Profughi e caporali “Così ci sfruttano”

venerdì 15 maggio 2015 REPUBBLICA FIRENZE Pagina: I

Profughi e caporali “Così ci sfruttano”

Arrivano tra oggi e domani a Migliarino altri 150 migranti a cui sarà trovata sistemazione nelle province della Toscana secondo le quote decise nelle settimane scorse. Saranno alloggiati in piccole strutture.

Intanto ieri mattina un seminario alla Camera del lavoro, organizzato da Cgil Firenze e Cgil Toscana e dal titolo “Migranti e lavoro: lo sfruttamento lavorativo nel territorio fiorentino”, ha offerto uno spaccato allarmante di un fenomeno in crescita. Storie raccontate da una ricerca della cooperativa sociale Cat e direttamente dai protagonisti. Come Ali (il nome è di fantasia), impiegato in un’azienda della logistica. «Nella mia cooperativa siamo quasi tutti stranieri-ha detto – “Non devi essere stanco, non devi chiedere soldi, devi fare ciò che ti diciamo noi”: queste le cose che ci dicevano appena si entrava in servizio. Ci hanno tolto la tredicesima, i buoni pasto, gli stipendi ritardavano. Chi diceva qualcosa veniva intimidito, chi si iscriveva al sindacato veniva spostato. Ora le cose sono migliorate, ma è fondamentale informare i lavoratori dei loro diritti».
L’altra storia quella raccontata da Amdi, mediatrice culturale di C.A.T., che si è occupata del censimento della popolazione di uno stabile occupato a Firenze. Qui, gran parte degli uomini lavorava nella stessa cooperativa agricola, in provincia, e ognuno di loro prendeva 400 euro ogni due mesi, in barba al contratto. «Ho cercato di mettermi in contatto con quello che gestiva questo sistema, un somalo, ma mi hanno detto che era diventato ricco e si era trasferito a vivere a Londra», ha spiegato.
Sottopagati o non pagati. Al nero. Senza il riconoscimento degli straordinari e dei contributi previdenziali. Vittime di caporalato e di ricatti. La ricerca di Cat analizza, attraverso interviste a lavoratori, sindacalisti, avvocati e operatori sociali, le forme emergenti di sfruttamento, evidenziando la presenza e la pericolosità di una zona grigia a cavallo tra economia sommersa ed economia criminale. «La cameriera pagata al nero. Il portiere impiegato più ore del dovuto. Il facchino somalo che lavora per 500 euro al mese. C’è il tema delle cooperative spurie e del caporalato: infermiere e badanti che vengono fatte venire in Italia e smistate, e alcune di loro chiedono almeno di non dover prendersi cura di un uomo, lasciando intendere che temono richieste sessuali», ha spiegato Livia Bruscaglioni di Cat. Sollevato il caso delle cooperative spurie della logistica. «Non si riconoscono nei consorzi e non applicano i contratti nazionali, spuntano standard peggiorativi e cresce il rischio di infiltrazioni criminali». Una nuova legge sugli appalti, tra le contromisure chieste dalla Cgil Toscana.
Ieri, infine, si è concluso il corso di formazione gratuito per acquisire competenze come assistente familiare, rivolto a chi, immigrati per primi, è senza lavoro. Le lezioni, iniziate a febbraio e conclusesi questo mese, si sono tenute all’Help center della stazione Santa Maria Novella, sportello, gestito dall’associazione Acisjf, che aiuta i senza dimora o comunque le persone in difficoltà. Al corso di formazione hanno preso parte 32 persone, tutte donne tranne un uomo, età tra i 23 e i 62 anni, provenienti da 16 Paesi: Brasile, Perù, Honduras, Venezuela, Etiopia, Togo, Somalia, Tunisia, Sri Lanka, Romania, Albania, Russia, Ucraina, Moldavia, Georgia e Italia.
Il corso, hanno spiegato i promotori, è finalizzato ad aiutare le persone in difficoltà «ad entrare in contatto con il territorio e a camminare da soli verso l’autonomia». Tra le donne che lo hanno seguito più di una «ha trovato lavoro durante il corso, altre sperano di farlo presto: hanno uno sprone in più per non abbattersi e sperare per il meglio».

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