Scendiamo in piazza per Lorenzo e contro l’alternanza scuola-lavoro

Lorenzo Parelli è morto la scorsa settimana. A 18 anni. Era nel cantiere di un’azienda metalmeccanica e si trovava lì perché era il suo ultimo giorno di stage di alternanza scuola-lavoro. Era lì a morire perché mandato dalla scuola che frequentava, un CFP, una di quelle scuole private che ricevono finanziamenti dalle Regioni per attuare percorsi di formazione professionale.

Il Ministro della Pubblica Istruzione, Patrizio Bianchi, ha dichiarato che “incidenti come questo sono inaccettabili”. Ma la scuola statale pubblica italiana ha posto l’obbligo di percorsi analoghi in tutto il sistema di istruzione nazionale. Sono i percorsi di PCTO. E, obbligati a questa esperienza, altri studenti hanno subito incidenti, anche molto gravi.

Nessuno, però, ha voluto mettere in discussione questa imposizione. Un’imposizione che toglie studentesse e studenti ancora minorenni allo studio per mandarli a lavorare, senza retribuzione, spesso senza neppure il rimborso delle spese che devono sostenere per raggiungere i luoghi degli stage. I giovani, così, avrebbero migliori opportunità di impiego – è la retorica con cui si giustifica l’esistenza dei “Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento” – e sarebbero meglio preparati per entrare nel mondo del lavoro. Il Ministro pensa addirittura che già alle scuole medie si debbano introdurre percorsi di tutoraggio per orientare le giovani “leve del futuro” alla professione.

Contemporaneamente, nel paese, lavoratrici e lavoratori subiscono la prepotenza di fondi di investimento e aziende multinazionali, che chiudono, licenziano e delocalizzano. Ma, in quel caso, si dichiara che non è possibile fare nulla per impedire la libertà d’impresa, non si può impedire a una società di cambiare sede di attività – così la viceministra Todde, per difendere la legge contro le delocalizzazioni in discussione in Parlamento, che non pone nessun ostacolo alla pratica predatoria dei colossi che ormai dominano i mercati, lasciano a casa i lavoratori dove questi hanno ancora dei diritti, per andare a sfruttare quelli dei paesi in cui non ce ne sono.

Intanto nella scuola pubblica italiana si vuole introdurre un’altra novità: l’insegnamento delle soft skills, “abilità non cognitive”, tra cui la flessibilità e la proattività.

Noi, invece, difendiamo la Scuola della Repubblica fondata sul lavoro, che si prodiga per garantire “l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”, per garantire alle figlie e ai figli di tutte e tutti di essere sovrani.

A Lorenzo è stato tolto questo diritto, è stata tolta la vita. Una tragedia così grave e tanto ingiusta non può finire nel silenzio. Per questo Una Città in Comune sostiene con forza la mobilitazione delle studentesse e dagli studenti e lo sciopero indetto dai Cobas per il venerdi 28 gennaio, che si terranno in molte piazze d’Italia. A Pisa saremo con loro davanti alla prefettura in Piazza Mazzini, a partire dalle 10.00. Mentre il nostro gruppo consiliare presenterà una mozione in consiglio comunale.

Una città in comune

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