Sgombriamo il campo da finte discussioni e ripensiamo l’economia del litorale

Adesso che non ci sono più scappatoie ci si accorge che esiste la Direttiva Bolkenstein: sono passati 16 anni da quando è stata approvata, e invece di progettare una transizione più proficua possibile si è optato per la strategia dello struzzo, confidando in una sorta di proroga infinita. Così non è ed oggi arriviamo impreparati all’appuntamento.

In questi anni si è preferito assecondare gli interessi particolari invece del bene comune: i bagni ovunque nel nostro Paese pagano canoni irrisori per le concessioni mentre i profitti sono elevatissimi. I metri di spiaggia libera disponibile diminuiscono anno dopo anno e con loro le preziose dune costiere, e andare al mare, se non si vuole pagare, può diventare in certi posti molto difficile. Anche a Pisa.

Allo stesso tempo gli stabilimenti balneari rappresentano un servizio richiesto e apprezzato e un motore economico, e quindi occasione di lavoro, di tutto rispetto: ma è importante anche chiedersi quale sia la qualità di questo lavoro. Non solo: qual è l’impatto degli stabilimenti balneari sugli ecosistemi costieri, che è necessario conservare sia per ragioni ambientali, sia per mero interesse turistico?

In questo quadro è necessario affrontare a fondo le questioni che si pongono con l’applicazione della direttiva e provare a coglierne le opportunità.

Contro la Bolkenstein ci siamo battuti realmente, a differenza di centro-destra e centro-sinistra: infatti non abbiamo mai creduto nel potere salvifico della libera concorrenza, che se non regolamentata e indirizzata può portare disastri. Crediamo però che sia necessario sgombrare il campo da finte questioni, come quella delle multinazionali pronte a comprarsi il litorale pisano: abbiamo l’esempio del bagno degli americani per il quale si è fatto un bando con criteri di qualità, e ha vinto un raggruppamento del territorio che ha garantito un servizio con ricadute positive per la comunità.

In questi 16 anni si sarebbero potuti preparare gli strumenti per affrontare la sfida e invece non abbiamo fatto niente, approfittando delle proroghe. Crediamo che le amministrazioni siano tutte colpevoli di negligenza, anche nei confronti dei balneari: gli operatori sono stati illusi di poter andare avanti come sempre, quando si sarebbe dovuto aiutarli a fare investimenti in qualità per prepararsi alle gare.

La Bolkenstein permette infatti di imporre criteri di qualità e noi proponiamo di avviare, nel poco tempo che resta, un percorso condiviso che vada in questa direzione, a partire dal fatto che le spiagge sono un bene comune con un altissimo valore non solo economico ma anche ambientale: di difesa del territorio, della biodiversità, del paesaggio, di lotta al cambiamento climatico. Un patrimonio che deve essere utilizzabile e che può dare ricchezza direttamente e indirettamente a tutta la comunità, ora e nel futuro.

Proponiamo di prendere ad esempio esperienze già in atto sia sul nostro litorale sia nella Versilia, ma anche nel resto d’Europa: esperienze che dimostrano come si possa fare economia rispettando il lavoro e l’ambiente.

Chiediamo di garantire che il 50% delle spiagge sia ad accesso libero, che si realizzino azioni di conservazione e ripristino delle dune e dei loro ecosistemi, che si riducano drasticamente le costruzioni e le recinzioni anche allontanando la sosta delle auto dalla costa, che si metta al centro la tutela della dignità e della sicurezza sul lavoro. Per far questo pensiamo che sia possibile che il Comune proceda anche alla gestione diretta coinvolgendo chi tradizionalmente lavora nel settore. Per mettere a punto gli strumenti necessari per arrivare a tutto questo, in particolare i bandi di assegnazione, è necessario avviare quanto prima un’ampia discussione che coinvolga tutti i soggetti interessati: Comune e associazioni di categoria, ma anche Ente Parco, associazioni ambientaliste, sindacati, e tutte le forze sociali attive nei campi del turismo, del lavoro, della tutela ambientale, della mobilità sostenibile.

Crediamo che per dare un vero futuro all’economia del litorale questa discussione non sia più rinviabile: per un futuro fondato sul turismo di qualità, sul diritto all’accesso, sulla tutela dell’ambiente e del lavoro.

Una città in comune

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