Quel bisogno di sicurezza che monopolizza la politica

mercoledì
20 giugno 2018
Testata:
REPUBBLICA FIRENZE
Pagina:
II

L’analisi. Una comunità al voto

Dal centro alle periferie si diffondono paura, rabbia, senso di solitudine Il Pd si interroga: “Non è vero che questa è una città pericolosa”

ERNESTO FERRARA

«Qui ci sono palazzoni interi dove abita solo una famiglia italiana o due, poi tutti stranieri. Noi s’era chiesto di fare un centro di quartiere all’ex Polveriera e c’hanno messo i migranti. Vi pare normale? Stavolta il Pd deve andà a casa», si inalberano tra un ponce e un caffè i frequentatori del “Bimbo Bar” del Cep, il quartiere un tempo super rosso che oggi tifa Salvini. «Vi meravigliate della rissa tra senegalesi e tunisini? Ma se qui è sempre così! Ogni sera ci sono le gang degli spacciatori che si affrontano e non si vede mai una volante. Servono agenti e controlli, serve sicurezza, finora non ne abbiamo visti», invocano i titolari dei bar e dei ristoranti più in vista del centro-salotto, tra piazza Dante e piazza delle Vettovaglie.

Hai voglia a sgolarsi, per quelli del Pd e per il loro candidato Andrea Serfogli. «Non è vero che siamo una città malfamata. Ci sono problemi da risolvere ma basta con questa narrazione di Pisa come il Bronx» strepitano gli strateghi della campagna dem da settimane. Eppure non c’è quartiere a Pisa dove girando non salti fuori un allarme furti, un’emergenza spaccio, un maldipancia anti immigrati. Dal centro alle periferie, dai lungarni a Sant’Ermete. La paura e la rabbia. L’incertezza, i timori, la solitudine. Vera o percepita che fosse, è l’insicurezza il filo rosso che ha legato questa campagna elettorale. Con la destra galvanizzata e i dem all’inseguimento. Mettendo in fila gli episodi degli ultimi mesi – la sparatoria al Cep di febbraio, l’aggressione degli abusivi senegalesi ai poliziotti un mese fa e prima ancora quella ai finanzieri di un anno fa – con un’abile strategia social il candidato della destra, Michele Conti, e la sua spietata manovratrice, la zarina di Cascina Susanna Ceccardi, sono arrivati al 40% nei quartieri un tempo di sinistra come il Cep e l’Oratoio. Per i dem, anche se il ballottaggio li premiasse, non potrebbe che aprirsi una riflessione: com’è stato possibile che una classe dirigente al potere da 70 anni e strafavorita si sia ritrovata così in affanno a inseguire la Lega primo partito col 25% quando era allo 0,35% solo 5 anni fa?

Chissà, forse un giorno scriveranno dei libri su come abbia fatto l’ex feudo dalemiano a trasformarsi in terreno di caccia per leghisti. Anzi, qualcuno ha già iniziato a lavorarci: il Coling Lab e il Medialab dell’Università di Pisa hanno analizzato il linguaggio dei candidati sindaco ed è venuto fuori che le emozioni su cui più spesso ha puntato Conti sono state disgusto, rabbia e paura. Manco a dirlo Serfogli: fiducia, gioia, speranza. Il racconto della paura che trionfa. Forse ci sono anche delle furbate: la Digos pisana sta ad esempio verificando l’autenticità degli allarmi sulle contestazioni anarchiche anti Salvini annunciate nei giorni scorsi da nuovi profili Facebook. «Io ancora non capisco come sia stato possibile farci fregare così», non si dà pace un autorevole esponente toscano del Pd. Ma a ben pensarci è come se un fiume carsico stesse forse scavando ormai da anni. Come se Conti e la sua “burattinaia” Ceccardi non fossero che l’epifania finale di un moto di ribellione profondo eradicato. Animato dal bisogno di sicurezza. Ma anche dalla delusione perla sinistra. «E che c’è di strano se la Lega vola? La sinistra in questi anni non ha più saputo parlare al suo ceto di riferimento ma ha pensato bene di stravolgere la vita a qualche milione di persone con la Fornero. Non è vero che abbiamo il problema delle periferie malfamate a Pisa, abbiamo solo il problema della sinistra che ha smesso di fare la sinistra. Il Cep non è la Magliana eppure passa questo messaggio. Quante volte gli amministratori sono andati a prendersi le offese della gente in questi anni? Chi li ha visti?» si domanda polemicamente ad esempio uno come Sergio Cortopassi, ex sindaco socialista nei primi anni’90, che al Cep ci vive. Per recuperare ora i dem si affidano a un rush finale coi big: Gentiloni, Veltroni, Calenda. Basterà o la narrazione di Salvini e dei suoi ha ormai vinto? Dalla sinistra-sinistra che al primo turno ha votato per Auletta inizia a levarsi qualche voce pro Serfogli: «Il Pd non capisce nulla ma è sempre meglio dei fascisti». «La gente non ne può più, torno venerdì a Pisa» annuncia ieri Salvini. E c’è da giurarci che non sfoggerà l’aplomb da ministro.

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