Scuola, è emergenza aule. Ultima chiamata per le istituzioni

“Come ha dimostrato, tra il tripudio generale, la nostra Nazionale di calcio, soltanto formando una squadra in cui il Noi viene prima dell’Io, si potrà affrontare il difficile orizzonte che ci attende e a cui siamo chiamati”. Sono queste le parole con cui si chiude la nota sull’avvio dell’anno scolastico del 22 luglio inviata ai dirigenti scolastici dal capo dipartimento del MIUR Stefano Versari.

Ancora una volta dal Ministero arrivano parole enfatiche e sentimentali mescolate a tentativi di instillare senso di colpa e inadeguatezza (i docenti non sono ancora tutti vaccinati) in chi tutti i giorni è al lavoro per far funzionare la scuola pubblica, senza che vi sia un serio di programma di reperimento e stanziamento delle risorse necessarie.

Vaccinazione o non vaccinazione, dal 15 settembre nelle aule il distanziamento sarà ancora necessario ma non c’è traccia né di una revisione dei parametri di formazione delle classi, per superare le classi pollaio, né di interventi sull’edilizia scolastica per avere spazi adeguati. A settembre quindi, come l’anno scorso, si tornerà alla didattica a distanza in numerosi casi, come è accaduto nell’anno appena trascorso anche nei periodi in cui la didattica in presenza era consentita. E non solo nei licei Dini e Buonarroti, i cui genitori stanno manifestando la loro preoccupazione con la petizione disponibile a questo link.

Se dal Governo arrivano al mondo della scuola messaggi retorici e vuoti, è da parte della Provincia, che ha la responsabilità degli edifici scolastici per le scuole di secondo grado, che ci aspettiamo un segnale concreto, affinché, in sinergia col Comune, si proceda con la massima urgenza al censimento e al reperimento di tutti gli spazi disponibili in città, nonché al loro adeguamento per ospitare le classi in presenza e in sicurezza: gli spazi della dismessa biblioteca provinciale, il complesso di Santa Croce in Fossabanda, l’ex asilo Coccapani, l’ex biblioteca comunale in Piazza XX Settembre, gli Arsenali repubblicani, parti dei Vecchi Macelli, etc. Alcuni di questi spazi, l’anno scorso, sono stati offerti dal Comune di Pisa all’Università affinché riprendesse le lezioni in presenza. Ora lo stesso impegno è necessario per le scuole di secondo grado, settore formativo non certo di minore importanza per il diritto allo studio delle ragazze e dei ragazzi, e per il tessuto sociale ed economico del nostro territorio. Rinnoviamo quindi, dopo un anno dalla nostra prima interpellanza, una pressante richiesta affinché non accada che studentesse e studenti pisani siano costretti a casa con la DAD mentre molti edifici in città restano vuoti e inutilizzati.

Se vogliamo prendere l’esempio della nazionale non come vuota retorica per nascondere il nulla ma come esempio virtuoso, teniamo presente che dietro lo spirito di squadra c’è un allenatore che sa fare il suo mestiere.

Una città in comune

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