Rossi furioso: non posso chiudere le cave

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Rossi furioso: non posso chiudere le cave

Settimana clou dopo le polemiche con la Marson, il presidente su Fb anticipa il possibile accordo: regolare l’escavazione.

«Chi pensa che si debbano chiudere le cave esprime una posizione velleitaria che non tiene conto dei problemi del lavoro né del fatto che le cave appartengono da secoli al paesaggio delle Apuane», scrive il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi sul suo profilo Facebook. Però aggiunge subito dopo: «Le attività di escavazione devono quindi essere regolate, contenute e controllare per ciò che riguarda l’impatto ambientale e paesaggistico».
A tre giorni dalla riunione di maggioranza, prevista per giovedì pomeriggio, sul piano paesaggistico, in vista del consiglio regionale del 10 marzo prossimo, Rossi disegna i paletti della mediazione tra il gruppo del Pd che nei giorni scorsi ha presentato un maxi emendamento che interviene su alcuni capitoli, in particolare sulle cave delle Apuane, e l’assessore all’urbanistica Anna Marson.

Rossi furioso. Ora di pranzo della prima domenica di quaresima, vento e piccoli squarci di sole a Firenze. La voce del governatore è mesta, parla a monosillabi, umore nero: «Sono furioso», sbotta. Furioso per le polemiche di questi giorni sul piano paesaggistico. Annusa nell’aria un clima che sembra riportare l’orologio della regione a cinque anni fa quando la Toscana era sotto assedio a livello nazionale per i presunti ecomostri, le colate di cemento, il paesaggio violato. Ricordate le polemiche di personaggi del calibro diAsor Rosa e Settis tuonare contro la «Toscana non più felix»? Una delle regioni più belle del mondo ferite da un eccesso di cemento.
Con l’avvento di Rossi alla guida della Regione, la Toscana, si direbbe oggi, cambia verso, e all’urbanistica si insedia la Marson, professore ordinario di Paesaggio all’università di Firenze. L’indicazione di Rossi al neo assessore è precisa: basta con il consumo del suolo, no a nuove costruzioni ma recupero di quelle esistenti, impronta ambientalista sull’urbanistica. La Marson diventa un fiore all’occhiello.
Tra il Pd e la Marson. Giunto ad un passo dal traguardo, il governatore avverte il pericolo di un ritorno al passato. Non si aspettava le polemiche di questi giorni. Soprattutto i giudizi al vetriolo della Marson. Che ai suoi più stretti collaboratori dice: «Come andrà a finire? Dipende da cosa vorrà fare Rossi». Così il governatore è stretto tra l’incudine della Marson e il martello del Pd con il segretario regionale Dario Parrini. Che al Tirreno spiega: «Io sono per i volumi zero e contro il consumo di suolo. Ma sono anche contro gli eccessi vincolistici e burocratici che ostacolano gli investimenti per recuperi e perfino il mantenimento di attività esistenti. Sono perla tutela ma contro l’ingessamento». il patto del Nazareno. Rossi nutre sospetti furiosi contro la Marson: il governatore si sente come tradito dall’assessore che ritiene di aver sempre difeso. E i sospetti si ingigantiscono nel pomeriggio di ieri quando la Rete dei comitati per la difesa del territorio, la stessa che cinque anni fa tuonava contro la Toscana del cemento, accusa l’emendamento presentato dai consiglieri del Pd di riproporre nientemento che il patto del Nazareno: «Con il maxiemendamento del Pd al Piano Paesaggistico il partito del mattone e del marmo tenta di distruggere il Piano paesaggistico, già adottato all’unanimità in Consiglio regionale nello scorso gennaio. Tale maxiemendamento ricalca persino sul piano linguistico le osservazioni di Forza Italia, riproponendo in chiave regionale il patto del Nazareno, con l’esito di svuotare il Piano e vanificarne gli obiettivi, corrispondendo ai desiderata dei cementificatori e delle lobby del marmo».
Siamo al braccio di ferro. Con qualche punto fermo. La Marson non si dimetterà (nè sarà costretta a dimettersi) prima del consiglio del 10 marzo. Altro punto fermo: Rossi e il Pd hanno tutto l’interesse di concludere la legislatura approvando il piano senza aprire fronti di guerra contro il mondo ambientalista. «anche se sarà emendato in alcuni punti, il piano del paesaggio della Toscana resterà un piano virtuoso, antispeculazioni, in linea con la filosofia dei volumi zero e del no al consumo di suolo», conclude Parrini.

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