Senza una fissa dimora, non senza diritti!

Con questo appello ci rivolgiamo al Consiglio Comunale di Pisa e al Sindaco affinché l’iscrizione all’anagrafe venga garantita ai richiedenti, evitando di frapporre ogni genere di ostacolo al riconoscimento di tale diritto.

Riteniamo che l’iscrizione anagrafica sia un diritto della persona che vive in un determinato territorio, ed è un dovere dell’amministrazione comunale garantirlo. Abbiamo deciso di promuovere questo appello e abbiamo trovato in breve tempo numerose sottoscrizioni, sia tra gli “addetti ai lavori” sia tra semplici cittadini. Tante le firme che provengono dal mondo universitario e dall’associazionismo. Questo dimostra che, pur trattandosi di una questione tecnica, la residenza anagrafica non viene ritenuta importante solo da chi lavora nei servizi sociali e in generale nelle tematiche inerenti ai diritti di cittadinanza, al contrario esiste una vasta e variegata porzione di cittadinanza convinta del fatto che rifiutare l’iscrizione, soprattutto se ciò è legato alle condizioni personali o sociali della persona, sia un comportamento illegittimo, adottato in violazione dei basilari principi della convivenza civile e dalla Carta costituzionale.

L’ufficio anagrafe del Comune di Pisa utilizza da tempo una modalità d’iscrizioni anagrafiche non consona alla legge e spesso caratterizzata da una certa discrezionalità ed è per questo che abbiamo promosso l’appello. Infatti, ciò significa che ad oggi la modalità non è pubblica, ma questo rende sempre più complessa la fruizione di un vero e proprio diritto dell’individuo, perché dalla possibilità di iscriversi all’anagrafe deriva la possibilità di accedere ad una serie di fondamentali ulteriori diritti di estrema importanza.

Inoltre, non avere un’anagrafe che dia la vera misura delle persone che vivono in un territorio significa privarsi di uno strumento insostituibile per poter conoscere la reale popolazione residente e quindi esercitare un’efficace attività amministrativa.
Non si può cioè subordinare l’iscrizione anagrafica della persona alle sue condizioni di vita, al suo reddito, al suo lavoro, al tipo di alloggio di cui dispone. Anzi, proprio perché il compito dell’anagrafe è registrare fedelmente le persone che vivono in un determinato territorio, anche un “senza tetto” che sia stanziale in un Comune ha il diritto di vedersi registrato come residente.

Ci auguriamo che questo appello stimoli un dibattito pubblico e contribuisca a portare la discussione dentro al Consiglio Comunale, per rispondere in modo adeguato a chi richiede l’iscrizione anagrafica e per affrontare le esigenze di organizzazione e gestione amministrativa del territorio in cui tutti noi viviamo.

 

APPELLO PER GARANTIRE IL DIRITTO ALLA RESIDENZA

L’ufficio anagrafe del Comune di Pisa utilizza da tempo una modalità d’iscrizioni anagrafiche non consona alla legge e spesso caratterizzata da una certa discrezionalità.
Se prima esisteva un disciplinare sulle residenze di soccorso, peraltro scaduto da anni, che concedeva 15 residenze nelle sedi di alcune associazioni e cooperative impegnate in città sulle tematiche dell’inclusione sociale e del riconoscimento dei diritti di cittadinanza, ad oggi non esiste una modalità pubblica di iscrizione anagrafica nella nostra città.
Anche la possibilità, definita in base alla legge 1228/1954, di dare la residenza in via degli uffizi 1, viene concessa con una modalità non universalistica e arbitraria: il richiedente deve essere riconosciuto sul territorio dai servizi sociali tramite una dichiarazione. Si fa presente che per accedere alle prestazioni di tali servizi solo se accetta di firmare un PEI (Piano Educativo Individuale) che vincola la persona a soddisfare una serie di azioni condivise con l’assistente sociale di riferimento

Così, sempre più spesso, persone che hanno il pieno diritto di vedersi riconosciute come residenti nel nostro Comune, riportano questa situazione alle varie associazioni che si occupano dei temi dell’integrazione e della marginalità sociale.
E’ bene sottolineare che le modalità descritte sono del tutto illegittime perche vìolano palesemente la legge ordinaria e la Costituzione italiana.
Infatti, l’iscrizione all’anagrafe della popolazione residente costituisce un vero e proprio diritto dell’individuo, perché da esso deriva la possibilità di accedere ad una serie di fondamentali ulteriori diritti di estrema importanza. Si pensi, in primo luogo, alla possibilità di essere inserito nelle liste elettorali, e quindi esercitare il diritto di voto; oppure, l’essere destinatario di alcuni fondamentali servizi come quelli gestiti dai servizi sociali del proprio Comune, così come poter garantire ai propri figli un’adeguata scolarizzazione, o accedere alla graduatoria per le case popolari. Insomma, essere esclusi dall’anagrafe significa non già essere relegati al margine della società, ma essere totalmente esclusi da essa, vedendosi negati alcuni fra i principali diritti fondamentali.

Dall’altro lato, l’iscrizione all’anagrafe delle persone che vivono di fatto in un determinato territorio costituisce un compito al quale le amministrazioni comunali non possono in nessun modo sottrarsi, perché risponde a delle esigenze di organizzazione e gestione amministrativa del territorio assolutamente fondamentali.
Non avere un’anagrafe che dia la vera misura delle persone che vivono in un territorio significa privarsi di uno strumento insostituibile per poter esercitare compiti fondamentali che hanno rilevanza talora anche nazionale, oltre che essere incapaci di calibrare la quantità e la qualità dei servizi alle effettive esigenze della popolazione: quanti asili nido servono e quanto personale? Qual è la prevedibile mole di rifiuti che Comune dovrà gestire? Come organizzare e in che dimensioni il servizio di trasporto pubblico, o la viabilità? Qual è l’esigenza di alloggi di edilizia popolare prevedibile per gli anni a venire? Quanto personale serve nel settore dell’assistenza sociale? E così via. Non conoscere la reale popolazione residente significa non poter esercitare un efficace attività amministrativa.

Proprio per questa fondamentale funzione dell’anagrafe, è stato più volte chiarito che la residenza non significa e non può significare “avere una casa”, o addirittura una casa “decorosa”. Non può significare essere in carico al servizio sociale.
Non si può cioè subordinare l’iscrizione anagrafica della persona alle sue condizioni di vita, al suo reddito, al suo lavoro, al tipo di alloggio di cui dispone. Anzi, proprio perché il compito dell’anagrafe è registrare fedelmente le persone che vivono in un determinato territorio, anche un “senza tetto” che sia stanziale in un Comune ha il diritto di vedersi registrato come residente, anche se, per ipotesi, vivesse in una grotta.

Questo è stato ribadito nel corso degli anni da innumerevoli pronunce di varie autorità giudiziarie, oltre che da diverse circolari del Ministero dell’Interno, a dimostrazione di come la questione sia di importanza nazionale. Addirittura, dato il perdurare di comportamenti illegittimi quale quello che sta adottando il Comune di Pisa, il ministero dell’interno ebbe e ricordare che i Prefetti hanno il compito di intervenire e, se del caso, segnalare i comportamenti illeciti rilevati in questo ambito alla competente autorità giudiziaria (circolare n.2 del 14 gennaio 1997). Il medesimo approccio si ritrova anche in interventi recenti dello stesso Ministero (si veda ad esempio la circolare n. 1 del 14 Gennaio 2013).

In conclusione, l’iscrizione anagrafica è un diritto della persona che vive in un territorio, ed è un dovere dell’amministrazione comunale garantirlo. Rifiutare l’iscrizione, soprattutto se ciò è legato alle condizioni personali o sociali della persona è un comportamento illegittimo, adottato in violazione dei basilari principi della convivenza civile e dalla Carta costituzionale.

Ci appelliamo pertanto al Consiglio Comunale di Pisa e al Sindaco affinché l’iscrizione all’anagrafe venga garantita ai richiedenti, evitando di frapporre ogni genere di ostacolo al riconoscimento di tale diritto.

Primi firmatari:

Maria Costa (assistente sociale), Flaviana Fabbiano (assistente sociale Uepe Pisa), Maria Grazia Jajani (assistente sociale), Giovanna Di Salvo (educatrice), Cristina Solari (educatrice), Maria Rosaria La Catena (assistente sociale), Giorgia Delli Cicchi (assistente sociale), Giordano Maria (assistente sociale), Marina Bartalini (assistente sociale), Gaia Colombo (volontaria Fratelli Dell’uomo), Martina Pignatti (cooperante), Francesco Lanzo (volontario associazione bambini e bambine in movimento), Enrica Saladini (volontaria Fratelli dell’uomo), Sandra Giuntoli (volontaria Fratelli dell’uomo), Serena Leoni (cooperante), Sergio Bontempelli (cooperante), Gabriella Favati (mediatrice sociale), Cristiano Manetti (educatore professionale), Renato Petrone (operatore sociale), Riccardo Cerchiai (operatore sociale), Pierpaolo Orgiana (operatore sociale), Clara Massaro (educatrice professionale), Daniele Dalleo (educatore), Paola Rocchetti Pera (educatrice casa circondariale di Pisa), Liberata di Lorenzo (coordinatrice area pedagogica casa circondariale di Pisa), Nicola Lunetti (infermiere)

Adriano Prosperi (Professore emerito scuola normale), Paolo Barrucci (docente universitario), Matteo Novaga (docente universitario), Maurizio Cossi (docente universitario), Annamaria Rossi (docente universitario), Tiziana Noce (ricercatrice), Alessandra Maggi (Sinistra per), Agnese di Castro (ricercatrice), Andrea Pinamonti (ricercatore universitario), Monica Ruffini Castiglione (ricercatrice universitaria), Simone D’Alessandro (ricercatore universitario), Lucio Biasiorio (ricercatore universitario), Stefano Gallo (assegnista universitario), Giuseppe Marcocci (ricercatore universitario), Pier Nicola Oliva (ricercatore universitario), Maria Scermino (ricercatrice precaria), Federico Oliveri (ricercatore universitario), Stefania Bozzi (impiegata universitaria), Ornella Raffo (operatrice beni culturali), Elia De Pasquale (servizio civile biblioteca), Francesco Clemente (dottorando), Andrea Corti (dipendente universitario)

Marco Romeo (avvocato), Angela D’Angelo (avvocato), Tiziano Checcoli (avvocato), Giulia Balestri (avvocato), Andrea Callaioli (avvocato), Denise Amram (avvocato)

Rosa Chiarello (impiegata), Sandro Francesconi (impiegato), Emma Buzzigoli (precaria CNR), Guido Masotti (insegnante scuola superiore), Cinzia Bucchioni (bibliotecaria), Maria Grazia Petronio (medico), Alessio Piccioli (imprenditore), Sabrina Cicogna (impiegata), Valerio Bettini (informatico), Marco Barbato (impiegato), Martina Lombardi (medico), Luca Randazzo (insegnante), Sandro Modafferi (pensionato), Roberto Cerretini (dipendente pubblico), Laura Baldini (disoccupata), Ugo Alì (Pensionato), Daniele Conti (studente), Ivanoe Priviteria (insegnante), Marco Carta (medico), Landa Stiaffini (pensionata), Mirella Vannetti (pensionata), Alessandro Santoro (agronomo), Antonella Pochini (operaia), Matilde Galluzzi (casalinga), Alessandro Carrita (insegnante), Riccardo Mariani (ingegnere), Sonia Bartolotto (dipendente pubblico), Luisa Bertoli (pensionata), Tiziana Nadalutti (analista ambientale), Chiara Criscuoli (libera professionista), Clelia Bargagli Stoffi (veterinario), Maurizio Meliani (disoccupato), Antonella Andreoni (impiegata), Tommaso Piccioli (dipendente pubblico), Giusi Lauro (pensionato), Francesca Gabriellini (lavoratrice a progetto), Francesco Biagi (dottorando), Luisa Rappazzo (impiegata), Marcello Cella (giornalista), Rosalba Zangari (insegnante), Roberto Sirtori (pensionato), Marcello Ferrari (operaio), Sabrina Olmi (infermiera), Elettra Franzoni (disoccupata), Andrea Franzoni (disoccupato), Michele Girlanda (insegnante), Domenico Veneziano (geologo), Fausto Pascali (agente di commercio), Ugo Zanelli (impiegato), Simona Di Gregorio (biologa), Paola Bigongiari (infermiera), Maurizio Berni (impiegato), Mamadou Diop (Senegal Solidarietà), Dia Papa Demba (Senegal Solidarietà), Diop Mbaye (Cas.to), Giulio Di Graziano (volontario Ingegneria senza frontiere), Marco Ricci (consulente), Francesco Tognarini (ingegnere), Virgilio Barachini (Unione Inquilini di Pisa), Lucetta Orsilli (pensionata), Grazia Paolicchi (impiegata), Alberto Madrigali (vigile urbano), Luciano Turini (pensionato), Maria Grazia Moretti (pensionata), Alessio Madrigali (studente), Cinzia Turini (impiegata), Adriano Zaccagnini (pensionato), Giovanni Bruno (insegnante), Daniele Iannello (studente), Guido Cerbai (pensionato), Massimo Buzzo (impiegato), Leila D’angelo (insegnante), Matteo Berni (studente)

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