Rete delle Città in Comune: Contrasto al Regionalismo differenziato.

Rete delle Città in Comune

Contrasto al Regionalismo differenziato. Impegno prioritario della Rete delle Città in Comune, assunto dall’assemblea nazionale di domenica scorsa. Ordini del giorno nei consigli comunali e mobilitazione nel paese.

12 luglio.

E’ prioritaria oggi l’opposizione contro l’“autonomia regionale differenziata” e la Rete delle Città in Comune, come condiviso nella sua ultima assemblea nazionale di domenica scorsa, sarà in prima fila con tutte quelle associazioni, movimenti, forze politiche, sociali e sindacali che si stanno battendo contro questo provvedimento. In stretta relazione con la piattaforma dell’assemblea tenuta in concomitanza a Roma, a cui la Rete ha pienamente aderito.

L’autonomia differenziata non è altro che una vera e propria “secessione dei ricchi”, che avrà effetti devastanti a partire dall’accentuare le disuguaglianze sociali a seconda della residenza, cioè del “suolo”. Un disegno che viene da lontano e che affonda dal punto di vista istituzionale le sue radici nella sciagurata contro riforma fatta dal centrosinistra (anche) del titolo V° della nostra Costituzione. Così si è aperta una “autostrada” ed oggi Regioni amministrate tanto dal centrodestra quanto dal centrosinistra , vedi il caso dell’Emilia provano a dare l’ultima spallata. Siamo davanti non solo alla messa in discussione dei principi costituzionali di solidarietà e dell’obiettivo fondamentale di rimuovere le cause delle disuguaglianze sociali, ma vi sarà la totale discrezionalità regionali su sanità, scuola, cultura, ambiente – in assenza (come lo è stato fino ad ora, pur previsto dalla riforma del 2001 e seguenti) del fondo di perequazione e dei cosiddetti Livelli Essenziali di Prestazioni, quindi di una parvenza di tenuta (mai di riequilibrio) dal punto di vista finanziario e di effettiva prestazione di servizi, delle differenze fra territori. Insomma cittadine/i di serie a e serie b a seconda della loro collocazione geografica, territori in competizione tra di loro e farne le spese saranno gli ultimi. Una controriforma i cui costi in buona parte si scaricheranno anche sugli enti locali, chiamati – per quanto potranno – a calmierare le esigenze dei propri cittadini e delle proprie cittadine.

Per noi quindi il no al regionalismo differenziato è nodo centrale e un discrimine politico. E anche l’occasione per rilanciare – fra l’altro – nel dibattito non solo istituzionale una “questione meridionale” di cui non si parla più e che invece già oggi vede disuguaglianze sociali “differenziate” dividere il paese. Presenteremo ordini del giorno nei consigli comunali, e lavoreremo ad ogni azione di pressione politica perché amministratori locali si esprimano nettamente – e pubblicamente, in maniera diffusa – contro questa sciagura. Anche collaborando con chi – e sono tanti – si stanno già impegnando su questo fronte, a partire dalla prossima assemblea nazionale a settembre

La Rete delle Città in Comune

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