Stallette, un’altra relazione che accusa

NAZIONE PISA Pagina: 9

Stallette, un’altra relazione che accusa

SPUNTANO le tracce di nuove irregolarità nel caso ex Stallette. E tutto è ancora una volta nero su bianco nella seconda segretissima relazione firmata l’11 febbraio 2015 dal Rup Michele Aiello. Un documento che scotta, come mostrano gli ampi stralci che La Nazione, in esclusiva, è in grado di pubblicare. Un pieno atto di accusa a uffici tecnici e ditta appaltatrice (la Rota, ora in concordato preventivo) in cui sono messe in evidenza anomalie, varianti al progetto mai autorizzate e quadri economici diversi rispetto a quelli che erano stati determinanti per l’aggiudicazione dell’appalto.
NELLA relazione inviata al sindaco Filippeschi, al segretario generale Nobile, all’assessore Serfogli e all’architetto Guerrazzi, il Rup Aiello rileva che «gli elaborati del progetto esecutivo non sono firmati dai progettisti, ma dall’impresa» e che «confrontando i documenti del progetto-offerta della ditta con quelli del progetto esecutivo cambiavano i valori economici». Un cambiamento da cui il Rup si dichiara «insospettito» perché con la rilevata «diminuzione della superficie di infissi e vetri (…) si sarebbero vanificati tutti gli aspetti migliorativi dell’offerta tecnica che avevano consentito all’impresa di aggiudicarsi l’appalto». Il Rup rileva poi «omissioni, incongruenze c/o incomprensioni» e «una sorta di variante nella redazione del progetto esecutivo mai evidenziata» e «scelte carenti di approvazione tecnica da parte dell’amministrazione committente». In sostanza, la ditta a,, rebbe agito al di fuori da ogni controllo, tanto che Aiello conclude: «O l’impresa ha nascosto agli uffici che dietro il progetto esecutivo si velavano varianti che non potevano essere effettuate (e le stesse sfuggono all’attenzione degli Uffici comunali al momento dell’approvazione del progetto esecutivo), oppure gli uffici sono a conoscenza di tali varianti ignorando forse che non potevano essere effettuate». Come se non bastasse, l’impresa dopo aver vinto l’appalto, anziché realizzare soppalchi in vetro e acciaio approvati da Comune e Soprintendenza, «li trasforma in solai di cemento armato usando una molteplicità di prezzi non compresi nell’appalto». Un contratto di appalto, infine, in cui «non risulta il nominativo del professionista progettista del cemento armato di cui questo Comune – conclude Aiello – non può acquisire le certificazioni richieste dal Capitolato». Un gran pasticcio, insomma. Un pasticcio da 2.528.898 euro di soldi pubblici.

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