Quasi certamente non basterà un solo round

domenica
10 giugno 2018
Testata:
TIRRENO PISA
Pagina:
II

OGGI AL VOTO

L’ipotesi ballottaggio Serfogli-Conti è più che concreta raffronti con il 2013 e con le ultime Politiche di marzo

di CRISTIANO MARCACCI

Il vento caldo dell’estate soffia su Pisa e dintorni. L’aria di ballottaggio si avverte, eccome se si avverte. Dai numeri che balzeranno fuori dalle urne potranno anche arrivare sonore smentite rispetto alle previsioni, ma ad oggi la sensazione è quella di una sfida che si risolverà non nella sola giornata di oggi. La città della Torre è in Italia, è in Toscana e non può certo non risentire delle mutate dinamiche politiche regionali e nazionali. E poi Pisa è a pochi chilometri da Cascina, dove nel giugno 2016 ci fu il ribaltone con il tracollo del Pd e la prima avanzata della Lega nella regione, con l’affermazione della “leonessa” salviniana Susanna Ceccardi, a cui è seguito solamente pochi mesi fa, in occasione delle ultime Politiche, un ancor più marcato trionfo leghista, con l’elezione in Parlamento di tre rappresentanti del Carroccio, tutti, guarda caso, del cascinese, Edoardo Ziello, Donatella Legnaioli e Rosellina Sbrana.

E soprattutto il centrodestra a intravedere, come non mai avvenuto, l’ingresso di Palazzo Gambacorti. Pisa non sarebbe nemmeno la prima delle roccaforti rosse a cadere. I casi più recenti ed eclatanti sono stati, lo ricordiamo, l’elezione di Filippo Nogarin (M5S) a Livorno nel 2014, quella di Alessandro Ghinelli (FI) ad Arezzo nel 2015 e quelle di Francesco De Pasquale (M5S) a Carrara e Alessandro Tornasi (FDI) a Pistoia ne12017.

La tabella pubblicata sotto ci aiuta a compiere un balzo all’indietro di cinque anni e a rivedere come andarono le amministrative nel maggio 2013. Cinque anni possono apparire pochi, ma per quanto riguarda la politica nazionale e locale, coi relativi terremoti e spostamenti di voti, sembra trascorsa un’era. Marco Filippeschi, sindaco uscente dopo due mandati, fu eletto al primo turno, senza bisogno quindi di ballottaggio, con il 53,52% dei voti, trainato dal suo partito, il Pd, poco al di sotto del 39%, grosso modo la stessa soglia raggiunta alle Comunali del 2008, e dalle due liste civiche di “In Lista per Pisa” (di poco sopra il 7%) e dei “Riformisti per Pisa”, vicini al 5% (allora nella coalizione c’era anche Sel, che incassò il 5,25%). Oggi il candidato sindaco del Pd, l’assessore ai lavori pubblici uscente Andrea Serfogli, rischia seriamente di andare verso un problematico e difficilmente pronosticabile ballottaggio, nonostante la storia dica che le urne-bis non sono mai state evitate da un candidato sindaco “nuovo” (successe per il primo mandato di Fontanelli e per il primo di Filippeschi) e nonostante abbia con sé l’appoggio, oltre che del Pd, di tre liste civiche, “In Lista per Pisa”, “Riformisti per Pisa” e “Con Danti per Pisa”.
Ieri, oggi. Cos’è cambiato? Tutto, o quasi. Basta considerare i risultati delle ultime Politiche (nella tabella a destra) e confrontarli con quelli delle Comunali 2013. Partendo dal Pd, si scopre che il partito retto da Martina è passato da un abbondante 38% di cinque anni fa al 24% dello scorso 4 marzo. Per contro, su altri versanti c’è stata un’autentica esplosione di consensi. Il Movimento 5 Stelle è schizzato dal 9,2 (la percentuale dell’allora candidata sindaco Valeria Antoni) al 23,63% e nel centrodestra si è registrato il boom della Lega. Cinque anni fa i leghisti non arrivarono nemmeno all’uno per cento (0,35% per l’esattezza), mentre pochi mesi fa il risultato di Salvini nel comune di Pisa è stato un qualcosa di storico: 17,82%. Un guizzo formidabile che ha bloccato anche le velleità degli alleati di Forza Italia e Fratelli d’Italia. Non è un caso che il candidato a sindaco Michele Conti sia stato praticamente “imposto” dalla Lega.
Se vogliamo dare per scontato il ballottaggio Serfogli-Conti, il prossimo 24 giugno dovrà sciogliere diversi interrogativi. Innanzitutto, ci sarà da verificare quanto Roma possa arrivare ad influenzare Pisa. Dopo la nascita del governo Conte, sostenuto da Lega e Cinque Stelle, sarà interessante vedere come si comporteranno i grillini. Si schiereranno con il candidato leghista o diserteranno le urne? Inoltre, occhio a chi potrebbe fare da ago della bilancia: Antonio Veronese (Patto Civico e Progetto Pisa) potrebbe decidere per un apparentamento per Serfogli o per Conti. Stesso discorso per Raffaele Latrofa (Pisa nel cuore). Infine, cosa faranno Ciccio Auletta (Una Città in Comune, Rifondazione Comunista e Pisa Possibile) e Simonetta Ghezzani (Sinistra Italiana)? Raccoglieranno oppure no l’appello ad arginare l’avanzata della destra avanzato da Paolo Fontanelli (Liberi e Uguali), fuori dalla competizione ma sostenitore di Serfogli?

Lo scenario è piuttosto complicato e incerto. L’importante è che le idee chiare ce l’abbiano gli elettori.

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