Salviamo la legge 185/90 sul controllo dell’esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento

Una città in comune aderisce alla campagna della Rete pace e disarmo per chiedere alle/ai deputati di non svuotare la legge 185/90.

Il parlamento approvò la legge in seguito a una forte pressione popolare che chiedeva controlli sull’export di armi. Fu reso possibile il controllo da parte del Parlamento grazie alla relazione annuale che forniva notizie dettagliate su produzione e export di armi e sull’interazione tra aziende e banche. Quest’ultimo aspetto rese possibile la campagna No alle banche armate che propone alle/ai cittadini di spostare i conti correnti verso le banche che non investono nella guerra. Il disegno di legge governativo, già approvato in Senato, svuota la legge per calare una coltre di opacità sull’industria delle armi italiana.

Lo svuotamento della legge 185/90 si configura come un importante tassello nel programma UE, abbracciato con decisione dal governo Meloni, che ha tra le sue parole chiave “economia di guerra” o “si vis pacem para bellum”.

La storia del secolo scorso ci ha insegnato che le corse alle armi hanno come esito fatale la guerra, la guerra che c’è già, spietata, e che è urgente fermare. E sappiamo che “economia di guerra” significa smantellamento del welfare e aumento della disuguaglianza che è già ora insopportabile.

È possibile leggere gli emendamenti che la Rete pace e disarmo propone per rafforzare la legge 185/90 e firmare la petizione al Parlamento perché li faccia propri al link https://retepacedisarmo.org/petizione-basta-favori-ai-mercanti-di-armi-fermiamo-lo-svuotamento-della-legge-185-90/

Si vis pacem para pacem

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