Selfie dopo seffie Matteo vuole le città «Faremo tripletta»

giovedì
31 maggio 2018
Testata:
TIRRENO
Pagina:
5

PISA

Drin Drin. Si illumina cinque, dieci volte lo schermo dello smartphone. Ma lui s’è messo qui, sotto il sole che cuoce e ribolle, a un passo da una giostra del mercato di Pisa, e potrebbe essere chiunque a cercarlo, perfino Mattarella. Statene certi, nulla e nessuno potrebbe scollare Matteo Salvini dai selfie. Il capo del Carroccio ormai è di nuovo in modalità ruspa, foto dopo foto scava di voto in voto. Sa che chi s’è messo in fila condividerà sui social, mostrerà ad amici e parenti quanto è pop il sovranista italiano. L venuta Maria che con il capo del Carroccio festeggiail compleanno, la Sandra che dice «ma quant’è bello dal vivo», Antonia con i bimbi, Alberto che gli chiede «leva la Fornero», qualche omaccione che insulta il presidente della Repubblica.

Il format, dalla Torre alla Rocca Malaspina, è sempre lo stesso: 10 minuti di comizio, 30 di autoscatti. «Qualcuno vuole fare una fóto? – grida dal palco – Alóra, ordinati, preparate il telefonino». Cottarelli, il governo politico, Di Maio che riapre. Poco importa. Il sovranista di governo s’è rimesso la camicia del leghista di piazza.

Che poi non è che la mattinata inizi col turbo. Ai piedi del camioncino verde e azzurro, riempito di messaggi tipo “No moschea” lo aspettano 200-250 persone. «Oh, ma che scrivete che c’era poca gente? No eh, è una giornata di lavoro», si preoccupano le truppe locali. Salvini arriva al mercato di via Paparelli alle 9.30, la voce ancora roca e il viso un pizzico stropicciato dal sonno, si rifugia dentro un furgoncino. «E Giorgetti, è Giorgetti», s’òde una voce. «Siena, Pisa, Massa, voglio la tripletta, liberiamole», sfodera il celodurismo due ore dopo dal palco a Massa, manco a dirlo, fra un selfie e l’altro. Ma altro che tour toscano al fianco dei candidati sindaci, la testa è smarrita negli affari romani. La passeggiata fra le bancarelle un copione già scritto. Al fian co Michele Conti, exAn folgorato sulla via Padana, poi i fedelissimi, Susanna Ceccardi ed Edoardo Ziello, che già sembrano sindaci ombra del futuribile sindaco del centrodestra. Sono loro a suggerire e sussurrare alle orecchie di Matteo che il mercato di Pisa «s’è riempito dei rom sgomberati a Cascina» e che in città il Comune «di sinistra» finanzia i campi con 270 mila euro. E Matteo Le Pen, fra un selfie e un altro, un frizzo e un lazzo su Renzi, distribuisce volantini, lan cia la domenica dei gazebo per la raccolta firme «per una legge per l’ elezione diretta del capo dello Stato, che se tanto decide tutto lui almeno ce lo scegliamo noi» e ogni tanto si ferma e chiede. «Ueh, qui quant’è che danno agli zingari? Dai, un applauso al candidato sindaco, mi raccomando fai un po’ di pulizia a Pisa. Intanto oggi un primo risultato lo abbiamo portato, non se ne vede uno». «Matteo, vogliamo un governo votato da noi!». «Anch’io, ma hashtag #chiedeteaMattarella», risponde lui. «Matteo, sono una napoletana, ti adoro, e pure la Isoardi», si fa sotto una signora. E i giornalisti lì, costretti all’ingresso come in punizione ad agognare sta mezza dichiarazione. Tutti pronti a chiedergli della Ceccardi pasionaria e vichinga che ha lanciato l’idea di un’alleanza con i 5 Stelle, alle politiche e pure ai ballottaggi per le comunali. «Una cosa per volta, prima facciamo il primo turno poi pensiamo ai ballottaggi», confida a Massa. Mezza base sui social mugugna per il ruggito della sindaca, il segretario regionale Manuel Vescovi frena: «Decide Matteo, ma nei Comuni l’unità è nel centrodestra». I sindaci invece, a quell’idea, un pensierino ce lo fanno. «Avevo detto niente diktat», sbotta d’impulso Conti sfogliando il Tirreno. Ma poi: « Io dico: possibile. Alcuni 5 Stelle li conosco, sono bravi, stimo l’architetto Alessandro Tolaini». «Dal 12 giugno sono pronto a mettermi al tavolo», dirà due ore dopo Francesco Persiani, avvocato e candidato sindaco massese. Sia quel che sia, Matteo ha pensieri affollati: alleanze, ritorno al voto, un reload del governo contrattuale che eviti urne balneari, il suo tour lungo la costa, dalla Toscana alla Liguria, sembra una meticolosa strategia per uscire dall’angolo. Di Maio chiede di riaprire le trattative? «Non siamo al mercato. Abbiamo rinunciato a ministri e poltrone, sia Mattarella a dire come se ne esce». Al voto però meglio non andare il29luglio, ché il Nord è tutto in vacanza e c’è il rischio di veder evaporare sotto l’ombrellone i sondaggi rampanti. Andare con chi? «Con chi sostiene il nostro programma del cambiamento, ma chi dice signor sì padrone a Bruxelles non può essere alleato della Lega», dice a Pisa. Cambiamento, parola magica. L’apriscatole gialloverde, un fossato col Cav. Ma dice che «sì, l’ho sentito». A Massa un altro passetto: «I 5 Stelle? Gente seria». A Savona – un nome un destino – riemerge il «governo politico, ma con la squadra già presentata». A Sestri è lui amettere all’angolo Gigi: «Posso andare anche da solo». Per il resto in piazza Garibaldi, a Massa, blindata per lo spettro di scontri e proteste, non è che il format muti di molto. Turbosovranismo («Prima gli italiani poi il resto del mondo). Anche se qui ci sono mille persone: «Tre anni fa non c’era questa marea, ma c’erano 50 sfigati dei centri sociali». Poi selfie, selfie selfie. Interrotti solo da una pioggia dispettosa. Lui corre sotto una tettoia. I cronisti di nuovo in ansante attesa, Matteo spietato: «Eh no, manca una signora, dov’è quella signora. Venga, facciamo la foto».

Condividi questo articolo

Lascia un commento