Spazi comunali: per l’Amministrazione comunale un business per il consenso. Il caso della Città Leopolda


A seguito di una nostra interrogazione l’Assessore alla Cultura Andrea Ferrante ha comunicato al Consiglio comunale che l’Associazione Leopolda deve ancora pagare al Comune di Pisa una cifra pari a quasi 210.000 euro per l’affitto degli spazi della Leopolda: si tratta di arretrati di 7.428 euro per il 2015 e dell’intera quota per gli anni 2016 e 2017, ovvero 100.908 euro per ogni anno.

Le difficoltà dell’Associazione coordinata da Martino Alderigi sono evidenti a tutti da anni: nonostante il contributo erogato dal Comune sia salito dai 30.000 euro del 2013 agli 83.000 euro attuali, nonostante gli ulteriori fondi erogati dal Comune e altri enti pubblici su specifici progetti (da es. “Fior di città”, “Giovani Sì”, ecc.), nonostante la gran parte dell’attività dell’Associazione Leopolda si sia ormai ridotta alla gestione di uno spazio per grandi esposizioni mercato a pagamento (oltre il 50% delle ore della Leopolda storica risulta impiegato per iniziative commerciali), negli ultimi due anni l’associazione non riesce più a permettersi di corrispondere il canone di locazione, tanto che l’ultimo preventivo di bilancio prevede un rosso di oltre 7.000 euro senza neanche considerare il pagamento dell’affitto.
Nei fatti il contributo comunale alla Casa della città Leopolda, come denunciamo da anni, non è altro che la partita di giro per il pagamento del canone d’affitto. Si dimostra, quindi, ancora una volta come il bando con cui fu assegnato questo spazio è stata una grande “truffa” ai danni della città e delle associazioni che a decine operano realmente nella nostra città con il volontariato e senza fini di lucro.

Per l’amministrazione Filippeschi gli spazi comunali sono un affare di mercato per fare cassa o costruire consenso, e non quella risorsa sociale da sostenere rispettando l’autonomia e il valore sociale dell’associazionismo.

Sono anni che denunciamo come profondamente sbagliato il “Regolamento comunale per la gestione del patrimonio” del Comune di Pisa, che limita moltissimo la possibilità di abbattere il canone di locazione per gli spazi concessi alle associazioni. L’articolo 15 del Regolamento prevede che per le associazioni «potranno essere ammesse riduzioni da un minimo del 10% ad un massimo del 50% (cinquanta per cento) rispetto al canone di mercato». È evidente che queste riduzioni sono ridicole rispetto ai valori attuali di locazione: sono anni che riportiamo alla conoscenza del Comune l’esperienza di altre amministrazioni che praticano tagli effettivi.

Non abbiamo scordato quanto dichiarò nel corso del Consiglio Comunale del 25 giugno 2015 l’Assessore Andrea Serfogli: «vista anche l’esperienza di altri Comuni che hanno regolamenti diversi […] non sono del tutto indisponibile ad aprire un ragionamento politico di revisione […] del Regolamento per ragionare – previa una istruttoria tecnica dell’Ufficio Patrimonio e del Segretario Generale che ci tuteli dal punto di vista della legittimità e dell’esclusione assoluta del danno contabile – […] da un punto di vista politico c’è una disponibilità a rivedere […] per quegli immobili che vengono definiti socio-culturali un regime maggiormente favorevole».

È ora di dire basta a questa gestione indecente degli spazi comunali. Il “Regolamento comunale per la gestione del patrimonio” va modificato, al fine di praticare un abbattimento effettivo e trasparente, fino al 99% del canone di locazione con criteri oggettivi e condivisi di utilità sociale.
È l’ora che la Leopolda torni ad essere una casa per tutta la città.

 

Una città in comune
Rifondazione comunista

Condividi questo articolo

Lascia un commento