“Quello che le donne vogliono”. Il Comune si tira indietro

2 aprile 2014, Pagina Q

“Quello che le donne vogliono”. Il Comune si tira indietro

Il Comune di Pisa si defila dal patrocinio dato all’iniziativa “Quello che le donne vogliono”, in programma dal 4 al 6 aprile alla Stazione Leopolda. Lo afferma l’assessore alle Pari Opportunità Marilù Chiofalo, dopo aver visto la locandine dell’evento ed aver valutato la comunicazione dell’iniziativa “non coerente con gli accordi presi”.
Una decisione presa a pochi giorni dall’evento, e all’indomani della dura presa di posizione della lista civica Una Città in Comune, che aveva stigmatizzato la concessione del patrocinio, per un’iniziativa, affermava la lista, “che propone un’immagine stereotipata della donna, quasi che la realizzazione dei desideri femminili debba passare esclusivamente attraverso la cura del corpo e dell’estetica”.
Manifesti e locandine però sono già stati distribuiti e affissi, con tutta probabilità rimarrà il logo del Comune anche se questo ha, di fatto, revocato il patrocinio. Dice l’assessore Chiofalo: “La richiesta è arrivata al mio assessorato, che prima di decidere sulla concessione del patrocinio ha chiesto un incontro nel corso del quale sono state concordate alcune caratteristiche dirimenti per il Comune, sia sui contenuti dell’iniziativa che sulla comunicazione”.
E anche se alcuni contenuti come workshop o momenti di sensibilizzazione su temi come l’alimentazione o le strategie di apprendimento, rispecchiavano una sintonia di visione fra Comune e organizzatori, nel complesso ma soprattutto nella comunicazione, gli accordi non sarebbero stati rispettati. “Ieri (martedì, ndr) purtroppo ho visto su Facebook il manifesto e ho riscontrato che gli accordi non erano quelli presi”, dice ancora Chiofalo. “Ho quindi preso i provvedimenti nelle mie competenze: vista la comunicazione fatta, che non rispecchia i nostri valori di genere, nel mio scritto ho affermato che non ci sono più le condizioni per il patrocinio. Bisognerà vedere dal punto di vista formale la procedura quale sarà”.
“Ho ritenuto con rammarico di dover puntualizzare con gli organizzatori gli accordi presi – aggiunge – su cui loro stessi erano parsi sinceri. Tendo a pensare che ci sia stato un grossolano errore di comunicazione, perché nell’incontrare gli organizzatori sembrava una buona occasione per intercettare target diversi su temi importanti. Era stato chiesto espressamente che il titolo non comparisse, dato che ritengo che siano le donne a stabilire ciò che vogliono, e che il contenuto dei manifesti rispecchiasse in modo preciso la distinzione tra la parte commerciale e quella di sensibilizzazione sociale. Anche la scelta del volto utilizzato per la locandina però mi ha infastidito”.
Per quanto riguarda la Provincia, per la quale la concessione di patrocini non è di competenza dell’assessore ma dell’ufficio di Gabinetto, il patrocinio non verrà revocato. “Non ci sono elementi discriminatori che ci possano indurre a revocare il patrocinio”, dichiara Alessandro Caprai, capo di gabinetto della Provincia. “Il commento sullo stereotipo di genere è una valutazione politica, che però in questo caso non facciamo perché non si tratta di un’iniziativa espressamente politica o discriminatoria nei confronti di qualcuno. Certo, l’iniziativa ha un carattere prevalentemente commerciale e “consumistico”, ma non possiamo escludere forme di promozione del territorio come questa, sulla base di considerazioni di merito di un certo spessore, che in questo caso non ci sembra di rilevare”.
Ma l’assessora provinciale alle Pari Opportunità Anna Romei non la pensa così: “Non sono stata coinvolta su questa scelta, ma se lo fossi stata avrei negato il patrocinio”, dice chiaramente. “Già negli anni passati avevo visto questa manifestazione, ma l’immagine della donna che viene proposta è lontana dalla mia cultura politica e personale”.

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