Piscina Comunale: inaccettabile che la Giunta se ne infischi dei lavoratori

«Il Comune non si può far carico della gestione dei dipendenti delle società affidatarie»: così l’assessore Latrofa annuncia la pubblicazione del bando per la gestione per un anno della Piscina Comunale (“Comunale”, si badi bene!) di Barbaricina, in attesa di un non definito project financing per il rifacimento della struttura.

Oggi la piscina è fatiscente, bisognosa di numerosi interventi di manutenzione, e la sua attività in questi anni è stata resa possibile solamente dall’abnegazione dei dipendenti dell’attuale concessionario Canottieri Arno e che, improvvisamente, rischiano di essere licenziati senza che il Comune si preoccupi minimamente del futuro loro e delle loro famiglie.

«Se un gestore mi può assicurare la stessa attività con 5 persone, perché non dovrei considerarlo? E’ un criterio liberale, il nostro scopo è dare un servizio di qualità e i bandi, alla fine, li deve scrivere il Comune», insiste ancora Latrofa.

Eccolo il criterio “liberale” che guida la Giunta: l’assoluto disinteresse sul futuro occupazionale dei lavoratori attualmente impegnati, il ribasso sui diritti dei lavoratori, la cessione al nuovo concessionario della responsabilità della manutenzione straordinaria di un impianto di proprietà pubblica.

Non solo. Nel bando si solleva anche il Comune da ogni responsabilità rispetto “alla eventuale non rispondenza degli impianti alle normative vigenti”. In altre parole il Comune mette a bando una struttura pur essendo consapevole che l’impianto non sarebbe a norma?

Quale è quindi la sostenibilità reale di questa operazione e quali sono le garanzie che a fronte di simili costi non si proceda a tagli del personale o ad aumentare le tariffe ai cittadini pisani?

Noi riteniamo che il Comune nella sua qualità di ente pubblico debba, invece, adoperarsi a non esporre i cittadini a queste possibili ripercussioni; e soprattutto debba garantire che nessuno dei lavoratori della Canottieri Arno perda il posto di lavoro inserendo le necessarie clausole sociali di salvaguardia.

Diritti in comune: Una città in comune – Rifondazione Comunista – Pisa Possibile

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