Sfratti e minori: inviata segnalazione al Garante nazionale per i diritti dell’infanzia per la condotta del Comune di Pisa

Dopo le nostre ripetute denunce e le richieste di intervento, costantenemente ignorate da questa amministrazione, nella giornata di oggi abbiamo inviato al Garante nazionale per i diritti dell’infanzia una segnalazione sulla grave situazione in cui si trovano decine e decine di minori nella nostra città, le cui famiglie hanno subito uno sfratto per finita locazione o per morosità incolpevole.

Ricordiamo che nel Comune di Pisa le richieste dell’uso della forza pubblica per l’esecuzione degli sfratti riguardano più di 140 famiglie, la maggior parte con minori. A fronte di questi numeri, l’amministrazione comunale ha messo a disposizione appena 16 alloggi per l’emergenza abitativa ( di cui 12 già occupati), e molte delle famiglie che hanno subito lo sfratto dal gennaio 2022 e sono rimaste prive di alloggio, sono state sistemate in albergo. Tutto questo nonostante il Comune di Pisa abbia a disposizione decine di alloggi pubblici vuoti.

I dati delle famiglie in albergazione sono drammatici: al 30 agosto 2022 sono ospitati negli alberghi della città 19 persone sole e 25 famiglie, per un totale di 128 persone, di queste 60 sono minori.

Noi abbiamo interessato il Garante perchè riteniamo che questa condizione sia una violazione sistematica di tutte le norme a tutela dei diritti dell’infanzia, a partire dalla Convenzione Internazionale dei Diritti del Fanciullo che impone di mettere al centro i e le minori ed il loro superiore interesse in tutte le scelte politiche delle istituzioni. L’esecuzione dello sfratto infatti, costituisce per il minore un trauma lesivo della propria integrità psico-fisica soprattutto se, come accade nel Comune di Pisa, esso avviene senza un un progetto di supporto dei servizi sociali.

In questi mesi, una volta eseguito lo sfratto, il minore è costretto a recarsi presso la sede della Società della Salute insieme al proprio nucleo familiare senza conoscere la soluzione abitativa che gli verrà riservata e che nel 90% dei casi è l’albergazione in coabitazione che spesso dura non meno di 12-18 mesi. Da quel momento i bambini e le bambine sono obbligati a vivere in un unico locale assieme alle proprie famiglie (o in coabitazione con altre famiglie) senza disporre delle condizioni adeguate per poter studiare, riposare e trascorrere il proprio tempo libero. Oltre a questo, la condizione di precarietà abitativa non permette alcun radicamento sociale ed è di pregiudizio alla frequentazione della scuola e dei luoghi di socialità. Se si pensa che l’attuale condizione di privazione interviene dopo gli anni di isolamento dei minori per effetto della pandemia, si ha l’idea della gravità del danno perpetrato.

Negli ultimi giorni grazie ai sindacati degli inquilini sono stati segnalati al Servizio Sociale della Società della Salute di Pisa alcuni episodi emblematici che confermano una situazione insostenibile: un nucleo familiare di cinque persone con tre minori costretti a dormire in auto; un nucleo familiare con due minori che vive in una roulotte; madre e figlia sfrattati e costretti a vivere in coabitazione con un uomo. Casi limite che si vanno ad aggiungere a quelli “ordinari” in cui – come già detto – i minori sono costretti a vivere in una camera senza scrivania, utilizzando gli spazi comuni con altre famiglie.

Riteniamo che una condizione abitativa così precaria comporti privazioni gravissime che incidono in maniera drammatica sulla crescita e sull’equilibrio dei bambini e delle bambine. Se è vero che la povertà educativa è intesa come “l’impossibilità per i minori di apprendere, sperimentare, sviluppare e far fiorire liberamente capacità, talenti e aspirazioni”, ci si rende conto come una condizione così umiliante sia un fattore di altissimo rischio di esclusione e di marginalizzazione.

Una città in comune
Rifondazione Comunista

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