«Più tutele, e loro scioperano. Un paradosso clamoroso»

CORRIERE FIORENTINO Pagina: 5

«Più tutele, e loro scioperano Un paradosso clamoroso»

di Claudio Bozza

Professor Pietro Ichino, si aspettava uno sciopero generale sul Jobs act, specie dopo la forte apertura di credito della Cgil verso il governo Monti-Fornero?

«Sì. Perché allora era viva in tutti gli italiani la percezione del baratro sul cui orlo il Paese si trovava. Ora, invece, la sensazione diffusa è che non ci sia motivo eccessivo di preoccupazione. Invece oggi la situazione è, se possibile, più grave che nel 2011. E ancor più indispensabile una opzione netta da parte dell’Italia nel senso della strategia di integrazione nell’Unione Europea».

Come valuta la spaccatura governo-sindacati?

«In qualche misura era inevitabile. Però non sono sicuro che il Governo abbia seguito la linea migliore per ridurre la tensione: non ho condiviso, per esempio, la scelta di non incontrare i sindacati già nei giorni scorsi per illustrare i contenuti del decreto delegato che sta per essere emanato, sul contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti».

Perché pensa che questo avrebbe giovato a ridurre la tensione?

«Perché ormai tutti conoscono il contenuto della riforma sui licenziamenti; ma i media hanno rigorosamente taciuto delle nuove misure di sostegno al lavoratore nel mercato del lavoro: scioperare contro queste misure è davvero un paradosso clamoroso».

Più precisamente quali misure?

«L’ampliamento e l’allungamento del trattamento di disoccupazione universale e il contratto di ricollocazione per chi ha perso il posto».

E la tensione tra le due sinistre?

«Quella era davvero inevitabile».

Ricucibile? «Ricucibilissima. Perché la vecchia sinistra, ogni volta che cade un suo baluardo, due anni dopo se lo dimentica totalmente e passa a pensare ad altro. E accaduto così con la caduta del divieto del lavoro temporaneo tramite agenzia, con l’abrogazione del monopolio statale del collocamento, con la scala mobile, e gli esempi potrebbero continuare».

La riforma del lavoro produrrà occupazione?

«Indirettamente sì. Perché aumenterà molto la quota delle assunzioni a tempo indeterminato, con un effetto importante sulla produttività del lavoro e quindi sulla competitività delle imprese: impresa e lavoratore investiranno di più sulla formazione, soprattutto nella fase iniziale del rapporto. Perché verrà meno uno degli ostacoli principali all’ingresso degli investitori stranieri. Perché in un mercato del lavoro più fluido i lavoratori tendono a spostarsi progressivamente verso l’azienda dove il loro lavoro è meglio valorizzato: si avrà una migliore allocazione delle risorse umane. E sarà più facile e rapido il passaggio dei lavoratori dalle imprese a bassa o nulla produttività a quelle più efficienti».

Quanta occupazione in più e in quanto tempo?

«Se le dessi delle cifre precise non sarei serio. Quello che è certo è che, soprattutto se la congiuntura internazionale migliorerà, questa riforma aiuterà molto la nostra economia ad agganciare meglio la ripresa: in una situazione di grandissima incertezza sul futuro le imprese hanno bisogno di un contratto molto flessibile per sfruttare tutte le possibilità di lavoro».

Quanto c’è delle idee del professor Ichino dentro al Jobs act di Renzi?

«Molto. Per convincersene, basta andare sul mio sito al Portale della Semplificazione e della Flexsecurity, dove si trovano le tre edizioni del progetto del Codice semplificato del lavoro: la prima fu un disegno di legge del 2oog, con le firme di 5o senatori Pd; la seconda fu quella presentata dallo stesso Renzi nel novembre 2012, nel corso della campagna per le primarie».

Rispetto alle obiezioni sollevate dalle Cgil, ci sono esempi stranieri che offrono risposte convincenti?

«Tutti i Paesi del centro e nord-Europa hanno mercati del lavoro che funzionano molto meglio del nostro; e con questa riforma noi ci allineiamo ai loro standard, per quel che riguarda sia l’assicurazione contro la disoccupazione, sia i servizi per l’impiego, sia la disciplina dei rapporti di lavoro».

La precettazione dei ferrovieri era legittima o no?

«A me pare che fosse del tutto legittima. Altro è il discorso circa l’opportunità politica».

Crede che a maggio voteremo per le Politiche?

«Vedo un 5o per cento di probabilità che questo accada. Ma se non saremo riusciti a varare prima una buona legge elettorale non credo che questo aiuterà a rendere più facile il governo del Paese».

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