Sono trentasei gli edifici vuoti da anni (a Pisa)

TIRRENO PISA Pagina: I

Sono trentasei gli edifici vuoti da anni

Rischio degrado per palazzi storici (Mazzarosa e Boyl) e immobili come l’ex sede delle Poste o l’ex convento in Fossabanda

di Giovanni Parlato

Palazzo Boyl, occupato dal Municipio dei Beni Comuni, sgomberato e chiuso. Il gran de affresco dell”‘Olimpo” attribuito a Annibale Marianini torna al buio. E nell’abbandono sono tornati il distretto militare, occupato e sgomerato, così come l’ex Colorificio.
Ma tanti sono gli immobili dalle imposte chiuse e dal portone sprangato a doppia mandata e niai più aperto. Quale sarà il prossimo a essere occupato? L’ex palazzo delle Poste in via Corridoni o Palazzo Mastiani in Corso Italia? L’ex Enel o gli ex Magazzini Comunali? Il palazzo dei Trovatelli o Palazzo Mazzarosa? La Mattonaia o Palazzo Feroci?
Sono 36 gli edifici vuoti. C’è solo l’imbarazzo della scelta e gli immobili che abbiamo citato sono soltanto alcuni dei 36 edifici vuoti che si trovano in città. Di questi ne sono stati censiti 31 (fra capannoni, palazzi storici e fabbricati industriali) nel novembre 2012 dalla campagna “RiutilizziAmo l’Italia” lanciata a livello nazionale dal Wwf. A Pisa, la campagna è stata raccolta da un ampio schieramento: in prima fila Progetto Rebeldia e Unione Inquilini, ma anche Legambiente e la lista studentesca “Sinistra per” fino ad associazioni culturali come Imago. Ai 31 immobili del dossier, il Municipio dei Beni Comuni ha accertato, proprio ieri, che la situazione non è cambiata e altri cinque edifici allungano la lista: Palazzo Pilo-Boyl, Palazzo Inps (via Bonaini 46), Victorine (ex casa del custode), ex convento di Santa Cro ce in Fossabanda, ex caserma di San Vito della Guardia di Finanza.
Piani di alienazione. Il dossier elaborato due anni fa presentava lo scopo della campagna, lanciava proposte e per ogni edificio, pubblicava una scheda con tanto di foto. «Vendere, vendere, vendere. ti questo l’imperativo degli enti locali per fare cassa – si legge nel dossier – tramite piani di alienazioni e valorizzazioni che, però, per la gran parte rimangono sulla carta viste le difficoltà economiche dovute alla crisi e alla stagnazione del mercato immobiliare».
Si continua a costruire. Nel dossier si mette in evidenza che nonostante questa massa di volumi abbandonati da anni, in città si aprono cantieri: «Continuano la cementificazione e la costruzione di strutture ex-novo, mentre il volume degli spazi inutilizzati raggiunge livelli allarmanti”.
La scommessa è riqualificare l’esistente. Per quale motivo questa corsa al mattone che di fatto è improduttiva? «Perché si è creduto che l’edilizia potesse rimettere in pioto l’economia quando invece il mercato è fermo», risponde Francesco Auletta, capogruppo in consiglio comunale di “Una città in comune” che aggiunge: «Basta vedere il numero dei fallimenti, i cantieri paralizzati. Oggi, come è scritto nel dossier, ancora attuale, la scommessa è di riqualificare e recuperare l’esistente perché gli immobili vuoti possono ricoprire funzioni sociali, culturali abitative: tutto quello di cui ha bisogno la città».
E fra gli oltre trenta, tra edifici e capannoni vuoti, quali sono quelli che maggiormente potrebbero rilanciare l’immagine della città ed essere utili?
«Su Lungarno ci sono due edifici nobili e storici, Palazzo Mazzarosa e Palazzo Boyl, che se riaperti potrebbero dare prestigio alla città sul fronte del turismo – risponde Francesco Auletta – e con l’ex Colori ficio purtroppo è stato chiuso un marchio storico così come è stata messa la parola fine a un’esperienza di gestione degli spazi risultata positiva per la città. Erano state organizzate attività sociali e culturali, sportive e produttive. Uno scandalo è l’ex palazzo delle Poste in via Corridoni chiuso da numerosi anni, mentre il palazzo Pampana in via Vespucci – conclude Auletta con decine di appartainenti vuoti, potrebbe essere un valido contributo all’emergenza abitativa».
Il Palazzo Mazzarosa Prini Au lia venne realizzato nel 1834. I i palazzo ha tre piani con attico arretrato e altana. All’interno vi è un ampio scalone in marmo, sul retro il Piccolo Teatro della Soffitta.
Nel 1908 Pietro Gaetano Prini, privo di discendenza, fece testamento in favore del marchese Giuseppe Mazzarosa. il palazzo èdisabitato da almeno 40 anni, abbandono che ha danneggiato affreschi e fregi. A palazzo Mazzarosa abitarono Giacomo Leopardi, Francois?Xavier de Mastre, Alphonse de Lamartine e fu sede di un importante salotto frequentato tra gli altri dalla figlia di Manzoni, Matilde Manzoni, che raccontò i suoi soggiorni pisani nel suo Journal.

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