Scuola Normale: mozione ispirata al dettato Costituzionale. Strumentali le accuse da parte di chi sostiene le politiche di guerra

Come noto, martedì 26 marzo il Senato accademico della Scuola Normale ha approvato un documento in cui, fra l’altro, si domanda al MAECI di “riconsiderare” il bando scientifico per la cooperazione Italia-Israele (già oggetto di critiche per il rischio di sviluppare tecnologie dual use civile-militare, compresa una petizione firmata da più di 2000 accademici). La mozione della Normale è emersa a seguito di un percorso molto meditato, sollecitato dall’assemblea plenaria delle studentesse e degli studenti, i quali per alcuni giorni avevano anche scioperato. Nella mozione, la Normale sottolinea la necessità di ispirare le attività di ricerca e insegnamento al rispetto dell’Articolo 11 della Costituzione, impegnandosi alla massima cautela negli accordi istituzionali che potrebbero sviluppare “tecnologie utilizzabili per scopi militari e alla messa in atto di forme di oppressione, discriminazione o aggressione a danno della popolazione civile, come avviene in questo momento nella striscia di Gaza”. Alla luce di questi principi, la SNS ha chiesto al Ministero di riconsiderare il Bando Scientifico 2024, da cui anche l’Università di Torino ha preso esplicitamente le distanze.

La posizione della Scuola Normale è una richiesta di grande responsabilità, rivolta sia al Governo che all’accademia italiana, di interrogarsi sugli esiti e gli utilizzi della propria ricerca, evitando di contribuire con il proprio sapere a fornire gli strumenti per azioni di guerra quali il massacro di civili palestinesi inermi perpetrato dal governo israeliano. Fra i molti, violenti attacchi ricevuti dalla Scuola per questa importante risoluzione, ci preoccupa particolarmente quello dell’Associazione Amici della Scuola Normale Superiore, che ha dichiarato “sconcerto” e richiamato duramente il Senato accademico. Ma sconcertante è piuttosto che le libere decisioni dell’università possano essere delegittimate a mezzo stampa da un’associazione esterna ma tutt’altro che disinteressata. Degli Amici della Normale fanno infatti parte tanto il direttore e vicedirettore della Scuola quanto soprattutto molti personaggi di peso del mondo industriale e aziendale, fra cui il presidente di Tim uscente Salvatore Rossi, o Enrico Tommaso Cucchiani, già consigliere del Weizmann Institute of Science Israeliano; ma anche l’ex capo di gabinetto di Maria Elena Boschi e figure chiave di Intesa Sanpaolo (questa, peraltro, fra i soci dell’Associazione insieme a numerose altre banche e istituti). È inaccettabile, grave e pericoloso che il mondo delle banche e delle aziende intervenga aggressivamente sulle mozioni di un’università pubblica, sfruttando il nome di un’associazione di ‘Amici’ che, da statuto, vuole “sviluppare un collegamento permanente tra il mondo economico e imprenditoriale e la Scuola Normale”. Se questo collegamento significa cercare di sovradeterminare le decisioni dell’università, noi continuiamo a rivendicare un’accademia libera e non compromessa con guerre e genocidi, e applaudiamo alla mozione della Scuola Normale, che riconosce la responsabilità storica di rifiutare la ricerca al servizio della guerra e che non si farà certo intimidire da tentativi esterni e interessati di delegittimazione.

Una città in comune

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