città che ospita la Normale, la Sant’Anna, l’Università statale e il Cnr. E pensare che a Pisa, per trovare l’accordo tra Pd e sinistra, qualcuno aveva proposto come candidato sindaco l’ex direttore del Cnr Domenico Laforenza. Nulla di fatto. Sembra che nella città della ricerca si sia deciso di non cercare il contributo dei cervelli che studiano negli Atenei pisani. E di Università non si è parlato se non per gli affitti per gli studenti nel primo confronto tra i dieci candidati sindaco alla Confcommercio, lunedì scorso. L’attenzione è stata principalmente su sicurezza, furti, abusivismo.
Tra gli oltre seicento in corsa per il Comune c’è soltanto una ricercatrice Sicurezza al centro. Pd e M5S divisi, il centrodestra unito prova il colpo.

dal nostro inviato Marzio Fatucchi

PISA Seicentoundici candidati in Consiglio comunale e un solo ricercatore (anzi ricercatrice) in corsa, nella città della Normale, della Sant’Anna, dell’Università statale e del Cnr. E pensare che per trovare l’accordo tra Pd e sinistra, c’era chi aveva proposto come candidato sindaco l’ex direttore del Cnr Domenico Laforenza. Nulla di fatto. Sembra che nella città della ricerca si sia deciso di non cercare il contributo dei cervelli che studiano negli Atenei pisani. E di università non si è parlato se non per gli affitti per gli studenti nel primo confronto tra i io candidati sindaco alla Confcommercio, lunedì scorso. L’attenzione è stata principalmente su sicurezza, furti, abusivismo. Dal centro alle periferie.

Allora andiamo nelle periferie. Magari partendo dal Cep, dove lo scorso febbraio un uomo ha ferito, a colpi di pistola, 4 persone. «Gli spari? Ecco dove è finito uno», dice Federico, alzandosi il pantalone della tuta e mostrando il foro del proiettile sulla coscia. Lui era lì, tra il Bar Tirreno e il Bimbo Bar. Vicino c’è il centro sociale autogestito da un gruppo di cittadini, chiuso. Le aiuole non sono curate, le strade un po’ dissestate. «Qui è pieno di spacciatori, non passa mai nessun agente, a volte ci pensiamo da noi», aggiunge Federico, due metri e un passato da buttafuori. In realtà, proprio in quel momento passa un’auto civetta della polizia. Per chi voterà? «Ah, per questo Pd di democristiani certo no», dice. Ma poi ci presenta Piero Lorenzini. «Non sono per il Pd, ma sostengo Andrea Serfogli», dice: lui è un ex repubblicano ed ex ulivista: «Qui è difficilissima, il Pd è diviso». E si capisce che lui per portare voti propone «la persona, non il partito».

C’è una evidente frattura, emotiva prima che politica, tra la città e la sinistra. 0 almeno una delle 4 sinistre presenti a Pisa: perché oltre al Pd, c’è la candidata di Sinistra italiana Simonetta Ghezzani, quello di Prc e di Una città in Comune Ciccio Auletta e ancora Paolo Casole del Partito Comunista. Mdp non ha presentato la lista, perché la candidatura di Serfogli, assessore nella giunta del sindaco uscente Marco Filippeschi, non garantisce la «discontinuità» richiesta dal movimento di cui fa parte Enrico Rossi. «Ad ascoltare tutti i candidati, non vedo una visione di città da nessuno», dice Paolo Fontanelli, ex sindaco ed ex deputato, guida di Mdp in città.

Il fatto è che, come ha dimostrato il confronto a Confcommercio, il centrodestra (che giocava in casa, almeno a giudicare dal numero delle truppe schierate, guidate dalla sindaca leghista di Cascina Susanna Ceccardi), ci crede e
lancia contro Serfogli il refrain: se i problemi ci sono, come fate a risolverli voi che avete sempre governato qua a Pisa? «Dopo 25 anni, che ci sia il tutti contro il Pd è normale», ammette il sindaco uscente Filippeschi. «Mi aspettavo l’atteggiamento ostile e le proposte spropositate degli avversari», dice Serfogli. Anche lui aveva supporter al dibattito di Confcommercio, ma erano in fondo alla sala e tra di loro non c’erano big. Filippeschi spiega così la sua assenza: «Ora tocca a lui, deve avere tutta la visibilità». «Io ero a Berlino, e comunque sono contrario alle corride nove contro uno: inutili, ora i candidati pensino ad andare a caccia di preferenze», risponde il consigliere regionale Pd Antonio Mazzeo, uomo di riferimento dei renziani pisani, che pure assicura che le divisioni interne al partito «sono superate». «Io non c’ero perché stavo preparando l’assemblea nazionale del partito», aggiunge Massimiliano Sonetti, segretario provinciale Pd. Il segretario comunale non c’è più: Giovanni Viale si è dimesso al termine dello scontro sulla scelta del candidato e il Pd pisano è stato affidato ad un reggente, il sindaco di Prato Matteo Biffoni. Serfogli voleva le primarie, la maggioranza dei dirigenti Pd no ma non hanno trovato un altro nome su cui convergere (quello che aveva trovato più ampi consensi, Giuliano Pizzanelli che ora è il capolista della lista Pd, è stato impallinato durante una drammatica assemblea). Escluse le primarie di coalizione, osteggiate dal Pd nazionale, è rimasto in campo solo Serfogli che così è diventato il candidato dei Democratici e di alcune liste civiche. «Io porterò esponenti di rilievo nazionale qui a Pisa», dice lui ora (forse Graziano Delrio e il sindaco di Parma Federico Pizzarotti).

Sono divisi anche i Cinque Stelle che qui alle Politiche è arrivato terzo. In città ci sono due Meetup e ognuno aveva un suo candidato sindaco: alla fine è stato lo staff nazionale a scegliere la lista con candidato Gabriele Amore del meet up storico. Per rappresentare l’unità (ritrovata o da ritrovare?) è arrivato da Livorno il sindaco stellato Filippo Nogarin a dare una mano.

I pisani però parlano d’altro. Soprattutto di sicurezza. «Qui i commercianti la mattina vanno a vedere se qualcuno la notte ha rubato», dice una barista del Cep. Come è successo domenica notte ad un bar in via Palestro: un furto di fronte alla Caserma provinciale dei carabinieri. «Guardi, anche qui ci sono stati alcuni furti e imbrattamenti, ma in realtà la situazione non è drammatica: basta quel bar qui in zona che resta aperto fino alle 5 per creare movimento e dare sicurezza», spiega Domenico lannelli, presidente del Circolo Arci «Pace e lavoro» …

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