Regione, il Pd vuole il rimpasto. Il governatore: «Scioglietevi»

giovedì
28 giugno 2018
Testata:
TIRRENO
Pagina:
5

DOPO LE ELEZIONI

Scontro aperto a Firenze Il capogruppo Marras: «Dopo la sconfitta alle comunali è evidente che non può restare tutto come prima»

FIRENZE

«Con Rossi finora abbiamo avuto un ruolo negoziale: dal governatore arrivano la busta A o la busta B sulle cose da fare e a noi non resta che scegliere. Non può più essere così, senno risultiamo politicamente trasparenti, e dopo la batosta non possiamo permettercelo». E chi chiede a Leonardo Marras se con le sue parole il Pd toscano stia invocando un rimpasto di giunta a Enrico Rossi, lui non ci gira troppo intorno: «Dopo il terremoto è evidente che non può restare tutto come prima, io sono disposto a mettere in discussione il mio ruolo».

Parla dal suo ufficio il capogruppo dem in consiglio regionale. Un potere che rischia di tramontare di fronte allo tsunami leghista. Quell’onda ora rischia di travolgere la Regione nel 2020. Ed è chiaro che la baldanza con cui le truppe sovraniste di Susanna Ceccardi hanno conquistato Massa, Pisa e Siena potrebbe travolgere anche la Toscana. L’immobilismo li condannerebbe all’estinzione definitiva.

Per questo da tempo rimbalzano voci su possibili candidature alla successione di Enrico Rossi. Ieri il sito sussidiario.net ha lanciato perfino il nome Matteo Renzi. E s’avanza fra li rami e rametti dell’appassito Giglio Magico un’ipotesi Luca Lotti. «Ma quali nomi? si schermisce Marras – Intanto ridiamo una guida al partito regionale, è finita l’ora della reggenza, il 14 luglio, con l’assemblea, o al massimo a settembre con il congresso, eleggiamo un segretario».

«Serve una svolta, per ora nella giunta Rossi ci sono solo due assessori autonomi, Bugli e Ceccarelli. Gli altri sono schiacciati da Rossi, decide tutto lui. Se vogliamo reagire dobbiamo ridare concretezza all’azione di governo», dice un deputato renziano.

Nel mirino ci sono la cultura e la vicepresidente Monica Barni; ma i dem vogliono uscire dall’angolo anche su alcuni fronti diventati trincee con il governatore: rifiuti e sanità. Così anche Federica Fratoni è a rischio per l’ambiente. Non lo è Stefania Saccardi, «ma dobbiamo dare risposte sulle liste di attesa e stop al centralismo fiorentino», dice Marras. Chi entrerà? Se per la vicepresidenza si pensa a un esponente di partito, per l’ambiente i dem vogliono un profilo tecnico. Insomma, una piccola rivoluzione in un clima non proprio sereno. La sinistra di governo ha appena subito una sconfitta quasi ultimativa e, manco a dirlo, ha ripreso a litigare. Dopo essere stato apostrofato dall’europarlamentare Dario Danti come l’«icona di un fallimento», Rossi ieri prima ha definito «ininfluente Leu», poi ha detto che la Toscana «non si riconosce più nel Pd». In pratica un invito a scioglierlo. E di essere responsabile «da mai renziano, che Renzi diventasse segretario», perché da allora non sono più rosse Arezzo, Grosseto, Livorno… insomma, di non avergli impedito di sfasciare tutto.

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