Provincia, Rifondazione si astiene dalle elezioni

domenica 5 ottobre 2014, TIRRENO PISA Pagina: V

Provincia, Rifondazione si astiene dalle elezioni

Non parteciperanno al voto i tredici consiglieri comunali di Rc e delle liste vicine «Contrari al decisionismo che annullale rappresentanze politiche territoriali»

di Glanluca Campanella 1 PISA

I tredici consiglieri comunali di Rifondazione Comunista e delle liste a lei vicina, che sono in carica nei Comuni della provincia, non parteciperanno domenica prossima al «simulacro» delle elezioni per i futuri presidente e consiglieri provinciali, per protesta contro «il distacco abissale tra la rappresentanza popolare e i livelli decisionali».
Già avevano mandato un segnale di rottura non depositando liste di candidati il 22 settembre scorso; adesso annunciano che diserteranno pure le urne di piazza Vittorio. E lo fanno con due battute: «Non chiamateci per avere il voto, così risparmiate il credito telefonico»; e «Coi nostri numeri avremmo potuto eleggere un consigliere». Com’è noto, il 12 ottobre sono chiamati 37 sindaci e 501 consiglieri comunali in carica: tra questi (e tra i consiglieri provinciali uscenti) saranno eletti i 12 consiglieri della nuova Provincia. Ci sono tre liste di candidati consiglieri: “Centro sinistra per la provincia di Pisa” (Pd e Sel insieme) che sostengono come presidente Marco Filippeschi, sindaco di Pisa; “Le comunità civiche i territori” e “Forza Italia”, che non hanno candidati presidente collegati. Questa trasformazione della Provincia in ente di secondo livello (non più eletta dai cittadini) è un effetto della «legge forte
mente voluta da Renzi e dal suo sottosegretario Del Rio accusa Rifondazione – che è stata venduta come una riforma clie farà risparmiare, ma in realtà porterà a compimento il primo passaggio significativo dell’attacco alla democrazia».
In una nota firmata da “Una città in Comune” di Pisa, “L’Altra San Giuliano”, “Calcinaia Bene Comune”, “Per una svolta in Comune Casciana Terme – Lari” e Rifondazione, si legge: «Il decisionismo che annullale rappresentanze politiche e territoriali è il mantra con cui il nuovo uomo della provvidenza promette l’uscita dalla crisi». Tradotto: se non c’è collegamento tra i cittadini elettori e le politiche territoriali, si prosegue «la moda di decisioni assunte in un altro luogo», come già avviene in Parlamento dove si «ratificano decisioni di altri». Anche in Provincia succederà così, con l’aggravante che «il nuovo consiglio avrà ancora tutte le competenze e poteri in termini di pianificazione e programmazione di quelle assemblee che in 63 anni di storia democratica delle province erano state elette a suffragio universale», perché Del Rio non ha ridistribuito le deleghe; ma è «difficile che il consiglio potrà rispondere ai cittadini; e non avrà il contrappeso delle funzioni di controllo esercitato dalle opposizioni». Tutto ciò «ricorda tristemente unimpianto funzionale a un solo uomo al comando».

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