Quell’inceneritore è un rischio per la salute

lunedì 26 maggio 2014, TIRRENO PISA Pagina: 12

Quell’inceneritore è un rischio per la salute

Con riferimento all’annunciata introduzione sperimentale per il prossimo biennio del sistema di raccolta rifiuti porta a porta confinato alla frazione di Ospedaletto, ci preme fare alcune considerazioni.
In barba alle insistenze di detrattori professionisti del porta a porta, siamo coscienti che quello sia l’unico sistema di raccolta che innalza velocemente i livelli di differenziata, che si applica con risultati ottimi a territori pluri-frazionati come San Giuliano Terme e al contempo a metropoli ad altissima densità abitativa come San Francisco.
Non possiamo però condividere la forma “sperimentale” ed in un solo quartiere: ciò non costituisce una svolta nella politica attuata fino ad oggi in tema di rifiuti, politica che ha portato la nostra città a percentuali di raccolta differenziata da Paese sottosviluppato, a far pagare ai cittadini le sanzioni stabilite dalla legge, a sobbarcarsi i costi di un inceneritore che perde 3,5 milioni e mezzo all’anno, ma soprattutto che espone gli abitanti delle zone di Pisa sud est a rischi gravissimi per la salute, se è vero quanto scritto dalla stessa Geofor nei suoi documenti già nel 2009: «L’impianto manifesta la sua intrinseca debolezza in quanto fondato su una tecnologia ormai vetusta per cui per renderlo operativo e sicuro necessita di continui e costosi interventi».
Da allora si sono susseguiti superamenti dei limiti di emissione di diossine, furani, idrocarburi policiclici aromatici (tutti cancerogeni), nel 2010, nel 2011 e nel 2013.
Dal 2013 ad oggi, come è possibile vedere sul sito di Geofor, assistiamo ad una continuo spegnimento ed accensione dei forni di entrambe le linee e non sappiamo se tutto ciò è motivato da nuovi superamenti dei limiti.
Certo è che l’impianto è bollito e che l’inceneritore è il responsabile del mancato decollo della raccolta differenziata a Pisa, perché necessita di alimentarsi di rifiuto indifferenziato, tant’è che ormai brucia quasi esclusivamente rifiuti provenienti dal territorio del comune di Pisa.
Se si fossero attuate le richieste contenute nella petizione consegnata da “Non Bruciamoci Pisa” nel 2007, firmata da circa quattromila cittadini/e sul rapido inizio del porta a porta in tutta la città, su iniziative di riduzione dei rifiuti alla fonte, che oggi sono previste dalla legge, non saremmo a questo punto, ma a ben altra realtà, come già attuato in province tipo Trento, Reggio Emilia o Belluno che hanno spento o rinunciato all’incenerimento dei rifiuti!

Carlo lozzi per il comitato Non Bruciamoci Pisa

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