Rosso e blu i colori della protesta in piazza

TIRRENO PISA Pagina: III

Rosso e blu i colori della protesta in piazza

Il rosso e il blu sono i colori della protesta. Le bandiere della Cgil – insieme a quelle sventolate dai sindacalisti e dagli iscritti di Uil e Ugl – dipingono il corteo contro il Jobs Act. Già in piazza Guerrazzi, e poi in via Benedetto Croce, è un turbinio di colori.
A Pisa, dall’area vasta che un tempo doveva diventare provincia, arrivano rappresentanti dei lavoratori, pensionati, dipendenti statali e in minima parte anche privati (sfilano, fra gli altri, gli operai della Trw di Livorno e gli impiegati di alcune cooperative di servizio). Ci sono anche i cosiddetti antagonisti, critici verso i sindacati e naturalmente nei confronti del governo Renzi. Chiudono il corteo, seguiti dalle forze dell’ordine. Sono giovanissimi e fra loro ci sono moltissimi studenti delle superiori. L’obiettivo è unanime: protestare contro il governo guidato da Matteo Renzi. Molti gli slogan contro l’ex sindaco di Firenze, così come i cartelli che denigrano il JobsAct.
Lido è arrivato da Massa. É in pensione. Vuole gli 80 giuro. «Io ne prendo 900 al mese – afferma – e ho lavorato 36 anni alla Montedison». Gli ultimi dieci, prima di iniziare a riscuotere l’assegno previdenziale, li ha però passati in cassa integrazione. Con due figli, che per fortuna lavorano, Lido – facendo attenzione a non spendere troppo – riesce ad arrivare a fine mese. «Non condivido le politiche del governo racconta mentre cammina lungo Corso Italia- e ce la metteremo tutta per mandarlo a casa». C’è molta rabbia. Una rabbia che forse oscurale proposte. Alessandro arriva da Livorno. È partito a bordo di un pullman di pensionati per partecipare alla manifestazione pisana. «Fra Renzi e Berlusconi non c’è discontinuità – spiega – e il governo non ha fatto ciò che aveva promesso».
Ci sono dei ragazzi che suonano la cornamusa. Hanno imparato da amici scozzesi. Non sono lì per caso: uno di loro lavora per la Manutencoop di Pontedera. Fa il portiere in uno stabile dell’università e sostiene che da quando è cambiato un appalto le sue ferie si sono azzerate. «Ho frequentato un istituto alberghiero – racconta- e cinque anni fa, quando ho iniziato a lavorare in cooperativa, i miei amici mi prendevano in giro. Due anni più tardi, però, erano i primi che mi chiedevano se da me fossero previste assunzioni». In piazza ci sono diversi lavoratori della Trw di Livorno. «Ci ritroveremo ad andare al Centro per l’impiego – dice un operaio – ed è un dramma che colpisce 500 famiglie». Protestano anche i dipendenti della grande distribuzione. Come i dipendenti dei supermercati Esselunga della provincia di Lucca. Non ce l’hanno con Bernardo Caprotti, ma con lo Stato. «Senza l’articolo 18 – sostengono – potremo essere licenziati con facilità. Abolirlo è sciagurato». E a pensarla come loro moltissimi altri lavoratori, tutti in piazza contro il Jobs Act.

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