«Sono populista e felice». L’ex piazza rossa per Salvini

sabato
23 giugno 2018
Testata:
TIRRENO
Pagina:
4

VERSO IL BALLOTTAGGIO» I TOSCANA

Crocifissi e selfie per il leader della Lega che vuole Pisa, Massa e la Regione

di Mario Neri

MASSA. PIETRASANTA e PISA Chissà, forse anche Matteo Salvini è umano. Anche l’iron ministro dell’Interno, il sorriso sempre stampato sulla bocca, candido e riflettente ad ogni selfie d’ordinanza dal palco con bolgia sullo sfondo, ogni tanto tradisce un’incertezza. Magari solo in ore placide come questa, semi crepuscolari, all’occaso di una giornata passata a surfare un cavallone di bagni di folla, applausi, abbracci, stringimani, acclamazioni in piazze che, insomma, così non si aspettava. «Quante città mi aspetto di vincere in Toscana?». Pausa, sguardo interrogativo. «Non lo dico per scaramanzia», svicola sul Ponte di Mezzo a Pisa, poco prima di sedersi a mangiare petto di pollo al carpione e maccheroncini ai datterini stracciatellati alla cena di Confcommercio, quella disertata da Enrico Rossi e che il sindaco Marco Filippeschi avrebbe voluto boicottare con vertice in prefettura. Si, proprio lui, al leader dell’onda verde rampante sulla risacca grillina sempre pronto a postare e twittare ogni sua parola o spruzzo politico, impietoso con i relativisti, «orgoglioso populista», carnivoro con i radicai chic, gli «sfigati del Pd e gli intellettualoni di sinistra» del mondo sfaccettato e annebbiato dal dubbio, qualche volta si disegna sul volto un ruga pirroniana di scetticismo. Ecco, al capo tribù leghista è successo proprio qui, nella città della Torre che tutti gli osservatori danno quasi per caduta, contagiata dal ciclone Cascina.

Ma è appunto una vagula e blandirla ombra sul viso che svanisce quando Matteo, dal realismo delle telecamere, torna fra palco e irrealtà delle folle. E allora accanto a Michele Conti, il candidato voluto da Susanna Ceccardi, recupera il repertorio più ruvido: «Chi tifo ai Mondiali? Islanda, ma anche la Spagna se si becca anche questo barcone quasi quasi», dice parlando di Lifeline, la nave che ondeggia verso il canale di Sicilia. «Macron, mi ha dato del populista lebbroso. Un signorino che ha ecceduto con lo champagne». E poi: «Dopo i Comuni, l’obiettivo è mandare a casa Rossi e prendere la Regione», aveva detto alle quattro del pomeriggio dal palco di Marina di Massa, sotto cui anche lì, anzi forse più di qui, si erano accalcate migliaia di persone.

Ma tutti ora si chiedono: sarà la Ceccardi, la zarina di Cascina, a sfidare il Pd e i “rossi” nel 2020? «Per carità», nicchia lei. «Una cosa allavolta – dice lui – non faccio nomi. Susanna è uno dei sindaci più in gamba che ha la Lega. Certo mi piacerebbe ridare speranza non solo ai pisani ma a tutti i toscani perché la gestione Rossi è una delle peggiori in Italia. Di nomi fortunatamente in Lega ne abbiamo tanti». Sotto, ad ascoltarlo, ci sono più di mille persone. Ma Salvini arriva in una piazza Carrara cinturata dai blindati della polizia per le proteste degli antagonisti, dopo aver marciato su una Toscana inattesa. «Ma quanta génte diè venuta?»

Eppure il capo del Carroccio sembra incassare anche nel fortino renzian o. E tappa dopo tappa si accende. «Matteo Matteo, guarda qua», grida una donna, Samanta Nicoli, sventolando un crocifisso e un foglio con scritto Se non vuoi il crocifisso torna al tuo Paese» manco fosse a Medjugorje. «Tranquilla, le moschee non si fanno», dice estraendo il rosario dalla tasca, e lo ripete an che a Pisa. Di solito poco incline alla battuta, Salvini si immerge nella toscanità. Riprende un supporter con la maglietta rossa: «Ueh, sei l’unico nella piazza, l’unica cosa buona di rosso è il vino». Ma poi torna a pungere, graffia, con linguaggio nudo, scabro: «Mi piacerebbe avere un sindaco che non lasci città in mano a bande di spacciatori tunisini che non vanno in giro a pestare le persone. Ma vi assicuro, con noi chi va in galera ci resta. Uno dei tunisini lo buttiamo fuori, l’altro non possiamo perché è sposato con un’italiana incinta. Non metto il becco nelle camere da letto, ma ragazze, se posso, vi dico sceglietevi un italiano». E su Savian o e gli attacchi sui rom: «Saviamno è l’ultimo dei miei problemi. I rom mi denunciano? Una medaglietta da mettere al petto. Mi danno del fascista. Non me la prendo se attaccano me ma se attaccano i miei figli mi incazzo come una vipera». Sa però che le partite toscan e non sono facili. Così invoca la ragion di governo. «Io garantisco il mio aiuto, l’esecutivo sarà accanto ai sindaci». Fuga i dubbi sulla strategia comunicativa che da giorni sembra giocare al rialzo per sancire il suo strapotere nell’alleanza e poi far saltare il banco: «Governeremo 5 anni, e i 5 Stelle sono gente seria, con cui mi trovo a mio agio». E sembra una lusinga all’elettorato, che adesso ai ballottaggi può fare la differenza: «Mi trovo a mio agio con i 5 Stelle». Elogia Di Maio per il reddito di cittadinan za, Toninelli per le scelte sulle grandi opere Come dire: votateci, siamo con voi.

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