Stop alla logica del mattone per il quartiere di Pratale: serve una pianificazione centrata sulla qualità della vita

Tutto si ferma tranne gli affari legati al “mattone”. Come non pensarlo? Il Comune di Pisa ha rilasciato, proprio in questi giorni in cui tutto è doverosamente fermo, il permesso a costruire per il megapalazzo in via Pellizzi, da sempre osteggiato dagli abitanti del quartiere. Si tratta di 20 appartamenti al posto dei 2 esistenti, anche se la previsione urbanistica vigente evidenzia che nel quartiere l’obiettivo prioritario è la riduzione del carico urbanistico. Contemporaneamente l’amministrazione abusa della variante stadio per permettere alla CEMES la realizzazione di uno spazio commerciale nell’area ex-GEA, cioè in un’area esterna alla variante stessa.
Distanza in linea d’aria tra via Pellizzi e l’ex-GEA: circa 120 m. Così si ridisegna una parte della città, e lo si fa secondo interessi privati dei costruttori e non secondo le esigenze della cittadinanza.

Queste due operazioni non hanno nulla a che vedere con la lotta al degrado né tanto meno, come la giunta Conti vuole far credere, con la rivitalizzazione dell’economia locale. Si tratta, invece, di nuova cementificazione secondo quella visione di sviluppo che ha già causato la crisi e che ripropone il solito modello di sviluppo fallimentare. Scelte di questo tipo non tengono minimamente conto dei problemi di viabilità e, in generale, della mobilità o della qualità della vita di un quartiere già sovraccarico (per il quale, non a caso, il piano tutt’ora vigente prevede riduzioni del carico urbanistico). Quanto alle aree commerciali, in questi anni ne sono sorte già numerose, ben al di là del fabbisogno. E anche quando sono “piccole”, in realtà sono spesso gestite da grossi operatori che distruggono il tessuto dei negozi di prossimità.

Non solo: appare chiaro che la Lega non intende sviluppare una seria pianificazione della città, proprio per favorire il “partito del mattone” e della rendita immobiliare. Infatti, ha dato via libera ai due interventi senza farli passare al vaglio del nuovo Piano Strutturale, che ha cominciato il proprio iter nei mesi scorsi. Se lo avesse fatto, avremmo potuto avviare una discussione approfondita e trasparente sul futuro della città e del territorio: ma i costruttori non possono aspettare i tempi della democrazia!

Ciò di cui abbiamo bisogno non sono varianti strumentalizzate per favorire i privati, o permessi a costruire rilasciati ignorando la pianificazione. Pisa ha bisogno di una vera e profonda riqualificazione urbanistica, che metta al centro la qualità della vita e la salute della sua cittadinanza, attraverso percorsi realmente partecipativi: questo significa creare spazi sociali e verdi, ridurre il traffico per permettere di muoversi in molti modi diversi e di non ammalarsi, creare e sostenere una rete di piccolo commercio che sia accessibile per le tasche di chi vive nei quartieri.

Questa è la sfida. Ma già sappiamo che questa amministrazione – come peraltro la precedente – non è interessata a coglierla. Non a caso ha evitato accuratamente un reale confronto con i cittadini e le cittadine di via Pellizzi. Non a caso ha sempre ignorato le proposte di riutilizzo sociale dell’area ex-GEA, che pure sono il frutto di un intenso lavoro di cittadinanza attiva.

Diritti in comune: Una città in comune – Rifondazione Comunista – Pisa Possibile

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