Rigenerare e valorizzare socialmente i beni comuni urbani

Un primo passo per un percorso partecipato e trasparente. Raccogliamo contributi e proseguiamo il confronto

 

Innanzitutto ringraziamo molto tutti coloro che sono riusciti a partecipare all’assemblea alla Stazione Leopolda dello scorso 25 giugno. Crediamo che sia stato un primo passo molto positivo nella costruzione di una discussione pubblica e trasparente sul tema degli spazi sociali ed associativi in città. Discussione che, come abbiamo evidenziato, ad oggi manca in città.

Dal confronto con le tante esperienze presenti è emersa la forte necessità di avviare un nuovo metodo di lavoro basato su trasparenza e partecipazione: si tratta di costruire una vera inversione di tendenza rispetto alla messa in atto dei meccanismi di mercificazione che contraddistingue l’amministrazione di quelli che sono veri e propri beni comuni, nell’amministrazione locale e non solo.  La nozione di “beni comuni urbani” e il patrimonio di elaborazione teorica e giuridica che negli ultimi anni ha trovato anche una sua concretizzazione, grazie a numerose esperienze nate in tutta Italia e anche a Pisa, indicano la via maestra da seguire per articolare una proposta di sistema che si incentri su questi cardini:

– autonomia delle associazioni e autogestione delle attività;
– rottura di “vincoli e legami” economici;
– sviluppo di forme reali di cooperazione e non di competizione nel mondo associativo.

Ad oggi l’Amministrazione invece mette in atto logiche molto diverse, per cui ad essere premiati sono sempre più i soggetti “forti economicamente”. Servono regole chiare, coraggio politico e amministrativo nel riconoscere le esperienze che negli anni sono cresciute in città, anche a partire da pratiche di riappropriazione. E servono nuovi strumenti di partecipazione e confronto tra cittadini, associazioni e Amministrazione per avviare un reale percorso di rigenerazione urbana perchè a Pisa ci sono troppi spazi chiusi, abbandonati o sottoutilizzati.

Di tutto questo e di molto altro si è parlato nell’assemblea del 25 giugno. Tante le esigenze che sono emerse: da una nuova regolamentazione e diffusione degli orti sociali, alla questione di come garantire gli spazi culturali e dell’autoproduzione; dalla costruzione di un diverso rapporto con l’università alla questione di come tenere aperti i luoghi di diffusione della cultura scientifica; dalla vita delle piazze e di luoghi come il Giardino Scotto e la Cittadella (oggi inaccessibili), al recupero delle aree private abbandonate, delle ex-caserme, degli spazi autogestiti nelle periferie; dalla necessità di affrontare le difficoltà dei circoli ARCI, che nel territorio operano alla tenuta nel tessuto sociale, alla possibilità concreta per tante nuove associazioni di nascere e svilupparsi, anche attraverso l’individuazione degli spazi.

Il richiamo finale e comune è stato proprio quello ad un nuovo metodo: su questo abbiamo registrato un grande interesse e anche una condivisione sull’atto di indirizzo che stiamo proponendo. Per questo chiediamo a tutte e tutti di inviarci interventi, contributi, osservazioni nei prossimi giorni: per proseguire ed allargare il confronto in vista della seduta del consiglio comunale in cui si discuterà questa proposta.

Abbiamo bisogno di costruire un diverso rapporto tra il dentro e il fuori del consiglio comunale, abbiamo bisogno di liberare spazi fisici ma anche immateriali, e questo può essere un primo passo.

Una città in comune – Rifondazione Comunista

Per contributi ed interventi scrivete a info@unacittaincomune.it

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