Progetto Rebeldìa: “Chiudere Camp Darby e attivare percorsi partecipativi per il riutilizzo”

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“Da sempre abbiamo lottato e manifestato per la chiusura di Camp Darby e il suo riutilizzo a fini civili e sociali. L’annuncio da parte del Pentagono di una dimezzamento del più grande arsenale americano di armi in Europa non va però nell’indirizzo auspicato dai movimenti contro la guerra, in quanto siamo di fronte ad un “riposizionamento delle forze militari americane” come ha ben spiegato Manlio Dinucci in un suo recente articolo su Il Manifesto. La posizione strategica di Camp Darby e il potenziamento delle infrastrutture per la movimentazione delle armi rimangono anche se su una area più ridotta. A fronte di questo noi ribadiamo la nostra contrarietà alla presenza di questa base da cui sono partiti le armi e le bombe per i tanti fronti di guerra di questi anni. Ci chiediamo anche quale sarà il futuro di questi spazi se come riferito dal Pentagono le aree che gli americani lasceranno saranno trasferite al Ministero della Difesa? Noi ribadiamo le proposte che insieme con i movimenti abbiamo elaborato in numerosi convegni e iniziative in tutti questi anni. Questo territorio deve essere aperto alla cittadinanza, siamo contrari a nuove destinazioni militari. Siamo profondamente contrari alle ipotesi avanzate dalla giunta Filippeschi attraverso le dichiarazioni dell’assessore Zambito di collocare nelle aree dismesse soldati e mezzi che oggi si trovano nelle caserme Bechi Luserna e Artale. Pisa va smilitarizzata: il progetto caserme è defunto e c’è l’occasione per restituire alla città aree importanti a partire dal Distretto 42 che dopo lo sgombero è da quasi un anno tornato nel più profondo abbandono. Per noi chiudere le basi militari non ha mai significato e mai signicherà aprire al loro posto caserme. Al contempo, lo diciamo sin d’ora, occorre fermare gli appetiti speculativi su queste aree che invece possono essere una grande risorsa ambientale per il nostro territorio. E’ necessario riaprire una grande discussione pubblica e partecipata sul riutilizzo civili di queste enormi spazi, mentre c’è chi vorrebbe o recintarli o metterli nelle mani di costruttori e immobiliaristi. Ed è per questo che già dalle prossime settimane lanceremo un appuntamento pubblico per aprire in città un confronto e un percorso sul futuro delle aree di Camp Darby. E certamente non solo rispetto alla base ma anche agli annessi che Camp Darby ha fino ad ora avuto. Il recente dibattito sul futuro utilizzo dell’ormai ex American Beach di Tirrenia. che gli americani hanno lasciato, ci preoccupa non poco. Noi sosteniamo la proposta avanzata dal Circolo di Legambiente di Pisa perché quella spiaggia torni una spiaggia libera a fronte di una costa che è ormai quasi completamente privatizzata. La costruzione per la pace e la difesa dei beni comuni anche nel caso di Camp Darby vanno come sempre di pari passo e sono inscindibili”. Progetto Rebeldìa

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