Ricordo del professore Marcello Buiatti

Ci ha lasciato in questi giorni Marcello Buiatti, genetista di fama mondiale e per anni docente nelle università toscane. Figlio di un professore schierato contro il regime di Mussolini e di un’ebrea polacca ricercata dai repubblichini, Buiatti è stato segnato dalla sua dolorosa esperienza di bambino scampato alla Shoah: anche per questo aveva maturato una particolare sensibilità antirazzista e antifascista, e aveva contribuito – tanto nelle sue attività scientifiche quanto nell’impegno civile e politico – a contrastare i discorsi d’odio e la xenofobia. Nel 2008, settanta anni dopo le leggi razziali, si fece promotore del “Manifesto degli scienziati antirazzisti”, firmato nella stessa località di San Rossore in cui furono sottoscritte le norme del 1938. E’ stato presidente di ANPI Pisa e si è impegnato per anni nel mondo dell’associazionismo ambientalista. Lo ricordiamo con questa intervista, rilasciata al quotidiano online Pisanotizie il 5 Marzo 2009

——————

DNA dei rumeni? La nuova follia del razzismo genetico
Marcello Buiatti, genetista, sulle indagini per lo stupro a Roma: “dal DNA non si capisce la nazionalità”
Da Pisa Notizie, 5 Marzo 2009

http://www.pisanotizie.it/index.php/news/news_20090305_intervista_marcello_buiatti.html

Escono scagionati dall’esame del DNA, i due romeni accusati di aver violentato una ragazza nel parco della Caffarella, a Roma, lo scorso 14 Febbraio. Ma i colpevoli, secondo gli inquirenti, andrebbero cercati comunque all’interno della comunità romena: sarebbe infatti proprio l’esame del DNA a indirizzare i sospetti verso questo gruppo nazionale. Gli investigatori – dice Il Corriere della Sera di ieri – avrebbero sottoposto ad un esame accurato «il cromosoma Y estratto dal DNA»: «attraverso l’analisi di questo particolare componente», si legge ancora sul Corriere, «si può ricavare l’etnia del profilo genetico».

Sono affermazioni, queste, che richiamano alla mente le teorie razziali di alcuni decenni fa. Esisterebbero dunque caratteristiche genetiche proprie dei romeni?

Ne abbiamo parlato con Marcello Buiatti, docente di genetica presso l’Università di Firenze. Il professor Buiatti è molto conosciuto nella nostra città, dove ha vissuto per gran parte della sua vita e dove abita tuttora: noto soprattutto come scienziato e docente universitario, è uno degli estensori del «Manifesto degli Scienziati antirazzisti», licenziato a San Rossore l’estate scorsa sotto gli auspici della Regione Toscana.

Professor Buiatti, dunque gli investigatori avrebbero deciso di seguire la “pista romena” dopo aver esaminato il cromosoma Y estratto dal DNA…

Che sciocchezza… È un’affermazione che non sta né in cielo né in terra. Tra l’altro le cose sono rovesciate: è il DNA che sta nel cromosoma Y, non viceversa…

Andiamo per ordine. Faccia capire anche ai profani come stanno le cose.

Ovviamente si tratta di questioni molto tecniche, che è difficile spiegare in un’intervista. Cerco di chiarire, semplificando molto.

Tutti gli esseri umani hanno gli stessi geni, ma in varianti diverse. Possiamo immaginare i geni come “pezzettini” di DNA (il DNA è fatto di tante altre cose, non ci sono solo i geni, ma questo adesso non ci interessa). Ogni individuo ha un patrimonio genetico diverso dagli altri individui: se prendiamo due esseri umani qualsiasi, troviamo almeno un milione di “varianti”, di differenze.

Ora, ecco il punto: l’analisi dei DNA umani ha dimostrato che queste differenze sono molto rilevanti anche tra persone della stessa popolazione. Detto in termini semplici, e un po’ brutali: dal punto di vista genetico, due italiani sono diversi tra loro quanto lo sono un italiano e un bantu… Non esiste un “patrimonio genetico” proprio degli italiani, o dei bantu. Per questo le teorie della razza non hanno significato scientifico.

Come hanno fatto allora gli investigatori a estrarre la nazionalità dei sospetti?

Non è possibile un’operazione del genere. Lo ripeto: se confronto i genomi non sono capace di distinguere – per esempio – chi è bantu e chi è italiano. È impossibile classificare una persona come appartenente a un continente: figuriamoci ad una singola nazione.

Dunque, non c’è un «DNA romeno», o un «DNA italiano»…

Non esistono cose del genere, non diciamo sciocchezze! Non ci sono, dal punto di vista genetico, differenze rilevanti tra i gruppi etnici o nazionali. Le ricerche scientifiche, tra l’altro, sono ormai concordi nel dire che gli esseri umani, come li conosciamo oggi, discendono da gruppi partiti dall’Africa in un periodo collocabile tra i 100.000 e i 200.000 anni fa. E si calcola che questi gruppi fossero composti in tutto da 10-15.000 persone. Come dire che abbiamo tutti degli antenati comuni…

E poi, scusatemi, ma non occorre essere genetisti per sapere che non può esistere una “razza romena”. I romeni sono il frutto di mescolanze storiche: in Romania ci sono stati i daci, gli antichi romani, gli slavi, gli ungheresi… E questo accade per tutti i popoli: le “nazioni” di oggi sono frutto di mescolanze, di incroci, di incontri.

Ma allora, come è venuta fuori questa storia del DNA romeno?

Il «DNA romeno» è una cosa che non ha alcuna legittimità scientifica. La questione, mi pare, è tutta politica. Si è fatto un gran parlare dei romeni stupratori, qualcuno ha costruito su questo un’intensa propaganda politica contro i Rom e gli immigrati. Ora le indagini smentiscono la “pista romena”, e si deve correre ai ripari…

Intervista a cura di Sergio Bontempelli

Condividi questo articolo

Lascia un commento