Sel e la sinistra no-dem verso la rottura col Pd

REPUBBLICA FIRENZE Pagina: I-IX

Sel e la sinistra no-dem verso la rottura col Pd

DIVORZIO. Né Sel né il Pdpronunciano la parola. Nessuno vuol prendersi per il momento la responsabilità. Ma la rottura, anche se non ufficializzata, è già nei fatti. E sia tra i vendoliani che tra i dem si dà ormai per celebrato. Per cinque anni Sel ha sostenuto il governo regionale toscano di Enrico Rossi, per i prossimi cinque però ognuno per la sua strada. Il Pd renziano alla conquista della guida in solitaria della Regione con ancora Enrico Rossi, Sel e il resto della sinistra no-dem, compreso il raggruppamento delle liste civiche di sinistra, alla ricerca dell’effetto Tsipras importato fin dentro la Toscana.

IL PARTITO a vocazione maggioritaria è un partito che mette al primo punto i programmi», dice il segretario regionale renziano Dario Parrini. Ben sapendo che proprio i programmi si sono rivelati in questi anni un terreno minato: il piano dei rifiuti, il Pit con la previsione della nuova pista di Peretola e la fusione societaria che a Pisa ha convinto alle dimissioni l’assessore vendoliano Dario Danti, l’autostrada Tirrenica per la quale il governatore Rossi si è detto pronto perfino a’sdraiarsí , la stessa riorganizzazione sanitaria appena messa in c antiere sono stati e sono ancora motivi di scontro a sinistra. E il Pd renziano non farà sconti di sorta: «Se intesa sarà non potrà che essere vera, non pasticciata», avverte il segretario dem Parrini. Come dire, Sel accetti tutti quanti i nostri programmi oppure arrivederci. Prendere o lasciare.
E Sel ha già deciso di lasciare. «Per noi ivendoliani sono ormai una zavorra, senza di loro potremo correre più in fretta senza perdere tempo in estenuanti mediazioni», si commenta nelle stanze di via Forlanini, sede regionale dem. E specularmente altrettanto sull’altra sponda: «Troppe cose ci dividono ormai dal Pd, scelte di governo e di visione politica», si riflette tra i vendoliani. Tanto che perfino l’ala’governativá delcoordinatore Giuseppe Brogi si sente oggi più vicina alle ragioni della sinistra che-non-chiede-sconti di Tommaso Grassi e Mauro Romanelli. E formalità a parte, già si lavora al nuovo progetto. Quello di un polo di sinistra a quattro gambe: Sel, lista Tsipras c he si ègià m isur ataalle europee, liste civiche di sinistra che si presenteranno a Firenze giusto domani sotto le insegne di ‘Buongiorno Toscana’ (un nome che riecheggia la lista
‘BuongiornoLivornó elostrappo col Pd livornese che ha portato all’elezione del sindaco Cinque Stelle Filippo Nogarin) e anche quel che rimane di Rifondazione comunista.
E’ il progetto – e la suggestione – della riunificazione del mondo non-Pd. E più ancora lafiduciosaattesache ilvento di Tsipras gonfi finalmente le vele anche alla sinistra toscana: «Non chiamateci però polo Tsipras», è la richiesta che arriva da Sel. «Quel nome potrebbedare ilsenso diuna sinistra che rinchiude nella nicchia dell’opposizione, ma noi vogliamo invece dar vita ad un polo che sfidi apertamente il Pd sul terreno del governo», si spiega. Magari, sperano i vendoliani, con un candidato governatore con una storia Pd alle spalle. Non per forza il pisano Danti, anche se oggi apparegiocoforzacomeuno dei papabili. Ma Rifondazione? Messa fuori dalla maggioranza da Rossi circa un anno fa, non appare come una forza di resistenza più che di governo?
Sono domande che si scontrano comunque con la logica dei numeri. La nuova legge elettorale toscana, varata in piena eradel’PattodelNazarenó ,sulla base di un patto Pd-Forza Italia, non lascia scampo ai voli pindarici: se le quattro formazioni saranno semplicemente alleate dovranno superare lo sbarramento del 10%. Una scommessa a dir poco temeraria per il polo della sinistra no-dem. Meglio invece, dal punto di vista matematico, se si presenteranno tutti quanti con una lista unica: in questo caso la legge toscana prevede una soglia di minima del 5%. Per il momento almeno, visto che il prossimo 24 del mese il consiglio regionale dovrà discutere della modifica proposta trasversalmente da forze di maggioranza e d’opposizione che prevede il 3% come soglia unica.

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